Il regista svedese Bjorn Runge dirige un dramma familiare dal sapore vintage con una splendida Glenn Close, che dimostra ancora una volta la stoffa da fuoriclasse dell’arte drammatica. The Wife – Vivere nell’Ombra, in sala dal 4 ottobre è la storia del professore universitario Joe Castelman, interpretato dal “Don Chisciotte” Jonathan Pryce e di sua moglie Joan (Glenn Close), una coppia apparentemente solida che in realtà nasconde molti scheletri nell’armadio.
Tratto dal romanzo di Meg Wolitzer e adattato per il grande schermo da Jane Anderson The Wife – Vivere nell’Ombra non riesce ad attraversare lo schermo, appiattito da una sceneggiatura che sembra incompiuta e che viene sorretta quasi esclusivamente dalle ottime interpretazioni dei protagonisti, attori dalla solida esperienza che tirano fuori il carattere dei coniugi Castelman, riuscendone a cogliere le sfumature di durezza e fragilità che, contemporaneamente, li caratterizzano.
Una trama lineare per raccontare l’uomo dietro il Nobel
Candidato al premio Nobel per la letteratura, il professor Castelman è uno scrittore di successo, noto per il suo smodato egocentrismo è sempre accompagnato dalla moglie che, come la brava partner dell’uomo popolare, sembra esserne la più grande sostenitrice, nonché segretaria e confidente.
La trama del film di Bjorn Runge si snoda intorno al viaggio che i signori Castelman organizzano per andare a Stoccolma a ritirare l’ambito (e vinto) premio Nobel. Dai preparativi per la partenza si evince il risentimento che Joan cova nei confronti del marito e che, in un crescendo di avvenimenti viene fuori durante l’iter del viaggio, che condurrà i coniugi a venire allo scoperto e confrontarsi con l’unica verità assoluta nel loro matrimonio, il lavoro di Joan come ghostwriter.
Una riflessione sul talento femminile e sull’esercizio di potere dell’uomo dominante.
Mentre il professore si gode i suoi momenti di gloria, accolto quasi come una divinità dalla comunità internazionale, Joan trascorre il suo tempo libero con il giornalista Nathaniel Bone (Christian Slater), da anni sulle tracce della coppia in cerca di conferme sulle indiscrezioni che riguardano il vero autore dei libri di Castelman. In un confronto aperto sul “mestiere” di moglie e su cosa e quanto una donna sia disposta a sacrificare per amore si delinea la vera identità di Joan, nascosta dietro pagine fitte di sofferenza, inquietudine, amore e risentimento. Sentimenti che la protagonista prova contemporaneamente e che si realizzano in un momento in cui è impossibile poter tornare indietro ma è lecito, nonostante l’età avanzata, cambiare il proprio destino e poter prendere in mano le redini della sua vita.
The Wife – Vivere nell’Ombra è ben diretto ed eseguito, merito del regista che ha una lunga gavetta alle spalle e del cast, che eccelle su una sceneggiatura povera e priva di spessore. Attori come Glenn Close, Jonathan Pryce e Christian Slater riescono facilmente ad emergere poiché sorreggono tutto il peso del film, che somiglia più una ad una pièce teatrale che ad un lungometraggio, soprattutto per lo sforzo mimico che gli interpreti sono quasi costretti a compiere, peccato ne manchi la solidità dei dialoghi, che sono limitati soltanto allo svolgimento della trama, nascondendo un sottotesto degno di uno spessore maggiore.
In fondo si parla della sottomissione della donna a favore del successo di un uomo, del considerare il lavoro svolto in casa come un dovere, del passaggio da studentessa ad amante e del matrimonio come un coacervo di menzogne. Nemmeno i figli, seppur molto amati, riescono a sollevare le sorti della famiglia Castelman, che è imbrigliata in uno schema di infelicità da cui sembra veramente difficile uscire.L’angoscia che deriva dalla situazione però non viene mai fuori a favore invece di una trama che privilegia la condizione attuale dei coniugi e che si concede qualche flashback che aiuta lo spettatore a comprendere la relazione di coppia e il ruolo di Joan nella vittoria del Nobel.
Se per tutta la durata del primo tempo si spera in un qualche colpo di scena, nel secondo ci si aspetta quantomeno l’incalzare delle indagini di Bone, che sta alle calcagna della coppia dall’inizio del film e che invece rimane arenato nel ruolo di provocatore. Anche il rapporto con i figli non è approfondito, se non in qualche piccola e sporadica analisi che mira semplicemente a mettere in dubbio la trasparenza del protagonista.
The Wife – Vivere nell’Ombra lascia allibiti per quanto a volte la ricchezza di elementi interessanti in una trama non si riesca a concretizzarsi in una scrittura profonda ed empatica, degna di attori che (per fortuna) riescono a conferire spessore anche alle sceneggiature più insignificanti.
Il lungometraggio di Bjorn Runge rimane così arenato in una brutta sceneggiatura ma mantiene molti elementi caratteristici di un genere che piace ad una certa fascia di pubblico, sicuramente il lavoro di Glenn Close e Jonathan Pryce salva la pellicola, che non riesce a conquistare il cuore dello spettatore ma che apre una finestra sulla condizione di una donna nel ventesimo secolo, ancorata a stereotipi di genere cui deve confrontarsi e che ha il dovere di superare.