Stray Dog: Kerberos Panzer Cops è il secondo lungometraggio live action della Kerberos Saga: il film uscì nel 1991, dopo i due Manga del 1988 e del 1990 che andavano ad aggiungersi al primo lungometraggio (The Red Spectacles) e al radiodramma che aveva dato il via alla saga; anche questa pellicola è diretta da Mamoru Oshii, che si è occupato della sceneggiatura senza l’aiuto di Kazunori Ito. Ricordiamo che la Kerberos Saga tornerà in vita grazie al remake live action di Jin-Roh (Inrang: The Wolf Brigade) diretto dal regista coreano Kim Jee-Woon, che verrà distribuito in tutto il mondo da Netflix.
UNA STORIA DI VENDETTA CHE SI RICOLLEGA AGLI EVENTI DI THE RED SPECTACLES
Stray Dog: Kerberos Panzer Cops copre l’arco narrativo che parte dal fallimento della rivolta dei Kerberos, con conseguente fuga verso Taiwan del leader dell’unità Koichi Todome (Shigeru Chiba), per concludersi con il ritorno del capo ribelle in patria anni dopo, andando ad allacciarsi agli eventi narrati in The Red Spectacles.
Il protagonista non è però Koichi ma Inui (Fujiki Yoshikatsu), un suo fedelissimo subordinato ai tempi della rivolta che ha perso ogni fiducia nel suo mentore dopo che lo ha visto fuggire in elicottero dal Giappone, abbandonando l’unità al proprio destino. Dopo una prigionia durata tre anni, Inui viene rilasciato con un incarico da parte delle istituzioni giapponesi: recarsi a Taipei per trovare Koichi e farlo arrestare. Inui salpa verso Taiwan alla ricerca di Koichi, pieno di rabbia e di domande: non riesce a capire come mai il suo vecchio superiore abbia abbandonato lui e tutta l’unità, provando nei suoi confronti un grande desiderio di vendetta. Una volta arrivato a Taipei Inui trova subito l’abitazione di Koichi ma si imbatte solo in Tang Mie, una giovane taiwanese fortemente legata all’uomo ma abbandonata a sua volta dall’ex superiore (anche lei vuole mettersi sulle sue tracce). I due allora si uniscono nella ricerca e, dopo aver girato la città in lungo e in largo, si imbattono proprio in Koichi, ritirato in una zona rurale come pescatore.
UN SECONDO CAPITOLO CRITICO NEI CONFRONTI DELLA SOCIETÀ GIAPPONESE
L’approccio di Stray Dog: Kerberos Panzer Cops è veramente particolare: Oshii riprende nuovamente il gioco delle aspettative deluse imbastito in The Red Spectacles per portarlo su un piano totalmente diverso. Inizialmente, soprattutto dopo la visione di The Red Spectacles, ci si aspetta di trovarsi di fronte ad un film sperimentale, esagerato e sopra le righe proprio come il suo predecessore; invece ci si ritrova di fronte ad un prodotto dal tono e dalla narrazione totalmente differenti. Stray Dog: Kerberos Panzer Cops è un lungometraggio introspettivo ed elegante che mette da parte il surrealismo della pellicola precedente per far spazio ad una compostezza e un equilibrio che stupiscono perché inaspettati ma calibrati alla perfezione, oltre al fatto che Oshii mette nuovamente in scena una storia che sembra pescare a piene mani da opere letterarie e cinematografiche distopiche (salvo poi virare da tutt’altra parte).
Nel film di Oshii non c’è quasi nessun elemento fuori posto: questo serve sia per dare grande risalto al proprio simbolismo (presente in maniera molto più misurata rispetto a The Red Spectacles e mai ermetico o incomprensibile) sia per stabilire un mood pacifico ed estremamente malinconico che accompagna ogni passo della vicenda, andando ad anticipare il cinema di Kitano (in particolare film come Sonatine, Dolls e Il Silenzio Sul Mare) per atmosfere evocate e scorci mostrati. In particolare, nella prima metà di pellicola, c’è una scena che vale la pena citare per mettere in luce l’enorme talento di Oshii dietro la macchina da presa: la camera si sostituisce agli occhi di Inui mentre segue Tang Mie in una serie di lunghissime carrellate silenziose che si snodano tra le vie più trafficate e i vicoli più stretti di Taipei. La poesia di questa sequenza sta nel fatto che quello che sembra un singolo, lunghissimo movimento di macchina attraversa e narra spazi diversi e, soprattutto, più linee temporali insieme, raccontando solo ed esclusivamente con le immagini l’atmosfera in cui sono immersi i protagonisti e il passato di Inui e Koichi. È magia allo stato puro, che setta il tono di tutto il film e ne sottolinea gli aspetti più tristi, sognanti e malinconici, anche grazie all’aiuto di Kenji Kawai che si riconferma un grandissimo compositore.
A livello tematico Stray Dog: Kerberos Panzer Cops si serve delle premesse – la rivolta dei Kerberos e la fuga di Koichi dal Giappone – per analizzare in profondità il concetto di gerarchia e i rapporti interpersonali, non solo dal punto di vista militare ma anche umano. È Inui il cane randagio a cui fa riferimento il titolo, un uomo vissuto da sempre sotto il comando di Koichi, abituato agli ordini ed incapace di vivere autonomamente. Il suo viaggio a Taipei nasconde dietro al desiderio di vendetta il bisogno di ritrovare il proprio padrone e, di conseguenza, il suo posto nel mondo; in questo viaggio comprende l’estremo bisogno di vivere sotto il comando altrui, tanto che quasi inconsciamente si trova a sottomettersi al volere di Tang Mie, che sostituisce Koichi nel ruolo di padrone. L’incontro con Koichi esaspera ancora di più questo aspetto della personalità di Inui, che si ritrova incastrato tra l’autorità del suo vecchio maestro e l’influenza della donna di cui è innamorato.
L’epilogo scava ancora più a fondo, infatti Inui sembra apparentemente prendere in mano le redini della propria vita ma riesce a farlo solo dopo aver assunto l’identità di Koichi: per lui è l’unico modo di ribellarsi all’autorità (in questo caso Koichi stesso e il governo giapponese giunto a Taiwan per farsi consegnare l’ex comandante dei Kerberos), ma questo ci conduce pure al tragico finale, che giunge ai margini di una sparatoria in una casa abbandonata dove muore da solo, in strada, come un cane abbandonato da tutti. Quello di Oshii è un attacco al Giappone e alla sua società che abbandona i suoi figli (anche se non sono in grado di affrontare la vita) e li punisce nel caso vogliano concedersi qualche libertà al di fuori della massa e del pensiero dominante.
La trasformazione di Oshii è avvenuta e Stray Dog: Kerberos Panzer Cops chiarifica da subito quanta distanza ci sia da quel regista pienamente conscio delle proprie capacità ma forse troppo frettoloso di metterle in mostra nel suo debutto; il suo ultimo contributo alla Kerberos Saga è uno dei punti più alti raggiunti in tutta la sua carriera ed è un film che vale la pena vedere almeno una volta nella vita per toccare con mano la poesia, la malinconia e l’amarezza che vuole raccontare.