C’è un trio che ha fatto la storia della televisione argentina, e che sta rapidamente segnando anche il cinema del paese sudamericano: parliamo dei fratelli Gastón e Andrés Duprat e di Mariano Cohn, che con l’intelligentissima ed esilarante dramedy Il Cittadino Illustre (qui la nostra recensione) hanno colpito il pubblico della Mostra di Venezia nel 2017, vincendo il premio per la miglior interpretazione maschile e conquistando con quella medesima pellicola altri 31 premi nei mesi successivi.
Ora, dopo un nuovo passaggio al festival diretto da Alberto Barbera, i tre si riassegnano ruoli diversi nella filiera creativa e produttiva e ci presentano Il Mio Capolavoro (titolo originale Mi Obra Maestra), riuscitissima commedia drammatica che racconta un’amicizia ma al contempo offre un corrosivo ritratto del mercato dell’arte e uno sguardo malinconico sulla terza età.
UNA TRAGICOMICA STORIA DI AMICIZIA DAI RISVOLTI IMPREVEDIBILI
La storia ruota principalmente attorno a due personaggi magnificamente caratterizzati: un gallerista di successo (Guillermo Francella, Il Clan) e un celebre pittore ormai decaduto (Luis Brandoni). Una strana coppia – raffinato e ricco uno, intrattabile e indigente l’altro – che nonostante sia decisamente male assortita è legata non solo da un rapporto professionale basato su lealtà e stima, ma anche e soprattutto da un’amicizia lunga una vita. Quando l’artista ormai allo sbando si troverà a dover affrontare delle vicende a dir poco inaspettate, saranno l’affetto e l’ingegno del caro amico a cavarlo d’impaccio in modo decisamente originale.
IL MIO CAPOLAVORO: L’ENNESIMA TAPPA DI UN LUNGO DISCORSO SULL’ARTE
Se ne Il Cittadino Illustre Gastón Duprat e Mariano Cohn si dividevano equamente la poltrona del regista (con Andrés a sceneggiare), da Il Mio Capolavoro i due hanno cercato una formula di lavoro più agile, dato che la realizzazione dell’ultimo lavoro aveva richiesto ben 6 anni. È così che hanno deciso di alternarsi, e se stavolta la regia tocca a Duprat e la produzione a Cohn, dal prossimo film (4×4, attualmente in post produzione) le parti si invertiranno. La rapida successione delle due pellicole testimonia che la formula funziona.
A ben vedere, nessuno meglio del team creativo composto da questa affiatata terna avrebbe potuto centrare con tanta efficacia una storia in qualche modo legata al mondo dell’arte senza perdere il focus sui personaggi. Il variegato percorso che ha lentamente portato i Duprat e Cohn al successo internazionale infatti, è passato per la bizzarra quotidianità della gente comune (in Argentina ha fatto storia il loro programma TV Televisión Abierta), per l’occhio indagatore del cinema del reale (si pensi ai loro documentari, tra cui il pluripremiato Yo Presidente girato col giornalista Luis Majul) e ha toccato anche lo sguardo profondo del cinema art-house (il riferimento è in particolare alla riflessione sui limiti tra un artista e la sua opera fatta con El Artista). Sono poi arrivati il successo al Sundance con El hombre de al lado e quello a Venezia con El Ciudadano Ilustre.
UN LAVORO DIVERTENTE, AGRODOLCE E INTELLIGENTE
Un monologo all’inizio del film ci ricorda che Buenos Aires è una città piena di contraddizioni, sospesa tra la raffinatezza delle capitali europee e la decadenza del Sudamerica, in cui tutto può succedere: basterebbero proprio queste poche parole a racchiudere l’essenza di un film imprevedibile e abilmente sospeso tra registri contrastanti, in cui la modernità di un quadro può avere il fragore di un colpo di pistola, lo sguardo creativo può diventare un pretesto per farsi rassettare casa, i meriti artistici una scusa per esigere un lauto pasto a scrocco e un dipinto su commissione si può trasformare in un gesto politico.
Se titoli pur straordinari come The Square di Ruben Östlund hanno riassunto con grande raffinatezza le grottesche contraddizioni dell’arte contemporanea e documentari come il bellissimo L’Uomo Che Rubò Banksy hanno aiutato il pubblico a districarsi nei perversi meccanismi del mercato artistico, Il Mio Capolavoro riesce a denunciare la perversa psicologia che lega l’opera all’artista e al suo pubblico senza addentrarsi troppo nell’accademico ma snocciolandone con grande genuinità i temi essenziali lungo una divertente storia di sconfitta e rinascita.
È proprio qui il principale punto di forza de Il Mio Capolavoro: saper rimanere un film non pretenzioso pur affrontando temi decisamente impegnativi. A ben vedere, un merito comune a quasi tutta la filmografia di Duprat, che ancora una volta riesce a regalarci dei grandissimi personaggi che difficilmente scorderemo.
Il film sarà distribuito in Italia da Movies Inspired a partire dal 24 gennaio.