In un concorso dominato dagli uomini, salta maggiormente all’occhio la pellicola diretta da una regista donna: stiamo parlando di The Nightingale, opera seconda di Jennifer Kent. La cineasta australiana, che in passato ha lavorato come attrice e anche come aiuto regista di Lars Von Trier in Dogville, si è fatta notare nel 2014 con l’horror Babadook, successo di critica e di pubblico. In questa 75. Mostra del Cinema di Venezia, edizione particolarmente attenta al cinema di genere, la Kent presenta un lungometraggio ambizioso ambientato nell’Australia del diciannovesimo secolo.
UNA DONNA CERCA VENDETTA PER LA MORTE DEL MARITO E DELLA FIGLIA
Nell’isola di Tasmania, nel 1825, Clare (Aisling Franciosi) è testimone del brutale omicidio del marito e di sua figlia da parte di un soldato inglese e dei suoi compari. La giovane donna irlandese vuole giustizia: per questo motivo si fa aiutare da un aborigeno di nome Billy (Baykali Ganambarr), reduce da un violento passato. I due si metteranno in viaggio per vendicarsi: alla fine la donna otterrà molto più di quello che si aspettava.
THE NIGHTINGALE CONFERMA IL GRANDE TALENTO DI JENNIFER KENT
Dopo l’acclamato Babadook, Jennifer Kent si cimenta con un genere molto diverso: quello del revenge movie. Guardando in superficie, The Nightingale è la classica storia di vendetta in cui abbiamo un personaggio che, dopo aver subito inenarrabili ingiustizie, si riprende con gli interessi la sua rivincita.
Ma è ciò che la Kent costruisce attorno alla vicenda di Clare a rendere la pellicola interessante, trasformandola in un’opera con rilevanti sottotesti politici e sociali: lungo i 136 minuti il film mette in scena sia l’atteggiamento maschilista e misogino dell’esercito inglese del diciannovesimo secolo che il dramma umano vissuto dagli aborigeni durante l’occupazione britannica. Era difficile trattare tematiche complesse e, allo stesso tempo, emozionare lo spettatore senza utilizzare alcun tipo di retorica ma l’autrice australiana riesce nell’impresa, gestendo in maniera efficace dramma (la violenza del lungometraggio, sebbena in alcuni punti sia efferata, non è mai fine a se stessa) e ironia, alleggerendo la pesante atmosfera che la Kent crea con grande perizia.
Tecnicamente la regista di Babadook conferma il grande talento mostrato nella sua opera prima (non era semplice cambiare genere in maniera così repentina al secondo film) e, anche dal punto di vista della scrittura, se la cava egregiamente, tratteggiando personaggi indimenticabili: oltre al cattivissimo Hawkins interpretato da Sam Claflin, spiccano i due protagonisti di The Nightingale ovvero la giovane Clare (una splendida Aisling Franciosi), madre disperata ma non arrendevole, e soprattutto l’aborigeno Billy, probabilmente il character più interessante e carismatico di tutto il lungometraggio.
The Nightingale rappresenta un passo in avanti per un’autrice che, attraverso il cinema di genere, si sta ritagliando sempre più un posto rilevante nel panorama internazionale.