Nella recensione della prima stagione di Atlanta (trovate qui il nostro articolo) avevamo già espresso grande entusiasmo non solo nei confronti della serie FX ma anche verso il suo showrunner (sceneggiatore, regista e attore protagonista) Donald Glover, evidenziando la sua poliedricità – espressa anche a livello musicale con il suo nome d’arte Childish Gambino – nel dare vita ad opere tanto incisive quanto fuori dagli schemi.
UN SUCCESSO DIETRO L’ALTRO PER DONALD GLOVER
In molti definirono il 2016 come l’anno della consacrazione definitiva di Donald Glover, e in parte così è stato: Atlanta arrivò in tv in autunno e a dicembre la pubblicazione dell’album “Awaken, My Love!” certificò l’allontanamento dell’artista dal genere rap, che lo aveva reso famoso in passato, per avvicinarsi ad atmosfere e ritmi non solo più ricercati ma anche più convincenti (è suo il singolo Redbone che si sente all’inizio di Scappa – Get Out del premio Oscar e amico Jordan Peele).
In pochi sapevano però che quella sarebbe stata solo la punta dell’iceberg, perché da quel momento in poi Glover non ha sbagliato un colpo. Il 2017 si apre con la vittoria di due Golden Globe per Miglior Serie TV Comica e Miglior Attore in una Comedy, indice di quanto gli esperti del settore abbiano apprezzato la ventata di novità portata da Atlanta. A settembre, anche gli Emmy hanno deciso di premiare il 34enne di Los Angeles riconoscendo ancora una volta le sue doti attoriali ma soprattutto la sua regia per l’episodio B.A.N., rendendolo di fatto il primo afroamericano della storia a ricevere un Oscar della TV nella categoria Outstanding Directing for a Comedy Series.
Il 2018 inizia ancora in maniera trionfale grazie alla vittoria del Grammy per la Miglior Performance R&B, che va ad aggiungersi ad un invidiabile palmarès costruito in poco più di un anno durante il quale Glover non si è fermato un secondo: ha vestito i panni di Lando Calrissian nel prequel diretto da Ron Howard Solo: A Star Wars Story (in uscita da noi il 23 maggio), ha debuttato al Saturday Night Live sia come conduttore della serata che come ospite musicale lo scorso 5 maggio e, nello stesso giorno, ha pubblicato su YouTube il nuovo singolo di Childish Gambino This Is America che in poche ore ha registrato milioni di visualizzazioni ed è rimasto per giorni nei trend topic di Twitter, grazie al video (diretto da Hiro Murai, regista di moltissime puntate di Atlanta) stracolmo di simbolismo e di denuncia nei confronti dell’America di oggi.
La seconda stagione di Atlanta ha preso vita in questo periodo di grandi successi e, sin dalla prima puntata, ha riconfermato un livello di qualità altissimo, regalando ancora una volta momenti esilaranti ma anche di riflessione.
ATLANTA ROBBIN’ SEASON: UNA STAGIONE PIÙ DRAMA CHE COMEDY
La seconda stagione di una serie TV è un po’ come il secondo album per un artista: una volta conquistato il pubblico devi convincerlo a continuare la visione, offrendo un prodotto che mantenga gli standard a cui è stato abituato (o ancor meglio, superandoli) ma che riesca a proporre idee innovative.
Con la prima stagione Atlanta si era distinta per il suo essere sperimentale e tutti si chiedevano cosa si sarebbe inventato Glover per il secondo capitolo dello show FX. I protagonisti sono sempre gli stessi: Earn (Donald Glover) sta cercando di fare del suo meglio come manager del cugino rapper Paper Boi (Brian Tyree Henry) che nel frattempo sembra aver raggiunto un discreto successo di pubblico; Darius (Lakeith Stanfield) è sempre l’amico strampalato che segue i due cugini e Van (Zazie Beetz) vorrebbe riuscire a creare una famiglia stabile con Earn e la loro figlia ma le differenze tra ciò che desiderano i due sembrano inconciliabili.
La novità della seconda stagione nasce subito dal nome: nella città di Atlanta la Robbin’ Season è quel periodo che precede le feste natalizie in cui aumentano i crimini perché tutti, anche quelli che non possono permetterselo, vogliono portare regali e felicità in famiglia. Ecco allora che la prima puntata si apre proprio con una rapina, elemento metaforico (e non) che contraddistingue il nuovo ciclo di uno show in cui tutti i protagonisti sono coinvolti in una personale e complicata ricerca della felicità.
Il fil rouge che lega i primi due episodi (tema centrale di Atlanta in questo 2018) è costituito da un perenne stato di insofferenza e insoddisfazione che accentua il lato più drama della creatura di Glover, mentre lo spazio dedicato alla commedia è affidato alle situazioni tragicomiche e talvolta surreali a cui già eravamo abituati nella prima stagione. Personaggi e circostanze sopra le righe vengono sfruttati per prendersi gioco dei classici stereotipi razzisti verso la comunità di colore, dando vita ad una critica sociale di fondo grazie all’utilizzo di un umorismo sottilissimo e pungente. Ogni episodio arriva come una doccia fredda per il pubblico, che mai come quest’anno si trova immerso in un racconto senza fronzoli o giri di parole dal realismo spiazzante.
Atlanta si conferma, già dalle prime due puntate, uno show straordinario in grado di rompere gli schemi e di diventare unico nel suo genere. Grazie ad interpretazioni solide e soprattutto ad una scrittura intelligente e accattivante, la serie è un’opera importante non solo nel panorama televisivo ma anche per la blackness che negli ultimi anni si sta facendo notare sempre di più ad Hollywood (il recente successo di Black Panther ne è un perfetto esempio). Merito anche di Donald Glover, che con il suo grande talento sta innescando una vera “rivoluzione”.
Atlanta: Robbin’ Season andrà in onda a partire dal 17 maggio su Fox Italia.