Con Ocean’s 8, presentato in anteprima al Biografilm Festival 2018 – International Celebration of Lives, torna al cinema la grande saga di Steven Soderbergh, questa volta tutta al femminile. Un reboot fallimentare, nonostante l’ottimo cast.
Heist movie senza antagonista e dove tutto fila liscio, Ocean’s 8 è un insieme di soluzioni sbrigative in fase di scrittura e di scelte pigre in cabina di regia. Ma non si dia la colpa al cast, impeccabile da Sandra Bullock a Rihanna; Il problema semmai è Gary Ross, o meglio la mancanza di Steven Soderbergh (che del film è solo produttore). In mano al regista di Sesso, bugie e Videotape, infatti, questo reboot al femminile sarebbe stato un’altra cosa.
Tutto il film è una ‘versione beta’ che viene spacciata come definitiva: a livello di scrittura, di regia e soprattutto a livello produttivo, dove un aggressivo product placement (che ricorda quello dei cinepanettoni) rende ancora più ridicola l’intera operazione. Si salvano due cose: il grande cast e lo spiraglio lasciato aperto dal film in merito ad un sequel, magari con la banda Ocean maschile e femminile insieme.
Come nella saga di Soderbergh, troviamo due capi, Cate Blanchett e Sandra Bullock, alle prese con un nuovo gigantesco colpo. Mettono insieme una squadra per rubare una antica collana di Cartier da 150 milioni di dollari, la quale sarà indossata, come ogni anno, da una star del cinema (interpretata da Anne Hathaway) al gran gala del MET. Hacker, ricettatrici, ladruncole e geni del crimine si metteranno insieme per il colpo del decennio.
COME UN GRANDE CAST HA SALVATO IL FILM
Finalmente ritorna nel cinema che conta Sandra Bullock, che dalla nomination all’oscar per Gravity nel 2013 era scomparsa dalla scene (se escludiamo la parentesi di All’ultimo voto, film ben poco diffuso). Al netto degli interventi chirurgici, l’attrice di Arlington è ancora una presenza carismatica unica. A lei è affidato il ruolo di Debbie Ocean, sorella di Danny (personaggio di George Clooney, forse morto) e ideatrice del piano. Credibilissima come criminale, Sandra Bullock è la perfetta protagonista di questo blockbuster.
Accanto a lei, nel ruolo di spalla, troviamo Cate Blanchett. Mai avremmo pensato di vederla in simili vesti: come villain iper – truccata di Thor Ragnarok e come criminale coi pantaloni di pelle e la frangia in Ocean’s 8. Dopo il premio oscar per Blue Jasmine e la grande prova di Carol, l’attrice australiana ha smesso di indossare i panni dell’affascinante donna borghese di mezz’età, preferendo ruoli più ‘colorati’ e così distanti da lei. Per quanto nel film di Gary Ross non sia perfettamente a suo agio, ci incuriosisce pensare a quale sarà il suo prossimo lavoro e se con esso riuscirà a portare a casa una terza statuetta.
Mai avremmo pensato di vedere nella stessa inquadratura Cate Blanchett e Rihanna, con la prima occupata a preparare il kebab e la seconda ad hackerare i computer del MET di New York. Nella sua nuova carriera di attrice, la popstar della Barbados sta migliorando film dopo film, mostrandosi sempre meno ‘timida’ davanti alle telecamere. Se in Valerian e la Città dai Mille Pianeti interpretava una gigantesca gelatina, in Ocean’s 8 è invece sempre in scena in carne ed ossa, con dei rasta giganteschi e un look alla Bob Marley. Il talento non le manca, mentre l’esperienza (ancora per adesso) sì.
Infine ci sono Helena Bonham Carter e Anne Hathaway, unite da un rapporto ben preciso: la prima è una stilista e la seconda è la star che dovrà vestire. La Carter spinge al massimo il suo talento comico, lasciandosi finalmente alle spalle il passato dark legato anche al lavoro fatto insieme al ex-marito. In questo film la sua vena folle non si tinge di Tim Burton bensì di abiti stravaganti. Entrambe fingono di essere svampite, modella e stilista formano un bel duo comico. Ci fa anche piacere sottolineare il glorioso ritorno della bellissima Anne Hathaway, dopo un periodo difficile della sua carriera. Sembrava essere decollata dopo l’oscar per I miserabili , anche se qualche film sbagliato ha rallentato la sua ascesa. In Ocean’s 8 si ripresenta in grande stile.
