Dopo Sabina Guzzanti e Martin Freeman il Lucca Film Festival e Europa cinema 2018 ospita Anton Corbijn, regista e fotografo olandese tra i più importanti al mondo. Nella sua carriera ha collaborato, come videomaker, con band come gli U2, Nick Cave and the Bad Seeds, Nirvana, Depeche Mode, Coldplay ed Echo and the bunnymen.
Con la sua fotocamera ha ritratto i Rolling Stones, Tom Waits, David Bowie, Patti Smith e, soprattutto, i leggendari Joy Division. Fu uno dei primi a scoprire il gruppo guidato da Ian Curtis, fotografandoli per la prima volta all’inizio degli anni ’80. A loro ha dedicato anche il suo primo lungometraggio, Control, un bio-pic che racconta la vita della band e del suo leggendario leader.
Fra le sue regie si ricordano anche La Spia – A Most Wanted man, The American e un biopic su James Dean, con Robert Pattinson e Dane Dehaan, Life.
Corbijn ha tenuto una masterclass insieme ad Alessandro Romanini, Enrico Stefanelli e Mimmo D’Alessandro, in previsione del premio alla carriera assegnatogli dal festival.
Qual è, dal suo punto di vista, la differenza fra fotografia e cinema?
Non so se avete visto Control. Molte persone credono che la mia fotografia e i miei film abbiano lo stesso “look”. Tuttavia, non mi piace fare i film in bianco e nero, per cui lo abbiamo girato a colori e poi trasformato in post-produzione. Io fotografo sempre in bianco e nero, senza usare mai la luce artificiale. In questo film, invece, abbiamo lavorato tantissimo in studio.
Prendete la casa di Ian Curtis, per esempio. In realtà, quella vera è minuscola: non ci si può filmare nulla. Persino quella è stata costruita in studio! Tuttavia, in questo film ho cercato di lavorare con la tecnica fotografica. Non ci sono grandi movimenti di macchina in Control, è un film, diciamo, a camera fissa, così come ho girato I miei primi video negli anni ’80. Ero un fotografo che provava a mettere le immagini in movimento. Soltanto tre anni dopo, poiché non avevo budget per un cameraman, ho preso io la telecamera in mano.
Può commentare il suo primi video musicali?
Hockey dei Palais Schaumburg, un gruppo tedesco, è stato il mio primo video (nel 1983). Sono immagini fisse. Ho fatto i video perché nei primi anni ’80 erano troppo importanti; molto più delle fotografie. Questo video in particolare, l’ho fatto sperando che nessuno lo vedesse! Comunque, successivamente ho capito che, data la mia grande passione per la musica, lavorare come videomaker era la mia strada. Trasformare e accompagnare il suono con delle immagini, negli anni ’80, era il futuro e nessuno lo stava facendo veramente bene…
Il secondo invece?
Il mio secondo video è stato per Dr. Mabuse, della band Propaganda, un gruppo tedesco famoso anche all’estero, poiché sotto contratto con una etichetta inglese. Per farlo mi sono ispirato a Fritz Lang e al vecchio cinema tedesco. Per l’epoca era una cosa davvero innovativa, anche se il video non era perfetto. Era semplicemente diverso. Era serio, in bianco e nero e figlio di una mia passione per l’espressionismo. Pensate che ancora non esisteva nemmeno MTV; ciononostante, tutti i video erano già pieni di lustrini e colori accesi. Come detto, io volevo lavorare in modo diverso.
Ci può dire qualcosa del video di Red guitar di David Sylvian (ex leader dei Japan) ?
Per i video di David Sylvian ci siamo ispirati a Mcbean, un geniale fotografo teatrale inglese che fu tristemente messo in prigione per la sua omosessualità. Gli chiesi di fare il video ispirandomi a una sua foto; non soltanto accettò, ma volle persino prenderne parte. Visto oggi sembra molto vecchio, ma è stato fatto trent’anni fa. È interessante però osservare come sia interamente basato su una immagine ferma. Tutto sviluppato attorno a quella fotografia di McBean. Avevamo problemi di budget, tanto che diversi pezzi di pellicole furono sviluppati male o non lo furono proprio.
Se dovesse iniziare a lavorare oggi in ambito musicale, come ha fatto trent’anni fa, quale città sceglierebbe?
Tutti vorrebbero che dicessi Lucca. Comunque, credo che non diventerei un fotografo. Cercherei di fare il pittore, anche se purtroppo non sono per niente bravo. Tuttavia mi affascinano gli artisti e cerco di lavorarci il più possibile. Mi intriga l’arte, sono sempre alla ricerca dell’avventura. Siccome so pochissimo dei film, per questo li faccio.
Tornando alla domanda: è difficile scegliere. Sai che non stai andando in vacanza, ma a cercare di lavorare. In ogni caso, il continente che più mi affascina, eccita ed interessa è l’Europa.
Che consigli darebbe ad un ragazzo che oggi si affaccia al suo mestiere?
Non credo di aver alcun consiglio. Forse uno banale: se davvero credi in te stesso, troverai il modo di realizzare i tuoi sogni. Quanto mi sono trasferito a Londra ero veramente ingenuo. Non conoscevo nulla oltre al mio piccolo paese olandese. Sapevo, tuttavia, che la musica e la fotografia erano un mondo redditizio; all’epoca ci si poteva guadagnare bene. Mi sono quindi trasferito in uno scantinato di Londra, un appartamento orribile.
Poi successe che i gruppi che avevo già fotografato cominciarono a chiedermi di fare i video. Ero pieno di rabbia, perché i video che esistevano erano orribili. Forse consiglierei proprio questo: fatevi spingere dalla rabbia, dalla delusione verso le cose che non vi piacciono. Troverete una grande motivazione .