Unremember (titolo originale Deslembro), presentato nella sezione Orizzonti alla 75. Mostra del Cinema di Venezia e disponibile in streaming su Festival Scope, racconta la storia di Joana, una ragazza brasiliana a cui è venuto a mancare il padre – fatto scomparire per motivi politici dal regime militare che si instaurò nel Paese a partire dagli anni Sessanta. Il nuovo compagno della madre, anch’esso dissidente verso una dittatura meno conosciuta ma altrettanto cruenta di quella argentina, e dal quale aveva avuto altri due figli, è costretto all’esilio.
Così tutta la famiglia si trasferisce in Francia dove Joana, i due fratellastri, la madre e il compagno restarono fino al 1979, anno in cui il regime vara l’amnistia. La ragazza, ora quindicenne, torna in Brasile dove continua a frequentare la scuola, a coltivare la passione per la letteratura e per la musica e dove trova il suo primo amore da adolescente. La scomparsa del padre però ha lasciato una traccia e una cicatrice indelebile nella sua vita e spesso chiede alla madre di dirle esattamente cosa è successo perché per lei una scomparsa può essere quella di una persona “che dice di andare a comprare le sigarette e non torna più”; scomparire per motivi politici no, questo non lo comprende, non lo concepisce.
Quella di Joana è una ricerca nella memoria, nella sua memoria di bambina di quattro anni. Una ricerca faticosa, sbiadita, nebulosa, sfocata come sono sfocati molti dei primi piani che la regista Flavia Castro dissemina lungo tutti i centocinque minuti di pellicola e che privilegiano più che le immagini, i suoni, i brusii, le voci. Solo alla fine capiremo che, allo stesso modo, la ricerca di Joana per recuperare la figura paterna e capire ciò che gli era accaduto non avrebbe dovuto dirigersi sui ricordi visivi della sua infanzia ma sulle voci, in particolare la sua.
Unremember è l’opera prima della Castro, ispirata fondamentalmente alla sua biografia con elementi di finzione introdotti nella sceneggiatura curata da lei stessa. Il film, pur avendo come sottofondo il contesto dittatoriale di quegli anni in alcuni Paesi dell’America Latina (il regime brasiliano tramonterà definitivamente nel 1984), è il viaggio di una famiglia e di una singola ragazza, Joana, da un prima a un dopo, dalla Francia al Brasile, dall’esilio alle radici, dal tenero rapporto con i fratellastri a quello altrettanto tenero con la nonna paterna, dalla rimozione alla consapevolezza.
Unremember si regge su un buon cast di attori non professionisti (Hugo Abranches, Arthur Vieira Raynaud, Sara Antunes, Eliane Giardini), su cui spicca la protagonista Jeanne Boudier. I flashback di Joana galleggiano costantemente durante il film, e se da una parte denotano la disorganizzazione della memoria quando vuole recuperare ricordi infantili dall’altra parte rappresentano il limite di una pellicola che a tratti si mostra un po’ dispersiva. Nonostante ciò il debutto della Castro non può che ritenersi positivo, soprattutto perché nel bene e nel male la sua regia dimostra di avere le idee chiare sebbene si sia misurata con un lavoro “labirintico”.