Gli anni ’80 sono tornati prepotentemente di moda e, come vi avevamo già detto in occasione dell’uscita di It, nel 2011 Super 8 (prodotto da Spielberg e diretto da Abrams) fu un vero precursore dell’ormai onnipresente citazionismo di un certo immaginario Eighties: ricevendo critiche miste ma ottenendo un successo più che discreto al botteghino (costato 50 milioni, ne incassò più di 200), pose per primo l’attenzione su quel mix di avventura, amicizia e paura che contraddistingue l’ondata nostalgica che cinema e TV stanno tutt’ora cavalcando.
GLI ALTRI ANNI ’80
Tuttavia, c’è una parte di pubblico che è stata quasi dimenticata da questo revival. Gli appassionati dell’horror splatter, degli slasher e dei così detti b-movie non avevano ancora trovato un film capace di fargli rivivere e respirare nuovamente appieno le atmosfere dei loro film preferiti. Pellicole che già all’epoca erano considerate estreme, e che poco spazio hanno avuto nell’industria cinematografica post 2000, fatta eccezione per alcuni casi isolati come la saga dedicata a Saw, il remake de La Casa uscito nel 2013 e diretto da Fede Alvarez, o il poco fortunato prequel de La Cosa.
Questa parte di pubblico abbandonata dall’industria, potrà finalmente gioire grazie a The Void, prima incursione nel genere body horror di Steven Kostanski e Jeremy Gillespie, fondatori della casa di produzione Astron-6, erede spirituale della filosofia della Troma Entertainment, che arriva ora in home video grazie a CG Entertainment.
UN ORRORE DA CUI NON SI PUÒ SCAPPARE
Durante un giro di pattuglia ai margini di un bosco in una sperduta cittadina degli Stati Uniti, l’agente Daniel Carter si trova a soccorrere un malcapitato coperto di sangue e in evidente stato di shock. L’ospedale più vicino è una struttura ricostruita dopo un terribile incendio il cui personale, di cui fa parte anche l’ex moglie del poliziotto, è ridotto all’osso e in attesa di essere riassegnato. Dall’arrivo di Carter, l’ospedale sarà assediato da una misteriosa setta che impedisce l’uscita all’esterno, mentre all’interno si inizia a consumare un orrore senza precedenti.
Nonostante lo script si presenti a un primo impatto poco innovativo, il duo canadese ha saputo creare un film in cui l’ibridazione fra i vari generi è il vero punto di forza, trascendendo anche le problematiche legate alla recitazione a tratti dilettantistica del cast.
BODY HORROR, SLASHER E LOVECRAFT
Vedendo The Void si ha l’impressione di trovarsi davanti a un vero e proprio glossario del cinema horror anni ’80, in cui le fonti di ispirazione più facilmente riconoscibili sono l’esasperato body horror del primo Cronenberg, qui portato al limite estremo, e il nostrano …E tu vivrai nel terrore! L’aldilà di Lucio Fulci, passando per classici come La Cosa di Carpenter (che abbiamo celebrato qui). Il tutto viene impreziosito da situazioni tipiche degli slasher movie e con abbondanti elementi tratti di peso dalle opere di Lovecraft. Se lo stesso nome del film richiama un concetto fondamentale nella produzione dell’autore di Providence (il Vuoto, o meglio l’Abisso, è il luogo dove dimorano gli Antichi, divinità più arcane del tempo stesso), i richiami più evidenti sembrano essere il racconto Herbert West, Rianimatore e L’ombra su Innsmouth.
Buona parte della riuscita dell’orrore nel film è altresì dovuto alla coraggiosa scelta di utilizzare effetti speciali pratici, limitando al minimo indispensabile l’utilizzo della CGI, comunque sempre fuori contesto nei pochi minuti in cui se ne è usufruito. Modelli giganti, fiumi di sangue finto ed ore e ore di sedute di trucco garantiscono un effetto di grandissimo impatto, soprattutto grazie al gioco di luci garantito dall’ottima fotografia di Samy Inayeh e dalla tensione costante innescata dall’ansiogena colonna sonora di Blitz//Berlin. The Void è un titolo assolutamente immancabile nella collezione degli amanti del genere.