Tra le cose più brutte che possono capitare al cinema c’è senza dubbio quella di vedere un film dove si intuiscono tutti i principali colpi di scena dopo soli pochi minuti dall’inizio del lungometraggio. Se poi questo accade con un thriller, l’esperienza diventa ancora più deprimente. Prodotto, scritto (in parte) e interpretato da Natalie Dormer (la Margaery Tyrell di Game Of Thrones), In Darkness è l’ultimo lavoro di Anthony Byrne, regista televisivo che ha diretto alcuni episodi di The Last Kingdom, Ripper Street, Peaky Blinders e, tra gli altri, il videoclip Someone New di Hozier dove figura la stessa Dormer.
L’inizio di In Darkness è fulminante: una donna viene strangolata e noi assistiamo alla scena da un punto di vista singolare, quello dell’assassino stesso. Ad accompagnare la scena, una colonna sonora che contribuisce a sottolineare il pathos del gesto. Un attimo dopo e la telecamera comincia ad allontanarsi sempre di più, inquadrando l’uomo intento a strangolare la donna fino a rivelare uno schermo e un’enorme sala di registrazione in cui un’orchestra sta facendo le prove. È qui che incontriamo Sofia (Natalie Dormer), pianista cieca che Byrne decide di mostrarci perfettamente indipendente nel muoversi per Londra durante il tragitto verso casa.
Arrivata nel pianerottolo del palazzo dove vive Sofia incontra Veronique (Emily Ratajkowski), da sei mesi sua vicina di casa ma di cui non si sa molto di più. Almeno fino al momento della sua morte, quando la giovane, una sera, si getta dal balcone del suo appartamento. Solo a questo punto si scopre che Veronique era la figlia di un noto imprenditore serbo accusato di essere un importante criminale di guerra. È in questo modo che Sofia si trova coinvolta in un’indagine di polizia ma anche in un mondo fatto di corruzione, sicari e mafia russa. Il suo coinvolgimento però porta anche alla luce, piano piano, il misterioso passato della donna e il desiderio di vendetta che la accompagna ormai da anni.
Capitanato da una Dormer in forma smagliante che mette in mostra un’ottima interpretazione, il resto del cast non impressiona lo spettatore allo stesso modo, a partire da Emily Ratajkowski (cui è affidato un ruolo troppo misero per essere ricordato) e Ed Skrein, perfettamente a suo agio nella parte (purtroppo piuttosto insulsa) del bel sicario che finisce per innamorarsi della persona che dovrebbe uccidere. Oltre a ciò, come accennato, la sceneggiatura non brilla di certo per inventiva, affidandosi a presunti colpi di scena che difficilmente troveranno lo spettatore impreparato.
Quello che invece poteva essere un buon punto di forza della pellicola – ovvero una protagonista femminile assetata di vendetta e sufficientemente scaltra per destreggiarsi in un mondo di criminali – finisce invece per ricadere nel medesimo cliché della damigella in pericolo e bisognosa di essere salvata dal cavaliere di turno (il Marc di Ed Skrein, in questo caso).
A discapito dell’intelligente trovata registica iniziale In Darkness si trasforma ben presto in un film dal ritmo televisivo, complice una sceneggiatura a maglie troppo larghe per risultare appetibile ad un pubblico dai gusti più sofisticati.