Quello di Alita è un personaggio straordinariamente iconico, ben conosciuto dagli amanti dei manga: grandi occhi castani, un corpo robotico e un passato dimenticato. In un mondo post-apocalittico, la giovane cyborg viene risvegliata e, quella che sembra una ragazza luminosa e delicata, si rivela essere un’arma antica di trecento anni che molti desiderano distruggere. Tratto dall’omonimo lavoro di Yukito Kishiro, Alita: Angelo Della Battaglia è il nuovo film diretto da Robert Rodriguez, prodotto da James Cameron e Jon Landau. Distribuita dalla 20th Century Fox, la pellicola sci-fi sarà nelle nostre sale dal 1° gennaio 2019. Anonima Cinefili ha avuto il modo di partecipare a un incontro di anteprima organizzato da 20th Century Fox, in cui abbiamo visto molte scene esclusive e in cui i produttori e il regista, affiancati dall’attrice protagonista (Rosa Salazar), in collegamento dagli USA hanno offerto uno sguardo approfondito sul film.
James Cameron, cosa ti ha attratto della storia originale tanto da volerne fare un film?
Cameron: È una decisione che risale circa a vent’anni fa, il manga mi ha attratto essenzialmente perché è una storia semplice, lineare. Ho avuto l’idea di adattarlo da Guillermo del Toro. All’inizio avrei dovuto essere io a dirigerlo, poi una serie di vicissitudini mi hanno portato a consegnare il testimone a Robert Rodriguez, che ha adattato la mia versione trasformandola nella sceneggiatura che poi è stata realmente utilizzata nel film.
Robert Rodriguez, com’è stato il processo di lavoro con Cameron?
Rodriguez: Lavorare con James è un sogno diventato realtà. Ci piace il confronto reciproco e condividiamo la visione di quello che facciamo. Ho sempre saputo di avere molto da imparare da lui, molto più di quanto lui non avesse da imparare dal sottoscritto. Quando gli ho sottoposto il mio lavoro, ricevevo sempre, dopo appena un paio d’ore, lunghe risposte estremamente dettagliate.
Rosa Salazar, come ti sei preparata per il ruolo?
Salazar: Insieme a James e Robert. Fingere di essere Alita è stato estenuante, non solo dal punto di vista fisico, perché lei è una macchina: questa è stata la vera sfida. Ho studiato il personaggio due ore al giorno, tutti i giorni, per cinque giorni la settimana. Ho studiato le sue movenze, perché ha un modo veramente unico di muoversi – e anche di stare ferma – a causa della sua natura robotica. Mi sono immersa nel personaggio e nel manga, l’ho anche colorato. Ho voluto passare del tempo con lei per affezionarmici sempre di più.
Robert, perché hai scelto proprio Rose per ricoprire il ruolo di Alita?
Rodriguez: Mi ha colpito appena l’ho vista al casting. Dissi a James che avevamo ancora molte persone da vedere ma che se avessimo dovuto girare domani, lei sarebbe stata molto promettente. E James disse “Bene, allora abbiamo finito”.
Rosa, quali sono stati i momenti più impegnativi sul set?
Rosa Salazar: Ci sono state due scene molto difficili, una fisica e una emotiva. Partiamo da quella fisica: c’è un momento in cui lei solleva un corpo nuovo, robotico; il problema era che avevamo una replica completa di questo corpo e lei lo solleva portandolo in posizione eretta. È stato molto faticoso: nella vita reale non faccio sollevamento pesi. Dal punto di vista emotivo invece la scena più difficile è stata una sequenza con Christoph Waltz (che interpreta il dottor Daisuke Ido, “padre” di Alita) in cui mi dice che cosa sono. Ho sentito tutto, soprattutto la forza del rapporto padre-figlia. Christoph è stato straordinario.
In poche parole, qual è il focus centrale del film?
Rosa Salazar: Il tema principale è la conoscenza di se stessi, il guardarsi dentro, scoprirsi, maturare le proprie capacità e il coraggio di agire. Alita è un film sull’infinità dell’uomo, e la vera infinità è solo dentro di noi. Qui c’è una giovane ragazza che cerca di scoprire e capire questa sua personale infinità.
James Cameron: Alita è incentrato sulla fiducia in se stessi, sulla lotta contro i propri limiti. Parla della legittimazione personale di una giovane ragazza. Alita è una teenager e deve scendere a patti con la propria forza anche quando questa è fuori controllo, deve mantenere il contatto con gli altri anche quando è in difficoltà con la propria identità; questo però non è un problema solo femminile, penso riguardi tutti gli adolescenti, a prescindere da differenze di spazio e tempo. Chi sono? Qual è il mio posto nel mondo? È una storia che parla dell’universalità dell’esperienza umana.
Robert Rodriguez: Alita ha dimenticato quello che era, quello che aveva fatto, ma non ha mai dimenticato la sua umanità. Penso che il film voglia dire proprio questo: non dimenticare la tua umanità.