The Mountain è una delle scoperte della 75. Mostra del Cinema di Venezia e del suo direttore, Alberto Barbera, che lo ha inserito con coraggio nel concorso ufficiale. Il film di Rick Alverson (il quale aveva comunque già diretto due importanti lungometraggi, The Comedy e Entertainment, entrambi presentati al Sundance) è il manifesto artistico di un autore con una precisa idea di cinema, squisitamente indipendente e ciononostante in grado di attirare grandi attori del calibro di Jeff Goldblum e di Tye Sheridan (Ready Player One).
IL RAPPORTO FRA DOTTORE E PAZIENTE
The Mountain racconta di Andy (Tye Sheridan), un adolescente problematico che vive nell’America degli anni ’50. Dopo aver perso il padre per infarto e la madre in condizioni misteriose, il giovane decide di partire insieme ad un medico (Jeff Goldblum) e lavorare per esso in qualità di fotografo. I due attraverseranno diverse cliniche psichiatriche degli Stati Uniti, nelle quali il Dr. Fiennes (personaggio ispirato ad un neurologo realmente esistito, Walter Freeman) esegue delle lobotomie sui pazienti.
Il film di Alverson si sviluppa attorno ad un topos classico: il rapporto fra il dottore e i pazienti. Per tutta la prima parte del film, infatti, i due protagonisti attraversano stanze di ospedale e lettini, mentre il lobotomista impugna gli strumenti e il giovane Andy ne fotografa i risultati. Fiennes e Andy hanno un questo tipo di ‘relazione’ anche all’infuori della sala operatoria: mentre il personaggio interpretato da Goldblum è sciolto, affascinante e loquace con le donne, quello di Sheridan è timido e voyeur, perennemente lontano dall’azione.
Lo script riesce con successo a stabilire, già dalle prime battute, le gerarchia all’interno della scena. Il mondo nel quale viaggiano Andy e il dottore è succube di quest’ultimo, siano essi pazienti, donne o semplici infermiere.
OGNI SCENA È UN GRANDE QUADRO
Ogni fotogramma di The Mountain è costruito in modo maniacale, sia dal punto di vista geometrico che da quello cromatico. Rick Alverson gira in modo profondamente classico, a camera fissa e con i personaggi che vengono ripresi quasi esclusivamente in campo medio. L’allestimento della scena, tuttavia, è ciò che lascia lo spettatore a bocca aperta. Gli interni del film sono decorati con colori unicamente chiari, specialmente il bianco (che ritroviamo negli ospedali, nei camici, nelle neve e nei vestiti).
The Mountain è un film dal comprato visivo splendido e ordinato, forte di una grande colonna sonora e di un’ottima prova attoriale del giovane giovane Tye Sheridan, praticamente muto per tutto il film eppure in grado di comunicare al pubblico con l’uso del corpo. Seppur in certi frangenti la narrazione risulti troppo debole e sfilacciata, questo “racconto a immagini” di Rick Alverson è una delle piacevoli sorprese di Venezia75.