The Decaying è il folgorante debutto del regista filippino Sonny Calvento, che in passato ha lavorato soprattutto come sceneggiatore televisivo. La pellicola ha ricevuto la menzione speciale della giuria per la sezione Newcomers (assieme a In Your Dreams dell’hongkonghese Tam Wai-Ching) dell’Asian Film Festival di Bologna.
UN THRILLER ISPIRATO AD UNA STORIA VERA
Il film è tratto da una storia realmente accaduta nelle Filippine nei primi anni 2000: racconta la vicenda di Jason (Billy Ray Gallion), un cittadino americano sposato con una donna filippina, da cui ha avuto tre figli, di nome Luna. Ingrid (Gina Alajar), cugina di Luna, si insospettisce a causa dello strano comportamento di Jason (che si rifiuta di farle vedere la parente dopo l’ennesima lite) e comincia ad indagare, assieme al marito e ai figli, sull’accaduto. Il quadro che si delinea è chiaro nella testa degli abitanti del villaggio: Jason ha ucciso Luna e ora progetta di scappare negli Stati Uniti assieme ai figli. Tutti vogliono impedirlo ma non hanno le prove per incastrare l’uomo né possono essere certi dell’accaduto, con la polizia del luogo che si disinteressa troppo presto del caso.
UNA PROVA DI GRANDE MATURITÀ PER UN ESORDIENTE
The Decaying è un thriller che sbalordisce per la grande maturità messa in campo dall’esordiente Calvento, il quale ha dimostrato che non tutti i lungometraggi provenienti dalle Filippine che partecipano ai festival devono per forza imitare lo stile cinematografico di Lav Diaz. Calvento approccia il genere con un taglio innovativo, quasi documentaristico, che mira ad immergere lo spettatore nelle dinamiche sociali del villaggio in cui è ambientata la storia e a renderlo partecipe delle indagini portate avanti da Ingrid e dalla sua famiglia. Ad essere centrali nell’opera non sono però l’indagine o i risvolti politici della vicenda bensì il costante clima di sospetto che si viene a creare tra i protagonisti, seguiti continuamente dalla macchina da presa che ne registra le emozioni, le insinuazioni, le paure e l’impotenza.
Il vero pregio di The Decaying è quello di rifiutare a prescindere qualsiasi tipo di giudizio nei confronti dei suoi personaggi: Jason non viene mai presentato come effettivo colpevole di un omicidio né tanto meno viene dimostrata la sua innocenza. Calvento punta esattamente a questo: Jason può essere benissimo colpevole dell’omicidio della moglie ma nessuno ne ha le prove, né lo spettatore né Ingrid; si viene così a creare una spaccatura insanabile tra le parti, con l’americano che si proclama innocente e gli abitanti del villaggio che, assetati di giustizia, gridano al linciaggio in un clima che la polizia non riesce a gestire a causa dell’altissimo tasso di corruzione presente nel paese.
Il regista si limita, sapientemente, a raccontare l’odio verso Jason (esponente dell’America intera, strettamente legata nel bene e nel male alla storia delle Filippine), non accusandolo ma neanche prendendo le sue difese, grazie ad un approccio distaccato nella narrazione.
Una pellicola d’esordio non priva di difetti (a causa di un uso eccessivo della macchina a mano e di un montaggio non sempre impeccabile) che però mette in luce una maturità stilistica, registica e soprattutto narrativa fuori dal comune di un autore giovanissimo ed estremamente talentuoso alle prese con una propria visione molto precisa e ben delineata del cinema di genere.