Wilde Salomé, Queer Lion nel 2011 alla Mostra di Venezia, arriva finalmente in edizione home video grazie a CG Entertainment e Distribuzione Indipendente. Doveroso iniziare con la bravura e la bellezza di Jessica Chastain, che nonostante nel 2010 fosse ancora poco più che una debuttante, già dimostrava il suo grande, enorme, stellare talento che metterà in mostra anche successivamente con prove poliedriche che ne fanno oggi una delle più grandi interpreti del cinema.
La Chastain inoltre in questo lavoro si è confrontata con il “format” unico e per certi versi atipico del film, a cui il regista Al Pacino ha voluto dare una dimensione stratificata mescolando insieme cinema, teatro, documentario e backstage. Un’opera sperimentale che se non fosse stata interpretata e diretta da grandissimi talenti sarebbe risultata senza alcun dubbio uno spezzatino indigeribile. In tutto ciò l’attrice ha trovato la misura del suo personaggio che, in un’opera già complessa di suo, l’ha posta nella condizione di esercitare continue piroette interpretative su traiettorie ora verticali ora orizzontali, a seconda del registro rappresentativo. Il risultato è di una Salomé che esce dallo schermo e arriva direttamente sulla pelle, a contatto dei sensi di ogni singolo spettatore. La sua danza davanti a Re Erode è indimenticabile.
Al Pacino , oltre a mettere il sigillo sulla regia, ha interpretato se stesso ed Erode.
Pacino ha voluto girare questo film, come più volte dichiarato, soprattutto per una sua necessità. La necessità di entrare all’interno di un’ossessione e contemporaneamente di esplorare il mondo di Oscar Wilde, autore del dramma del 1893. Nel cast anche uno strepitoso Kevin Anderson (Giovanni Battista), una altrettanto bravissima Roxanne Hart (Erodiade), ed ancora Estelle Parsons (se stessa come regista teatrale) e Joe Roseto (il soldato siriano).
Il dramma di Oscar Wilde da cui è adattato il film è noto. Erode Antipa vive con Erodiade, moglie di suo fratello Filippo, con cui ha avuto una relazione poi “sanata” con un matrimonio. In un pozzo dei sotterranei del palazzo è richiuso prigioniero Giovanni Battista che urla di continuo la sua condanna per il comportamento immorale della donna, ora diventata regina. Salomé, figlia di Erodiade, incuriosita dal prigioniero, chiede e ottiene di poterlo incontrare. Al suo cospetto la ragazza ne rimane affascinata, gli offre se stessa e gli chiede di baciarlo. Giovanni Battista la rifiuta e Salomè se ne va ferita e sdegnata, tenendo però segretamente in serbo la sua vendetta: “Bacerò la tua bocca Iokanaan, bacerò la tua bocca”. Erode, impaurito da cattivi presagi e dalle parole di Giovanni Battista, intanto comincia a mettere in discussione Erodiade e contemporaneamente rimane ammaliato dalla bellezza e dall’eleganza di Salomé, giovane donna di grande fascino e sensualità, nella quale malizia e ingenuità convivono distinguendosi a fatica.
Il Re chiede allora alla ragazza di danzare per lui e in cambio le darà qualsiasi cosa lei chieda, anche metà del suo regno. Dopo averlo fatto giurare, Salomè gli chiede in cambio la testa di Giovanni Battista su un vassoio d’argento e a nulla valgono le resistenze di Erode perché “Un Re che mantiene un suo giuramento è disonorato come un Re che non lo mantiene”. Dopo aver danzato, Salomè riceve la testa mozzata di Giovanni Battista e la bacia con passione sporcandosi le labbra con il sangue del martire.
L’opera, come detto, è realizzata su più livelli.
I personaggi si muovono con la stessa disinvoltura dal set cinematografico al palcoscenico del teatro e lo stacco si nota solo nella misura in cui sembra necessario, profondo, emotivo, creativo. La regia e il testo messo in scena da Al Pacino sono la ricerca del mondo di Oscar Wilde, cosa che al cineasta pare interessare molto di più che interpretarne il pensiero. Il regista ha rinunciato allo sfarzo di un impianto scenografico in grande stile puntando invece su un contesto, asciutto, essenziale, elegante, suggestivo, empatico. Più che di Re Erode, Al Pacino pare voglia essere nei panni di Oscar Wilde per cercare di capirne l’animo. L’ossessione di Salomè per Iokanaan è, in modo speculare, la sua ossessione per il poeta e drammaturgo irlandese. Dal punto di vista interpretativo invece, se siete già suoi estimatori, vi accorgerete che meglio di Al Pacino attore cinematografico c’è solo Al Pacino attore di teatro.
Rispetto alla versione vista al Festival di Venezia, ora alla pellicola è stato aggiunto anche il contributo di studiosi, appassionati o innamorati dell’Opera di Wilde quali Gore Vidal, Tom Stoppard e Tony Kushner. Vicino a questi grandi nomi del mondo della cultura e del cinema anche Bono Vox che ha commentato il dramma come il “Potere distruttivo della sessualità” e donato al film la traccia della sua “Salomè”, un grande rock per i titoli di coda.
Wilde Salomé è un’opera difficilmente classificabile secondo gli abituali canoni cinematografici o teatrali.
Lo spettatore ha la possibilità dall’inizio alla fine di confrontarsi con i personaggi archetipici e, se vuole, può liberamente ripensare o ripensarsi attraverso le loro mille sollecitazioni. La parola può rendere liberi o schiavi, ma in ogni caso il prezzo da pagare è altissimo; questo il nostro personale contributo alla riflessione.
Di certo Wilde Salomè è anche e soprattutto un’esperienza sensoriale.
Detto che nella versione italiana Al Pacino ed Eroidiade sono doppiati da Gabriele Lavia e Anna Maria Guarnieri, le cui voci hanno sempre un gran bel perché, un’ultima postilla: non giudicate il soldato siriano che si toglie la vita per aver subito una seduzione ingannevole. Quando la ragazza lo convince a disobbedire al suo re con la promessa di rivolgergli uno sguardo attraverso il velo e forse anche un sorriso è talmente credibile che la promessa di quello sguardo e di quel sorriso fatta da Jessica-Salomé avrebbe sedotto e ingannato chiunque.