Tratto dal romanzo Your Request – My Other Mother del 2015 Mothers è il secondo lungometraggio del cineasta sudcoreano Lee Dong-Eun, presentato in concorso all’Asian Film Festival di Bologna.
UN DRAMMA FAMILIARE CHE VEDE AL CENTRO DELLA SCENA UNA VEDOVA
Hyo-Jin è una giovane donna che gestisce un doposcuola con un’amica. È rimasta vedova da due anni, vive da sola e ha un rapporto conflittuale con la propria madre. La sua vita viene rivoluzionata quando le viene affidata la custodia di Jong-Wook, il figlio sedicenne di suo marito avuto con la sua ex-moglie. Hyo-Jin e Jong-Wook si ritrovano a convivere forzatamente senza praticamente essersi mai conosciuti, con quest’ultimo che scappa spesso di casa per andare alla ricerca della propria vera madre o per tornare da Joo-Mi, la sua migliore amica.
UNA PELLICOLA CHE HA PAURA DI OSARE
Con Mothers Lee Dong-Eun gira una pellicola che va ad indagare la famiglia e, in particolare, il concetto di maternità. Nel film vengono presentati quattro rapporti madre/figlio estremamente diversi, tutti ugualmente complicati: quello tra Hyo-Jin e sua madre, tra Hyo-Jin e Jong-Wook, tra Jong-Wook e la propria madre naturale e quello tra Joo-Mi e il figlio che porta in grembo. Ognuno di questi dualismi presenta sfumature diverse che però vanno ad unirsi per creare un mosaico piuttosto uniforme.
Lee si dimostra molto sicuro dietro la macchina da presa, ma purtroppo Mothers è un film che osa pochissimo. Certo, si nota la gran delicatezza con cui vengono trattate certe situazioni (in particolare ciò che orbita attorno alla gravidanza di Joo-Mi) ma al contempo vengono sprecate moltissime occasioni per scavare nella psicologia dei protagonisti ed analizzare la loro interiorità, con momenti di introspezione strozzati sul nascere.
Tutti i personaggi risultano superficiali e la sceneggiatura è un po’ troppo accondiscendente; Lee tende giustamente a dare più rilevanza al rapporto tra Hyo-Jin e Jong-Wook ma, considerando che l’aspetto più interessante e audace di tutta la pellicola è collegato ad un personaggio secondario come Joo-Mi, questa scelta crea qualche problema a livello di scrittura.
A dirla tutta, Mothers è un lungometraggio che non ci si aspetterebbe mai di vedere in un festival perché gli manca proprio il coraggio di osare per emergere, sia per quanto riguarda il lato tecnico che per quello puramente narrativo. Non che Mothers sia un brutto film, anzi: si lascia guardare senza nessun tipo di problema e senza mai annoiare, però tende a farsi dimenticare piuttosto in fretta proprio perché non osa mai spingersi un po’ più a fondo nell’animo umano.