I tempi cambiano, e a cambiare è anche il mondo dell’animazione giapponese di qualità. Se finora lo Studio Ghibli di Hayao Miyazaki e Isao Takahata aveva avuto quasi il monopolio sulla produzione di un certo tipo di grandi epopee animate, con Mary e il Fiore della Strega irrompe nello scenario nipponico un nuovo studio d’animazione fondato da Hiromasa Yonebashi, lo Studio Ponoc.
Yonebashi nasce e cresce artisticamente all’interno dello Studio Ghibli; a 24 anni entra a far parte del Reparto Animatori dello studio di Miyazaki partecipando a Principessa Mononoke, per poi esordire alla regia nel 2010 con Arrietty e ricevere addirittura una nomination all’Oscar nel 2014 per Quando c’era Marnie. Una lunga gavetta che ha inevitabilmente dato un’impronta molto marcata al lavoro di esordio dello Studio Ponoc.
Tratto dal libro di Mary Stewart La Piccola Scopa (uscito nel 1971), Mary e il Fiore della Strega è una moderna favola per i bambini di questi tempi, che segue le vicissitudini della giovanissima pel di carota Mary Smith alle prese con la scoperta di un mondo nascosto accessibile ai normali esseri umani solo grazie ai poteri temporanei che le vengono donati dal fiore magico conosciuto come Volo Notturno. Un mondo, quello magico, che nonostante segua le proprie regole ha molti punti di contatto con il mondo degli esseri umani.
Le scene in questo mondo sono tutte ambientate in una prestigiosa università (e la mente non può far altro che ricordare il mondo magico immaginato da J.K. Rowling, richiamo reso ancora più forte dalle scelte grafiche di Yonebashi) in cui si studiano i segreti ancora nascosti della trasmutazione, la quintessenza del potere magico. Una volta che Mary, finita per caso in questo mondo, intuisce il vero potere del fiore trovato nel bosco vicino la casa della nonna, farà di tutto per mettere in salvo lei stessa e i suoi cari, messi in pericolo dalla sete di conoscenza della Direttrice della Scuola.
Mary e il Fiore della Strega è un lavoro di animazione di altissima qualità, nella migliore traduzione dello Studio Ghibli, e rappresenta un valido biglietto da visita per il nuovo studio Ponoc di Yonebashi. Le esplosioni cromatiche che accompagnano lo spettatore lungo il corso della pellicola sono assolutamente di effetto, e si combinano benissimo con la tecnica mista utilizzata per le animazioni, con il disegno digitale utilizzato per i personaggi immersi in scenografie disegnate a mano che sono semplicemente una gioia per gli occhi.
L’alto livello qualitativo delle animazioni non riesce però a compensare una struttura della narrazione troppo semplicistica, che prova a ricalcare i passaggi fondamentali propri dello Studio Ghibli, non riuscendo però a creare lo stesso effetto di stupore e meraviglia presente nelle pellicole di Miyazaki e Takahata, anche a causa del contesto più moderno in cui Yonebashi decide di muoversi. Mentre le pellicole dello Studio Ghibli affondano infatti le proprie radici nella mitologia e demonologia giapponese, con Mary e il Fiore della Strega Yonebashi fa un convinto e coraggioso salto nella narrativa moderna, non riuscendo però a centrare del tutto il bersaglio.
Mary e il Fiore della Strega è distribuito da Lucky Red, e sarà in sala per una limited release dal 14 al 20 giugno.