La Febbre dei Tulipani fa da sfondo alla passionale storia d’amore tra Sophia (Alicia Vikander), moglie di un ricco mercante, e lo scapestrato pittore Jan Van Loos (Dane DeHaan): loro sono i protagonisti de La Ragazza dei Tulipani, adattamento cinematografico del romanzo di Deborah Moggach Tulip Fever in sala dal 6 settembre distribuito da Altre Storie.
Diretto da Justin Chadwick e scritto a quattro mani dall’autrice del libro e da Tom Stoppard, premio Oscar nel 1999 per la sceneggiatura originale di Shakespeare In Love, La Ragazza dei Tulipani è il classico film elegante in costume, che colpisce lo spettatore per le interpretazioni degli attori, la cura dei dettagli e la coerenza scenica ma non brilla per originalità.
Alicia Vikander è Sophia, moglie di un ricco mercante di Amsterdam
Nel 1636 Amsterdam è una città moderna e dedita al commercio, uomini e donne delle stesse classi sociali hanno uguali diritti e il puritanesimo viene accantonato per un rinnovato fervore verso l’arte e la conoscenza. Mentre i ricchi commercianti continuano a vendere le proprie merci in tutta Europa, arricchendosi sempre di più, la classe medio-bassa trova nel mercato nero una nuova fonte di reddito: lo scambio e la vendita dei bulbi di tulipano, un fiore di rara bellezza che però appassisce rapidamente. In pochi mesi la moda impone questo nuovo prodotto, lanciando una vera e propria febbre che coinvolge tutta la popolazione.
Sullo sfondo di questo frizzante clima olandese si svolge la narrazione, che prende spunto dalla metafora dei tulipani: i bulbi più ambiti, ricchi di sfumature e di colori sono quelli destinati a marcire, simbolo di un amore adultero e malsano (seppur estremamente passionale) come quello che vivono i due protagonisti, Sophia e Jan.
Un ritratto, una città in fermento e due giovani amanti
Sophia è una giovane orfana cresciuta da una badessa (Judi Dench) in un convento di suore e data in moglie al ricco mercante Cornelis Sandvoort (Christoph Waltz) per rimpiazzare la prima moglie, morta di parto insieme al suo unico erede. Il primo compito di Sophia è dunque quello di generare la prole per la famiglia Sandvoort, in modo tale da poter salvare l’eredità commerciale di Cornelis ma i figli non arrivano e così l’anziano marito cerca un modo per gratificare la moglie, regalandole un ritratto di coppia del talentuoso pittore Jan Van Loos.
Tra Sophia e Jan scoppia subito una passione travolgente che coinvolge volontariamente ed involontariamente tutte le persone che gravitano attorno a loro: Cornelis, la badessa, gli amici del pittore e la coppia di amanti Maria (Holliday Grainger) e Willem (Jack O’Connell), la cameriera di casa Sandvoort e il pescivendolo del quartiere che vivono una storia parallela e intrecciata con quella dei protagonisti. Insieme al racconto dei personaggi si narra anche un momento economico e sociale che ha contraddistinto quel periodo e che ha generato una delle prime bolle speculative europee che portò alla rovina (o al successo) intere famiglie, rappresentando una sorta di riscatto per le classi sociali meno abbienti.
Arte e passione per il commercio alla base della sceneggiatura dell’autore di Shakespeare In Love
Molta carne al fuoco dunque per questo lungometraggio che presenta un intreccio narrativo complesso, dove ogni personaggio è a suo modo protagonista. Tutti sono legati dalla Febbre dei Tulipani, leitmotiv dell’intera sceneggiatura, che privilegia la storia d’amore ma non dimentica il contesto, inserendo numerosi elementi che rendono dinamico l’andamento del plot.
Oltre alla passione legata, anche metaforicamente, a questo fiore lussurioso e prezioso si intreccia una sorta di giallo, in cui l’altra coppia di amanti Maria e Willem sono i protagonisti. Tra sale da gioco e borse clandestine anche la badessa, interpretata come sempre magistralmente da Judi Dench, si priva dei suoi abiti morali a favore della speculazione economica dei tulipani, così come i giovani artisti perdono le loro ispirazioni per privilegiare l’aspetto “carnale” del denaro.
Intriso di metafore e di una sorta di giudizio morale finale, La Ragazza dei Tulipani è un film ben girato in cui la regia di Justin Chadwick (che già aveva lavorato al lungometraggio in costume L’Altra Donna del Re del 2008) e la sceneggiatura di Tom Stoppard (La Casa Russia, Anna Karenina, Vatel) sono complementari, concedendo allo spettatore un’opera dalla struttura solida e dalle emozioni certe.
Purtroppo gli elementi sono così tanti e differenti che faticano ad emergere le sfumature più interessanti dei personaggi; seppur i due protagonisti Alicia Vikander e Dane DeHaan siano tra i più talentuosi giovani attori sulla piazza qui risultano scialbi e monotoni, mentre vengono risaltati meglio i tratti caratteriali dei comprimari Christoph Waltz, Judi Dench e persino Zach Galifianakis, che in un ruolo del tutto marginale acquista più interesse rispetto ai personaggi principali (valorizzati esclusivamente nei loro rispettivi ruoli da amanti).
La Ragazza dei Tulipani, seppur ben scritta e diretta, rimane un’opera ancorata a quella visione classica dei romanzi best seller che prediligono più le sfumature rosa rispetto a quelle del giallo storico. Un lungometraggio che a tratti risulta persino noioso ma sicuramente soddisfa il desiderio di molti di poter ammirare per quasi due ore un periodo storico affascinante, lontanissimo dai giorni nostri, e di emozionarsi per le storie d’amore messe in scena. Il lavoro fatto da Stoppard con Shakespeare in Love, ovvero modernizzare la scrittura di un film in costume, qui non c’è traccia, a causa di uno script che si mantiene su un livello narrativo classico, di ispirazione teatrale e poco sperimentale.
Tuttavia La Ragazza dei Tulipani è un buon prodotto, destinato al pubblico che al ritorno delle vacanze estive vuole concedersi un po’ di relax con una pellicola dall’eccellente cast e dalla storia insolita, sullo sfondo di una Amsterdam poco conosciuta.