Presentato in anteprima alla scorsa Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia (qui la recensione di allora), arriva ora in DVD su distribuzione Universal Pictures Home Entertainment Cell Block 99 – Nessuno Può Fermarmi, ultima fatica cinematografica di Steve Craig Zahler, apprezzato romanziere già passato dietro la macchina da presa nel 2015 con il weird western Bone Tomahawk.
Nonostante sia soltanto al suo secondo lungometraggio, si possono già iniziare a tracciare delle linee nella narrazione di Zahler, qui anche sceneggiatore come nel caso del primo film: è sicuramente un regista che ama un’estetica eccessiva della violenza, crogiolandosi egli stesso assieme allo spettatore in ogni osso rotto e mandibola spaccata, non vergognandosi di risvegliare ogni più atavico istinto bestiale, lasciando sedimentare con gusto la macchina da presa su ogni dettaglio macabro dell’azione.
Nonostante questa poetica dell’exploitation basterebbe da sola per inserirlo fra i nuovi registi da tenere d’occhio, l’abilità di Zahler non risiede esclusivamente nella messinscena di momenti grafici, ma nella costruzione dell’attesa degli stessi, che più di ogni altro elemento interpunge le due ore abbondanti in cui si snoda Cell Block 99 – Nessuno Può Fermarmi. Il crudo scontro fisico, fine ultimo del protagonista e traguardo catartico a cui lo spettatore arriva circa a metà film (dopo un assaggio a inizio pellicola), diventa manifestazione tangibile del personale dramma di Bradley Thomas, un uomo disposto a tutto per proteggere la propria famiglia. A prestargli il volto (e il fisico) un torvo Vince Vaughn, che con questa pellicola dimostra una volta per tutte di poter reggere con grande solidità un ruolo minaccioso a dispetto della lunga carriera da attore comico.
Come in Bone Tomahawk, Zahler si propone di raccontare, con il suo linguaggio eccessivo, la discesa agli inferi di un uomo tutto sommato comune, il cui equilibrio faticosamente raggiunto subisce un crollo già all’inizio del film, quando il protagonista perde il lavoro, scopre l’infedeltà dell’amata moglie (finendo per distruggerle la macchina a mani nude, in una scena la cui forza viscerale farà da biglietto da visita per la pellicola) e si ritrova invischiato in uno scambio di droga destinato a finire male. Nonostante l’universo sembri armarsi contro di lui, l’uomo sembra volercela mettere tutta per fare la cosa giusta, finendo però per sprofondare sempre più giù, fino a ritrovarsi con una condanna a 7 anni in un inferno di cemento che è il braccio carcerario del titolo.
Mentre dei criminali senza scrupoli promettono di vendicarsi sulla moglie incinta (una sorprendente Jennifer Carpenter, la Debra Morgan di Dexter), alla montagna umana che risponde al nome di Bradley Thomas (il lavoro svolto da Vaughn sul proprio fisico è impressionante) non rimane che farsi largo nella struttura a suon di aggressioni furibonde, fino ad arrivare a fronteggiare il Warden Tuggs (un Don Johnson tanto gigionesco quanto convincente) che minaccia l’incolumità della sua famiglia.
L’originalità della pellicola di Zahler non risiede tanto nel soggetto, quanto nel modo in cui decide di portarlo sullo schermo, scegliendo di percorrere sempre la strada più esagerata, quella cioè più lontana da ogni sconto e compromesso, mettendo così in scena un dramma in cui l’introspezione propria del genere viene sostituita dalle esplosioni di violenza di Thomas, un berserk incurante del proprio destino ma disposto a tutto in nome dell’amore per chi ha lasciato fuori.
Brawl in Cell Block 99 (questo il titolo originale di Cell Block 99 – Nessuno può fermarmi) è una storia esplosiva che certo non è adatta a tutti gli stomaci, ma che rappresenta un ulteriore affinamento nel linguaggio cinematografico di Zahler e che senza dubbio alcuno farà felici i fan del grindhouse, cui consigliamo di non perdersela per nulla al mondo.