Dachra, film di chiusura della 33. Settimana Internazionale della Critica alla 75. Mostra del Cinema di Venezia, saccheggia tutto il campionario del cinema dell’orrore del novecento, mascherando sotto forma di “omaggi” la mancanza di una storia convincente. Ambientato fra un manicomio e un piccolo villaggio, la pellicola d’esordio di Abdelhamid Bouchnak segue Yassmine Dimassi (Yassmine), Aziz Jbali (Walid) e Bilel Slatnia (Bilel), tre giovani studenti di giornalismo tunisini che investigano sulla possibile esistenza di una strega. Il film comincia sulla falsariga di Blair Witch Project, per poi proseguire con fantasmi, segreti nascosti dagli abitanti e vari omaggi come quello alla celeberrima scena della doccia Psycho in una delle prime sequenze del film.
Dachra è tutto sommato ben girato (già a partire dalla decapitazione iniziale si capisce che Bouchnak conosce benissimo i canoni del cinema horror), capace di alternare movimenti di macchina alla camera fissa e di virare da sequenze sanguinolente di riutali ad ordinarie scene di conversazione fra i tre amici. Il problema del film sta nella sceneggiatura, risolta senza una grande varietà di idee. Lo script di Bouchnak è infatti un calderone dentro al quale troviamo i classici “jump-scare”, gli stereotipi del cinema horror, una bambina dal cappotto rosso con il sangue che le cola dalla bocca (quella della locandina, per intenderci). Poi ancora la stregoneria, degli abitanti di un piccolo villaggio che nascondono dei segreti e che “non sono quello che sembrano”.
Tutto questo, inoltre, viene messo in scena con un allestimento scenografico terribile, vecchissimo rispetto a quello del cinema horror contemporaneo. Fotografato male e talvolta montato con poca cura, Dachra propone un’idea di cinema superata, con la quale oramai il genere dell’orrore ha davvero poco a fare. Negli ultimi anni (o anche andando più indietro) con budget risicati si è riusciti a creare film come The Witch o lo stesso Blair With Project, veri e propri oggetti di culto. Abdelhamid Bouchnak è capace di girare e forse, con il suo prossimo progetto, avrà migliore fortuna.