Carmine Street Guitars, diretto dal canadese Ron Mann, è un documentario presentato fuori concorso alla 75. Mostra del Cinema di Venezia che parla di un originale negozio di chitarre di New York.
Ci troviamo in un periodo storico in cui i ragazzi sono sempre meno interessati a suonare uno strumento musicale, specialmente la chitarra elettrica (lo strumento rock per antonomasia): per esempio, un marchio storico come la Gibson ha dovuto dichiarare bancarotta a causa della crisi del mercato delle chitarre elettriche. Nonostante ciò, un negozio di chitarre artigianali della Grande Mela, la Carmine Street Guitars, riesce ancora a mandare avanti la propria attività in un quartiere, il Greenwich Village, che sta subendo una forte trasformazione grazie all’apertura di ristoranti e di negozi di moda esclusiva.
CARMINE STREET GUITARS MOSTRA LA ROUTINE DI UN NEGOZIO ORIGINALE
Ron Mann mette in scena la settimana tipo di lavoro di questo negozio e laboratorio artigianale. Il regista ha tratto ispirazione nel girare la pellicola da Jim Jarmusch, che fu per Rick Kelly (il liutaio titolare della Carmine Street Guitars) l’apripista per il marchio di fabbrica della liuteria: usare il legno di recupero dei vecchi edifici di New York come materiale per la produzione delle chitarre. Rick si accorse che, usando quel tipo di legno, il suono emesso dagli strumenti (ma soprattutto la loro maneggevolezza) era superiore rispetto non solo alle chitarre stock dei marchi più blasonati, ma anche di molte custom utilizzate da musicisti di professione (nel documentario viene spiegato dettagliatamente il motivo della qualità superiore).
Oltre a lui nel laboratorio ci lavora anche Cindy Hulej, la sua apprendista, che si occupa della parte più “sperimentale” ed artistica della produzione. Nel film viene evidenziato una sorta di scontro generazionale tra lei e il suo maestro, specie nell’uso delle nuove tecnologie per promuovere i prodotti finiti (lei lo fa usando compulsivamente Instagram, Rick neanche ha la connessione Internet a casa). Ma lo scontro generazionale lo si nota soprattutto dall’età dei musicisti che vanno a visitare il negozio, per lo più turnisti di musicisti del calibro di Lou Reed, Bob Dylan e Patti Smith che appartengono alla stessa generazione del titolare del negozio (hanno vissuto tutti la stagione d’oro degli anni ‘60-’70) o poco più giovani; questo evidenzia il disinteresse dei ragazzi di oggi nel prendere in mano e suonare una chitarra o un basso elettrico.
Per i musicisti e gli amanti della musica Carmine Street Guitars è un documentario da vedere: qui lo spettatore ha la possibilità anche di vedere come viene prodotta, passo per passo, una chitarra elettrica, dall’acquisto dei materiali fino alla verniciatura e customizzazione finale. Oltre a ciò, ogni musicista che viene a visitare il negozio si concede una jam session davanti alla macchina da presa: ovviamente con la chitarra che lui/lei ha acquistato alla Carmine Street Guitars.