“Perché siamo così creativi?”. È questa la domanda che si pone il regista Hermann Vaske, intervistando in un arco temporale lungo trent’anni gli intellettuali e gli artisti più influenti, importanti e conosciuti della nostra contemporaneità; utilizzando il materiale video ottenuto da questi incontri ha creato il suo documentario Why Are We Creative?, evento speciale della 15. edizione delle Giornate degli Autori (sezione collaterale della 75. Mostra del Cinema di Venezia).
WHY ARE WE CREATIVE? ANALIZZA LA CREATIVITÀ
L’inizio del documentario mostra come il regista cominciò a porsi il complicato dilemma mentre lavorava per Saatchi & Saatchi come artista pubblicitario, ponendo la domanda anche ad altre persone (inizialmente colleghi e superiori, artisti e creativi); nel corso del tempo però Hermann Vaske, tramite anche l’ausilio dell’intervista filmata, coinvolse personaggi sempre più importanti, quasi come se fosse un gioco. Il film, seguendo un coerente filo logico, non è montato in base all’ordine temporale delle interviste ma seguendo le risposte date dalle varie personalità, raggruppate a seconda degli argomenti.
Le tematiche legate alle risposte riguardano le motivazioni, secondo gli intervistati, che rendono l’uomo creativo: l’ambiente in cui si cresce fin da piccoli (che può essere la famiglia o la comunità), come hanno risposto Marina Abramovich, John Cleese ed Emir Kusturica oppure la praticità dell’essere umano (come affermato da Reed Hastings e Zaha Hadid). Un artista come Quentin Tarantino dichiara che “la creatività è un dono umano” mentre Joe Coleman la considera come “un virus, una malattia”, un bisogno primario che permette di evadere dalla monotonia giornaliera (Kafka, per esempio, scriveva nel tempo libero quando lavorava come assicuratore). La creatività è legata anche alla sfera sessuale dell’uomo (come sostiene in maniera originale Takeshi Kitano) ma è anche strumento di disobbedienza politica (Pussy Riot, Ai Weiwei) o semplicemente una via di fuga dalla comunità conservatrice e bigotta (Marilyn Manson).
Inoltre, verso la fine del documentario, il regista analizza il dilemma su un altro piano, ovvero come la creatività possa condizionare l’economia, la politica, la scienza e la religione (in parole povere, l’umanità intera). Per questo motivo vengono mostrate interviste a politici, leader religiosi e intellettuali, tra cui Nelson Mandela, Michail Gorbaciov, il Dalai Lama e Stephen Hawking. Un’interessante digressione è quella del nostro Oliviero Toscani, che in un minuto, tramite una performance artistica fatta sul momento, critica il modo in cui la creatività può essere sfruttata per meri scopi commerciali (discorso ironico da parte del regista, che iniziò la sua carriera proprio in una società che trae profitto attraverso l’ispirazione creativa).
L’eterogeneità e le contraddizioni delle affermazioni ci fanno capire bene l’intento di Vaske con Why Are We Creative?: è impossibile trovare una risposta definitiva al quesito però l’autore regala allo spettatore delle ottime riflessioni; egli stesso, durante il lungometraggio, confida al pubblico di sentirsi un po’ come il capitano Achab di Moby Dick, per la sua ricerca ossessiva della risposta universale ad una domanda che lo tormenta da una vita.
Il documentario verrà distribuito nel nostro paese da I Wonder Pictures.