Da una parte due professionisti agiati, marito e moglie, dall’altra una famiglia con prole che vive di stenti. Due realtà che si incrociano in una qualsiasi notte iraniana e che a causa di quei percorsi strani, contorti, reali più di ogni fantasia e drammatici saranno costretti a fare i conti gli uni con gli altri e soprattutto con sé stessi. Da questo punto di vista Il Dubbio – No Date, No Signature (Bedoone Tarikh, Bedoone Emza) si inserisce a pieno titolo nel filone neorealista del cinema iraniano, e il regista Vahid Jalilvand regala scene indimenticabili che esplorano il confronto tra classi sociali ed economiche, diverse, opposte, fino alle estreme conseguenze, proprio come fa il suo conterraneo Asghar Farhadi (Una separazione e Il cliente).
Tuttavia sarebbe riduttivo definire Il Dubbio – No Date, No Signature, che finalmente è disponibile in home video su distribuzione CG Entertainment /102 Distribution, semplicemente come un film neorealista. La pellicola di Vahid Jalilvand infatti mette in primo piano, come in generale tutto il cinema medio-orientale, l’indagine accurata, profonda e spietata dei suoi personaggi. Centoquattro minuti in cui non c’è nessuna indulgenza né per le situazioni socio-economiche entro le quali si muove lo script, né per i tratti psicologici dei protagonisti; per le loro necessità, per le loro debolezze, per la loro voglia di riscatto assoggettata a leggi “antropologiche” (oseremmo dire) tutt’altro che infallibili e razionali. È così che con lo scorrere del tempo l’assunzione di responsabilità e il dovere civico si trasformano lentamente in senso di colpa, in ossessione, in autopunizione, poi in immolazione fino al “martirio laico”. L’indagine su questi stati d’animo (e psicologici) i cui confini sono continuamente cancellati, ridefiniti e riscritti rappresentano il vero capolavoro che il regista iraniano riesce a portare sul grande schermo. In tutto ciò Ali Zarnegar, che ha firmato la sceneggiatura insieme allo stesso Jalilvand, si rivela ancora una volta un autore tra i più interessanti, confermando peraltro quanto di buono aveva già prodotto con la sceneggiatura di Wednesday, May 9 (Un mercoledì di maggio, il titolo sugli schermi italiani), proiettato al Festival di Venezia nel 2015.
Il Dubbio – No date, no signature, presentato nella sezione Orizzonti della 74. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e premiato per la miglior regia e la miglior interpretazione maschile, prende le mosse da un incidente automobilistico apparentemente banale. Kaveh Nariman è uno stimato anatomopatologo che lavora in ospedale e una sera in seguito a un sorpasso azzardato di un altro automobilista sperona un motorino dove stanno viaggiando marito, moglie e due figlioletti, un maschio e una femminuccia di pochi mesi. Il bambino batte la testa ma è cosciente e il padre decide di continuare il viaggio verso casa, nonostante il medico lo consigli di portarlo in ospedale per accertamenti e si offra lui stesso di accompagnarli. Dopo alcune ore scopre che il ragazzo è morto, è stato portato all’obitorio dove lui lavora e che l’autopsia è stata affidata a sua moglie. La situazione costringerà l’uomo a mettersi davanti alla scelta se avere o no il coraggio di assumersi le proprie responsabilità. A volte certe conclusioni sembrano già scritte nei meandri dell’anima, forse nel dna. Parallelamente al suo percorso umano e civile si snoda quello della relazione con sua moglie il cui referto dopo l’autopsia sarà di “morte per botulismo”, e quello dei genitori del bambino: di una donna iraniana che va oltre gli stereotipi e di un padre disperato, costretto a scelte insensate dalla miseria (culturale ed economica).
Dal punto di vista tecnico Vahid Jalilvand dimostra una buona padronanza e si fa apprezzare soprattutto per dilatare gli spazi angusti, fisici o psicologici che siano, e renderli fruibili e comprensibili. A misura di spettatore, si direbbe. Il ricorso di tanto in tanto alla steadycam è scelta e strumento efficacissimo allo scopo, caricando le scene anche della giusta suspense. Infine un citazione particolare per gli attori. Amir Aghaee, Zakieh Behbahani, Saeed Dakh, Navid Mohammadzadeh e Alireza Ostadi offrono interpretazioni di spessore, che solo raramente soffrono di piccole ingenuità al limite col naïf. Cosa che si sarebbe potuta evitare accorciando la pellicola soltanto di cinque minuti. Decisamente un “peccato” veniale.
Il Dubbio – No Date, No Signature: lo straordinario film iraniano sulla colpa [recensione DVD]
In DVD il film di Vahid Jalilvand, vincitore dei premi per la miglior regia e il miglior interprete maschile a Venezia 74.