Sono finalmente disponibili su Amazon Prime Video i primi due episodi di The Romanoffs, la nuova serie di Matthew Weiner. L’ultima opera del creatore di Mad Men è un’antologia (otto puntate da novanta minuti) che racconta di alcuni persone convinte di essere discendenti della dinastia Romanov, quasi completamente sterminata dai bolscevichi durante la rivoluzione russa. Coloro che sono riusciti a scappare si sono stabiliti nel resto del mondo, tanto che ogni episodio di The Romanoffs è ambientato in una nazione diversa. Un colossal, quello prodotto da Amazon, che pur non essendo al livello di Mad Men non delude le aspettative.
THE VIOLET HOUR
The Violet Hour è il titolo del primo episodio, ambientato in un lussuoso appartamento barocco del centro Parigi dove vive Anushka (Marthe Keller), una scorbutica e ipocondriaca nobile di sessant’anni che passa le giornate in compagna del suo adorato cane Alexei. Nella capitale francese vive anche suo nipote americano, l’unico membro della sua famiglia ancora in vita. Greg (interpretato da Aaron Eckhart) e la sua fidanzata Sophie (Louise Bourgoin) sono accondiscendenti verso la zia poichè sperano di accaparrarsi l’appartamento alla dipartita della parente. Il loro piano però rischia di andare in fumo quando Anushka si affeziona ad Hajar, una donna di origini nordafricane che lavora come domestica.
Hajar, per i fan di Mad Men, è un po’ l’equivalente di Peggy Olson (il personaggio che ha reso famosa l’attrice Elisabeth Moss). Le due donne sono accomunate dalle difficoltà che trovano nel luogo di lavoro, un ambiente dove sono ostacolate dai pregiudizi dei superiori. La domestica africana viene continuamente insultata da parte di Anushka, che in un primo momento la chiama terrorista e successivamente le elenca tutte le grandi sconfitte del popolo arabo nel corso della storia. Hajar, stoicamente, resiste e continua a svolgere il suo lavoro al meglio. Come Peggy passava da segretaria a “copywriter”, Hajar passa da essere apostrofata a essere chiamata per nome.
Tuttavia, ciò che cambia radicalmente rispetto a Mad Men è lo stile con il quale le vicende vengono narrate. La serie di Weiner del 2005 era completamente ambientata nelle stanze e negli uffici, relegata (per ragioni di budget) a essere un’opera di “interni”. In The Romanoffs i set si moltiplicano, gli esterni valgono quanto gli spazi chiusi e la narrazione procede in modo elementare, con faccende che ci sono familiari. Mad Men descriveva l’America, faceva riferimenti colti, descriveva il Vietnam, le proteste afroamericane, gli hippie e tutto quello che è stata la grande storia statunitense negli anni ’60. La serie con protagonista Don Draper, insomma, era molto più ambiziosa ed elitaria di The Romanoffs, mentre Matthew Weiner e Amazon, stavolta, vanno alla ricerca di un pubblico il più vasto possibile.
THE ROYAL WE
Il secondo “film” di The Romanoffs comincia come un lavoro di Woody Allen: Michael e Shelley Romanoff (rispettivamente Corey Stoll e Kerry Bishè) sono seduti sul divano di un terapeuta mentre discutono dei loro problemi di coppia. Non hanno alcuna passione in comune, lei lavora da casa e lui sta tutto il giorno in ufficio. Per rimettere in sesto la propria relazione decidono di imbarcarsi su una nave da crociera dove si sta svolgendo una riunione dei discendenti Romanov in giro per il mondo. Dopo aver conosciuto l’affascinante Michelle (magnificamente interpretata da Janet Montgomery), Michael riesce con l’astuzia a rimanere a casa e Shelley parte da sola per la crociera. Le conoscenze che faranno i due nei giorni in cui sono separati potrebbero cambiare per sempre il corso delle loro vite.
L’ambientazione passa dallo sfarzoso centro di Parigi ad una piccola città degli Stati Uniti, dove i due coniugi vivono una vita molto equilibrata e semplice. The Royal We è infatti una storia di seduzione e passione extra-maritale, di fuga dal quotidiano e dalla routine, rappresentata dalla bellezza incredibile di Michelle e dallo sfarzo legato alla riunione dei Romanov (fra cui uomini vestiti da ufficiali che girano a cavallo e una rappresentazione della corte russa con un gruppo di nani al posto dello zar e della sua famiglia).
Nonostante sia un lavoro di grande intrattenimento, ben scritto e ben recitato, questo secondo capitolo lascia un certo senso di frustrazione addosso. È un episodio particolarmente ordinario, che racconta una storia che abbiamo già visto o letto decine di volte. Ancor più di The Violet Hour, The Royal We è un film televisivo che non lascia assolutamente il segno (se non per gli ultimi gustosi minuti finali). Se non fosse per quella cosa assurda che è la “Romanov Reunion”, di questo episodio non se ne discuterebbe nemmeno. Sebbene sia tutto scritto e diretto con grande abilità, manca, forse, l’ambizione che invece ha reso Mad Men un’opera seminale.
UNA SERIE ANCORA DA SCOPRIRE
Che cosa sia realmente The Romanoffs lo scopriremo nei successivi sei episodi. Ciò che per ora abbiamo capito è che la vita dei protagonisti viene lontanamente influenzata dalla storia e da quello che sono stati i Romanov: l’appartamento di Anushka era stato comprato da un Romanov per l’amante e Shelley partecipa a quella riunione, dove conosce una persona, poiché suo marito porta quel cognome. Insomma, la dinastia russa è solo tangenzialmente protagonista di questa serie. I due episodi sono divertenti, scorrevoli, leggeri e sicuramente più adatti ad un vasto pubblico. L’ordinarietà delle storie non è per sé un difetto, soprattutto perché mancano ancora sei episodi e da Matthew Weiner possiamo aspettarci un salto di qualità, un altro elemento in grado di legare queste storie e, chissà, farle persino intrecciare.