Il diavolo, si sa, si nasconde soprattutto nei dettagli: la regista Andrea Bussmann tenta di analizzarli al meglio con il suo Fausto, co-produzione messico-canadese che affianca alle tematiche della colonizzazione, del turismo e delle radici locali quella della tradizione orale che ha come oggetto la presenza demoniaca (come suggerisce il titolo). La dichiarazione d’intenti è evidente già nella prima sequenza: camera fissa sul volto appena illuminato di un ragazzo che ricorda un episodio accaduto anni prima allo zio. Ristrutturando un vecchio locale abitato da spiriti ancora in cerca di un fantomatico tesoro, la famiglia si trova a dover fronteggiare le ire dei fantasmi.
È con questi toni che gioca l’intera pellicola della Bussmann, capace di giustapporre storielle che sanno di leggenda urbana a credenze puramente locali, legate a quel Messico rurale non ancora contaminato e segnato da una mitologia tutta sua. Eppure i semi della gentrificazione sono già palesi e la cineasta canadese non cerca affatto di nasconderli: i turisti à la page affollano i locali della zona tra un racconto e l’altro, accompagnati da un inatteso sound pop, mentre sulla spiaggia resistono anziani barbuti che parlano direttamente in macchina delle loro esperienze esoteriche. Non a caso si respira per tutti i settanta minuti di lungometraggio un’atmosfera esotica ed occulta che spesso si tramuta in puro documentario etnografico, con alcune digressioni sulle caratteristiche anatomiche degli animali locali. Alla lunga la visione risulta affaticata dall’utilizzo reiterato della voce fuori campo, qui delegata a spiegare anche ciò che potrebbe restare implicito (benché lo stile quasi da reportage la richieda in più di un’occasione), così come va nella stessa direzione l’uso quasi esclusivo della luce naturale.
Fantasmi, diavoli che ridacchiano, animali mefistofelici, capanne stregate, inspiegabili cortocircuiti: i pericoli in cui la pellicola ci accompagna sono notturni ed evocati, mai direttamente visibili (le informazioni che abbiamo provengono dalle interviste agli abitanti del luogo); eppure la sensazione è che queste persone dicano il vero, che nel bosco esista una casa stregata e che dal mare compaiano misteriose donne.
Il film riesce nell’intento di trasmettere suggestioni allo spettatore anche se in maniera didascalica (in virtù della costante presenza del voice over), il tutto coronato dalla lezione parafilosofica affidata nel finale al santone di turno. Meritata la menzione speciale nella sezione Cineasti Del Presente del Festival di Locarno.
Fausto è disponibile sulla piattaforma streaming Festival Scope fino al 31 agosto.