Un avvocato per i diritti civili eccentrico e sovrappeso, Roman J. Israel Esq. (dal titolo originale del film) è il protagonista di End of Justice – Nessuno è innocente, in sala dal 31 maggio. Scritto e diretto da Dan Gilroy è interpretato magistralmente da Denzel Washington, un ruolo che gli è valso la sua nona candidatura ai premi Oscar e l’undicesima ai Golden Globe.
Denzel Washington interpreta l’avvocato e attivista Roman J. Israel Esq.
Socio di uno studio legale che si occupa prevalentemente di cause civili, Roman J. Israel avvocato sessantenne con una prestigiosa carriera come difensore dei più deboli, per cui ha ottenuto l’onorificenza di Esquire, vede il suo mondo crollargli addosso quando il suo collega e migliore amico muore a causa di un infarto.
Roman ha trascorso tutta la sua vita a mettere in pratica gli ideali che, dagli anni settanta, sono il pilastro delle associazioni per i diritti civili negli Stati Uniti. Giustizia e uguaglianza in particolare, che difende quotidianamente attraverso l’esercizio della sua professione.Purtroppo però gli ideali che da sempre lui e il suo socio professano non portano molti guadagni allo studio legale, costretto ad essere liquidato dal giovane ed ambizioso avvocato George Pierce (Colin Farrell).
Senza più un lavoro Roman J. Israel si troverà ad un bivio, scegliere se continuare a lottare gratuitamente per i diritti civili oppure accettare di collaborare con George Pierce a casi dalla trasparenza vacillante. Pur essendo tra i massimi esperti di azioni legali di stampo civile Roman non riuscirà a trovare lavoro nelle associazioni, ma incontrerà Maya (Carmen Ejogo), una donna che crede fermamente nella giustizia e che lo riporterà al suo vivace passato da attivista.
Diviso tra la scelta di continuare ad aiutare i più deboli oppure cambiare vita e inserirsi nel prestigioso studio legale Pierce, Roman J. Israel Esq. , farà la scelta meno scontata, accettando un compromesso morale e le conseguenze che ne derivano.
Una lotta tra il bene e il male sulla bilancia della Giustizia
End of Justice – Nessuno è Innocente basa tutta la sceneggiatura sulla figura di Roman, il regista non a caso ha scelto un attore protagonista tanto prestigioso, quanto capace di adattarsi perfettamente al ruolo come Denzel Washington.
In sé la storia è piuttosto originale, il personaggio di Roman è affascinante e scritto con grande cura dei particolari, ma è la composizione generale che risente di una certa confusione in fase di stesura, che si nota nella mancanza di un legame significativo tra i tre personaggi principali e dall’assenza di un vero e proprio caso al cardiopalma, essenza di un vero legal drama.
Il regista e sceneggiatore Dan Gilroy tenta il connubio tra personaggio forte e storia altrettanto d’impatto, ma non riesce a combinare correttamente gli elementi, mettendo in scena una storia che sembra essere incompleta e che non si concentra né sul personaggio principale, né sulla storia e la morale che ne conseguono.
A descrivere il protagonista è il suo interprete che segna il tempo di tutto il film con la sua fisicità, gestualità e mimica, con il suo abbigliamento, il taglio di capelli, il suo sguardo di sfida e allo stesso tempo di paura. Un’ottima performance che segna un altro punto alla carriera di Denzel Washington, attore tra i più amati e rispettati di Hollywood.
Tuttavia il grande attore non poteva aggiungere al suo personaggio una struttura narrativa che non c’è, di Roman non si conosce nulla se non il suo passato da attivista, che emerge attraverso la musica, l’abbigliamento e qualche sporadico poster appeso nel suo bilocale di Los Angeles. Non vi sono accenni ai suoi amori, alla sua famiglia, ai suoi studi universitari, seppur vengano citati più volte, lo sceneggiatore non ha voluto inserire elementi che collegassero il protagonista ai suoi trascorsi.
Il regista concentra tutto sul presente del protagonista, non facendo emergere elementi narrativi profondi
La volontà di Gilroy è concentrarsi soltanto sulla storia presente, non facendo nemmeno vedere in volto il socio con cui Roman ha condiviso gli ideali e un’intera carriera. Il professore universitario e stimato da tutti, nonché mentore del giovane avvocato Pierce, rimane uno sconosciuto agli occhi del pubblico.
In questo punto il regista compie il suo errore maggiore, non inserendo un personaggio fondamentale, che avrebbe dato quel collegamento necessario al corretto sviluppo della storia. Si mantiene sul vago anche nei rapporti sociali di Roman, in particolare nella scrittura del personaggio di Maya, con cui intesse una relazione nebulosa, una via di mezzo tra stima e amicizia, una fugace relazione mentale. Anche il coprotagonista, George Pierce interpretato da un attore di carattere come Colin Farrell, viene relegato ad un ruolo più che secondario ma allo stesso tempo fondamentale per l’evoluzione della storia.
La regia segue l’iter della sceneggiatura, mantenendosi piuttosto neutrale, senza enfatizzare particolarmente alcuni elementi principali ma concentrandosi prevalentemente sul protagonista, analizzato dalla camera da testa a piedi. End of Justice – Nessuno è Innocente manca degli elementi fondamentali per essere considerato adeguatamente all’interpretazione del protagonista, si mantiene sulla media di un legal drama dalla struttura narrativa fatiscente, ma va premiato per l’originalità del personaggio di Roman J. Israel, una figura alternativa al panorama degli avvocati cinematografici che sembrano fatti con lo stampino, in completo Armani e mocassini italiani.
Una chiave di lettura che il regista inserisce in una scena in particolare e che se sviluppata in maniera adeguata avrebbe potuto elevarlo ad un prodotto filmico qualitativamente più alto. Da vedere per l’interpretazione di Denzel Washington e per la morale, tutta americana, del concetto di giustizia terrena e divina.