In Un Giorno all’Improvviso Antonio (Giampiero De Concilio) è un diciassettenne che vive in un piccolo paese della periferia campana. Mentre il padre che lo ha abbandonato da piccolo si nasconde da lui mantenendo una netta distanza, la madre Miriam (Anna Foglietta) combatte con la depressione che l’ha colpita proprio quando il compagno se ne è andato, lasciandola sola a crescere il bambino in un desiderio fin troppo fervente di ricostituire una famiglia ormai andata in pezzi. Antonio dal canto suo, cerca di aiutare la madre lavorando sia nel campo di limoni di loro proprietà che nella pompa di benzina la sera tardi, mentre dedica la mattina alla scuola e il pomeriggio agli allenamenti di calcio. Ma l’impegno più grande per lui è quello di rassicurare l’assistente sociale che monitora la salute mentale di Miriam e che è quindi pronta ad allontanarlo dalla madre qualora si rendesse necessario. Ma un giorno, finalmente, sembra arrivare l’occasione della vita: un talent scout si accorge del suo talento in campo, decidendo quindi di sostenerlo nel provino per un’importante squadra di serie A. La possibilità di cambiare vita e salvare la madre dalla depressione sembra ormai a un passo, ma i cambiamenti che un evento del genere scaturiscono non saranno facili da affrontare per un adolescente in veloce crescita.
L’opera prima di Ciro D’Emilio, titolo internazionale If Life Gives You Lemons, è stata presentata nella sezione Orizzonti della 75. Mostra del Cinema di Venezia ed è disponibile in streaming su Festival Scope fino al 19 settembre. Il regista decide di raccontare il tenero ma difficile rapporto che intercorre tra madre e figlio, ma si discosta dalla corposa filmografia che ha esplorato le stesse tematiche preferendo al più convenzionale sguardo del genitore quello mutevole e complesso di un figlio adolescente. Il cambio di prospettiva però non avviene solo in termini di racconto, ma anche da un punto di vista diegetico, perché Antonio in questo caso è sia figlio che genitore: ripudiato dal padre biologico, ritrova una sorta di figura paterna solo nell’allenatore e nel talent scout, mentre Miriam è amorevole nei suoi confronti ma totalmente incapace di portare a termine il compito di una madre, quello cioè di accudirlo e crescerlo fino a quando non sarà pronto ad abbandonarsi al mondo, verso un’età adulta che dovrebbe arrivare solo dopo un infanzia spensierata e felice. Ma Antonio è a tutti gli effetti l’uomo di casa: i proventi che arrivano dalla coltivazione di limoni vengono sperperati dalla madre in slot machine, birra e marijuana, per cui il suo lavoro alla pompa di benzina è in effetti l’unica entrata concreta, e Miriam, nel suo abbandonarsi totalmente alla malattia mentale, non è altro che una bambina incapace di badare a se stessa e totalmente dipendente dal figlio.
Un Giorno all’Improvviso è allora non solo la difficile storia di una famiglia del sud, ma è soprattutto il racconto di formazione di un ragazzo che forse non è mai stato bambino e ha imparato a combattere già prima di camminare. Genitore da subito, e mai figlio, Antonio è così lanciato nell’età adulta senza però avere le giuste informazioni per muoversi liberamente in questo mondo fatto di primi scontri con gli amici, di nuovi amori all’orizzonte, responsabilità concrete e sogni nel cassetto da inseguire
Per fare questo, Ciro D’Emilio si abbandona completamente nell’inseguimento dei personaggi, per cui tutto il film respira con la stessa intensità del suo protagonista, rivelando non tanto un punto di vista soggettivo, ma una vera e propria immedesimazione della macchina da presa. Le immagini che arrivano allo spettatore sono quindi già metabolizzate dallo schermo e con un fortissimo impatto emotivo il personaggio di Antonio è così supportato non tanto dagli altri in scena, ma proprio da un pubblico che non riesce a rimanere indifferente. Ma non per questo la sceneggiatura scritta insieme a Cosimo Calamini si serve di un linguaggio sentimentale, ma anzi, nonostante qualche spunto romanzato che al cinema non guasta mai, resta nella sfera del credibile e non sfocia mai nel patetico. Anche grazie alla fotografia di Salvatore Landi che predilige il grigio dell’asfalto e del cemento della periferia campana, ecco che allora tutta la forza del film e la sua capacità di veicolare le emozioni si affidano totalmente alle interpretazioni degli attori in scena.
Perfettamente calibrati, Anna Foglietta nella parte di Miriam e Giampiero De Concilio in quella di Antonio sono i due pesi che regalano alla pellicola un perfetto equilibrio: tempestosa e drammatica una, quanto posato e tenero l’altro, i due attori lavorano in sintonia quel tanto da rendere assai godibile il film e verosimile la vicenda. È soprattutto il giovanissimo De Concilio a risultare perfetto nella parte del protagonista, riuscendo a riequilibrare sempre i movimenti in scena anche quando la Foglietta eccede un po’ rischiando di superare il limite del farsesco.
Un Giorno All’Improvviso è una di quelle opere prime che rischia per la sua delicatezza di essere sottovalutata, mentre invece riesce pienamente a raccontare come il sentimento possa essere puro anche sul terreno arido dell’infanzia mancata. Un debutto al lungometraggio senza dubbio riuscito per l’ex assistente alla regia di Sollima, Comencini e Cupellini, che ci auguriamo sia l’inizio di un percorso ricco di soddisfazioni tanto per l’autore quanto per il pubblico.