The Night of the Plastic Bags di Gabriel Harel, prodotto in Francia e della durata di 18 minuti, è uno dei corti presentati in anteprima mondiale alla Quinzaine des Réalisateurs 2018, nell’ambito del 71° Festival di Cannes. È disponibile in streaming gratuito fino al 17 giugno su Festival Scope.
Agathe ha 39 anni e un’ossessione: avere un figlio. Le lancette dell’orologio biologico corrono veloci, e allora la donna decide di andare a cercare il suo ex, il DJ Marc-Antoine, perché “dal momento che già c’è una conoscenza consolidata non bisogna perdere tempo a imparare troppe cose l’uno dell’altro”. Sin dall’inizio però è chiaro come la cifra del racconto sia una paradossale ironia: contro ogni buon senso, Agathe si presenta a chiedere un figlio a un uomo che non sente da mesi mentre questo sta tenendo un DJ set techno in un’affollata discoteca di Marsiglia.
Sarà proprio qui che però, nel frattempo, inizierà la terribile “notte dei sacchetti di plastica” del titolo: buste in pvc di ogni forma e grandezza prenderanno magicamente vita e inizieranno ad attaccare e divorare gli uomini in una sorta di rivolta incontrollabile. In questo improvviso contesto apocalittico, i due si ritroveranno a fuggire insieme nel disperato tentativo di aver salva la vita. “Un obiettivo da condividere come coppia”, secondo Agathe, che ignorando il contesto da fine del mondo che presto li circonderà, si ritroverà a continuare a chiedere insistentemente un figlio allo sventurato uomo che corre per la salvezza, fino a pretendere un rapporto sessuale nel più improbabile dei contesti. Il visionario finale del corto non deluderà le aspettative create da quest’improbabile ventina di minuti.
Una storia tanto assurda poteva mantenere un’aura di poesia solo ed esclusivamente se raccontata attraverso l’animazione, ed infatti con The Night of the Plastic Bags (La Nuit des Sacs Plastiques) Harel realizza proprio un bellissimo cartone animato (dai tratti un po’ grezzi) in cui il bianco e nero fa qualche parca e significativa concessione al colore solo nel rosa e nel celeste delle buste di plastica. Le suggestioni che si sommano sono molte, a volte esplicite a volte appena accennate, ma la grande ironia e il contesto perturbante del racconto creano un mix unico che aggancia lo spettatore allo schermo. Gabriel Harel si prende così gioco delle nevrosi di una donna sola e di una società che cerca una fuga dalle responsabilità nel futile divertimento, ma sfiora anche con straordinaria originalità la tematica ambientalista e, ricorrendo alla metafora, le conseguenze di una contemporaneità che soccombe dinnanzi alla propria inconsistenza. Un lavoro che lascia il segno, nonché di gran lunga uno dei migliori corti animati di questo 2018.