C’è una tendenza in determinati settori della cinematografia nipponica nel voler rappresentare gli adolescenti o i giovani adulti in età scolastica come modelli di purezza assoluta, solitamente per giocare sull’effetto nostalgia esercitato sul pubblico adulto. I prodotti che condividono questa impostazione vengono definiti seishun eiga, alla lettera film sulla giovinezza, e spesso e volentieri sono frutto di una lettura erronea e forzata della realtà, e River’s Edge di Isao Yukisada e tratto dal manga di Kyōko Okazaki si sforza di rendere palese questa falsificazione, mettendo in scena un thriller dal sapore retrò in cui la supposta purezza adolescenziale altro non è che una maschera del teatro kabuki, pronta a rivelare una volta dismessa una feroce disumanità.
La narrazione corale di River’s Edge alterna le storie di Ichirō (Ryo Yoshizawa), omosessuale e vittima di bullismo da parte di Kannonzaki (Shūhei Uesugi), violento e sessualmente represso che tradisce ripetutamente Haruna (Fumi Nikaidō), unica amica di Ichirō, con Rumi (Shiori Doi), adolescente che si prostituisce per poter permettersi uno stile di vita che lo scoppio della bolla speculativa giapponese del 1991 aveva spazzato via. Le vicende del gruppo, a cui si aggiunge in un secondo momento la modella bulimica Kozue (Sumire Matsubara) e, in maniera indiretta, Kanna (Aoi Morikawa), innamorata di Ichirō e ignara dell’orientamento sessuale del ragazzo, vengono lentamente intrecciate tra di loro, unite dalla scoperta di un cadavere mummificato sulla riva di un fiume, evento che farà venire a galla i risentimenti e la vera natura dei protagonisti.
Girato in formato 4:3 per accentuare il sapore retrò della pellicola (sembra di vedere uno di quei film per la TV tipici degli anni 90), effetto accentuato anche dai colori saturi della fotografia di Kenji Maki e con elementi che trascendono il thriller e arrivano a confluire nel mockumentary, River’s Edge è una pellicola disillusa e, nonostante le interpretazioni risentano di un’impostazione tipicamente nipponica che tende a esagerare la mimica facciale e la postura fisica, crudamente realista che si propone di demolire la visione nostalgica che la società del Sol Levante ha delle generazioni più giovani, e lo fa senza concedere alcuno sconto: in River’s Edge i deboli vengono sarcasticamente rappresentati attraverso stereotipi – come la sorella mangaka di Rumi – e non sopravvivono, vengono invece fagocitati dalla violenza e dalla forza di una gioventù feroce e senza scrupoli, con una moralità quantomeno ambigua e le cui pulsioni e orientamenti non possono essere palesati a causa della rigida impostazione della società nipponica e che riescono a essere loro stessi soltanto la notte, davanti a un cadavere. River’s Edge è una pellicola che, come una macchina del tempo, utilizza il recente passato per criticare pesantemente il presente, e lo fa in maniera cruda e violenta, non concedendo allo spettatore alcuno sconto.
River’s Edge è presentato in anteprima nazionale nell’ambito del Lucca Film Festival e Europa Cinema 2018, ed è stato presentato in anteprima mondiale nella sezione Panorama dell’ultima edizione della Berlinale.
River’s Edge sarà proiettato al Lucca Film Festival e Europa Cinema 2018 alle ore 15:00 del 12 aprile presso il Cinema Centrale.