UN HEIST MOVIE SENZA LE PARTI DIVERTENTI
Il genere heist è una delle più semplici variazioni dello schema di Propp. Lo studioso russo aveva teorizzato un pattern tipico della fiaba: un eroe che cerca di ottenere qualcosa, un cattivo che vuole fermarlo e delle peripezie che stanno fra protagonista e antagonista. In Ocean’s Eleven, per esempio, trovavamo Terry Benedict (Andy Garcia), proprietario dei casino che i protagonisti volevano rapinare. Egli era l’antagonista perché cercava in tutti i modi di non farsi fregare dagli ‘eroi’, i criminali assoldati da Danny Ocean.
La variazione sta nel fatto che buoni e cattivi si invertono e il pubblico si identifica con la banda di criminali piuttosto che con Benedict. Ciò che Soderbergh ha sempre rispettato (e sublimato con il suo talento) è stato proprio lo schema di Propp: qualcuno vuole ottenere qualcosa, qualcunaltro lo vuole fermare.
Il bello degli heist, d’altronde, sta proprio nel vedere i protagonisti uscire da situazioni apparentemente mortali e risolvere i guai che capitano durante l’operazione. Questo aspetto, quello della risoluzione dell’imprevisto, Steven Soderbergh lo aveva spinto fino all’assurdo nel finale di Ocean’s Twelve, facendo interpretare “se stessa” al personaggio di Julia Roberts, adducendo come scusa la grande somiglianza e giocando con maestra con i concetti di realtà e finzione.
Ocean’s 8 in questo si dimostra una riduzione del genere heist, una specie di versione per bambini nella quale i pochissimi imprevisti vengono risolti con un giro di parole ed uno stacco di montaggio. Manca inoltre ci un antagonista vero, dal momento che le due guardie (il cui compito è sorvegliare la collana) si rilevano due figure passive, incapaci e inette. Questo tipo di scelta avrebbe avuto senso se il film di Gary Ross funzionasse come Gli uomini preferiscono le bionde. Nel seminale musical del ’53, Marilyn Monroe e Jane Russell prendevano in giro gli uomini con il loro fascino, raggirandoli a loro piacimento grazie alla loro bellezza e astuzia. Se però il musical di Hawks vedeva un mondo maschile fatto di allocchi, quello di Ocean’s 8 funziona al contrario: a proteggere la collana ci sono l’ex guardia del corpo del papa e un ex capo del Mossad. A Sandra Bullock basta niente per depistarli: uno stacco di montaggio, appunto, e un rapido giro di parole.
Tutte ciò che rende un heist divertente qui non c’è. Le idee geniali mancano ai protagonisti quanto ai due sceneggiatori, Gary Ross e Olivia Milch.
Con il product placement, infine, Ocean’s 8 raggiunge il suo picco più basso. Ci sono almeno tre scene, brevissime e indolore, che sono state scritte appositamente per poter pronunciare il nome di tre famosi brand. Oltre a questo, ogni inquadratura del film è riempita di marchi di vestiti, di pubblicità a giornali e riviste e di favori a stelle dello spettacolo che hanno preso parte al film. Certe volte l’operazione è fatta senza pudore, mentre in altre è fatta in modo occulto, come nella scena in cui Cate Blanchett va a trovare il personaggio di Sarah Paulson, la quale possiede un magazzino di articoli rubati e dove la macchina da presa si muove strategicamente per inquadrarli.
Tra varie marchette ai brand e ridicole soluzioni in fase di sceneggiature, il film di Gary Ross è tenuto in piedi soltanto da un cast fantastico, con una grande alchimia e un carisma che nessun altro film può permettersi. A fronte di un product placement così aggressivo e di un copione grossolano, ci viene da pensare che, verosimilmente, a chi ha lavorato a questo film sia stato dato pochissimo tempo. Si doveva lavorare di più per cercare i fondi e per raffinare lo script, mentre a livello tecnico Gary Ross e la sua crew si sono dovuti limitare ad emulare il lavoro di Soderbergh (stesso tipo di montaggio, stesso stile musicale e movimenti di macchina simili)
L’IPOTESI DI “OCEAN’S AVENGERS”
Di Ocean’s 8 è quindi sbagliato l’intero concept. Un film così impegnativo, con un cast del genere, richiede più tempo a livello organizzativo (portare tutte queste star per girare insieme nello stesso momento è un’impresa titanica). L’ipotesi che possiamo fare è legata al fatto che la Warner-bros stia preparando un nuovo franchise della saga Ocean’s. Potremmo vedere la banda maschile unire le forze a quella femminile, in un cast che come numero di star ricorda quello dei recenti cinecomic. “Ocean’s Avengers” potrebbe arrivare.