Per il regista francese Gilles de Maistre il ritorno ad un rapporto incontaminato e rispettoso tra uomo e natura, fulcro filosofico del suo ultimo film Mia E Il Leone Bianco, si può realizzare solo tramite l’incontro di due soggetti puri: un cucciolo di leone bianco e una bambina, unica declinazione in cui a livello simbolico l’uomo conserva una certa innocenza. Presentato alla 13. Festa Del Cinema Di Roma, il film uscirà nelle nostre sale il 17 gennaio 2019 distribuito da Eagle Pictures e Leone Film Group.
LA STORIA DELL’AMICIZIA TRA UNA BAMBINA E UN LEONE
Mia (Daniah De Villiers) si è appena trasferita con la sua famiglia in Sudafrica, dove il padre ha avviato un allevamento di leoni. A differenza del fratello Mick (Ryan Mac Lennan), Mia non ama né la sua nuova casa né gli animali. La mattina di Natale però nasce nella tenuta un cucciolo di leone bianco, Charlie, che sorprendentemente sembra spezzare l’indifferenza di Mia. Lentamente, la bambina e il leone si avvicinano e nel corso di un anno instaurano un legame molto forte. Ormai adulto, Charlie viene rinchiuso in un recinto appena fuori la villa di famiglia ma, nonostante la preoccupazione dei genitori, Mia continua a fargli visita. Tuttavia, quando lo si viene a sapere, il padre di Mia decide di vendere Charlie, spingendo la figlia a pedinare il genitore per scoprire l’acquirente del leone. Dopo una sconvolgente rivelazione, con una coda di leone che spunta dal finestrino, la bambina parte in missione di salvataggio tra praterie, autostrade e centri commerciali.
UN PROGETTO DURATO BEN TRE LUNGHI ANNI
L’intera produzione del lungometraggio si snoda per un periodo di oltre tre anni, consentendo di cogliere lo sviluppo tecnico ma soprattutto fisico di tutti gli attori, leone compreso. “Filmare una relazione tra un bambino e un leone era impossibile. L’unico modo era lavorare con il leone da cucciolo facendolo crescere con il bambino” ha specificato Kevin Richardson, zoologo e addestratore di leoni responsabile tecnico della gestione degli animali coinvolti nel film. Tre anni di lavoro, tre sessioni full immersion ogni settimana dalla durata di due o tre ore circa: questo è stato il grado di impegno richiesto affinché si instaurasse tra i bambini e il leone quella relazione familiare e spontanea che la pellicola regala al pubblico.
Rivolto ad un target prevalentemente giovane, Mia E Il Leone Bianco mira a sensibilizzare gli adulti di domani attraverso un format adatto anche ai più piccoli che non opacizza il messaggio di fondo. L’opera, nonostante possa essere letta a livello superficiale come la storia dell’amicizia tra un leone e una bambina, in realtà veicola valori ben più profondi, primo fra tutti il rispetto della natura. Dietro l’idilliaco allevamento di leoni si cela infatti un traffico, legale ma immorale, che ruota attorno allo sfruttamento degli animali. Tra questi e la libertà c’è di mezzo l’uomo: simbolicamente, l’ultimo ostacolo che intralcia la fuga di Mia e di Charlie è un centro commerciale. Mia E Il Leone Bianco trasmette i suoi valori con un linguaggio semplice, privo di ambiguità: il nero e il bianco sono nettamente separati, così come sono individuati, senza possibilità di errore, i buoni e i cattivi. Una distinzione non banale ma funzionale allo scopo, che prende forma attraverso gli occhi incontaminati di una bambina. Le immagini del cucciolo di leone e l’intimità tra Mia e Charlie, oltre alla naturalezza sorprendente delle scene con il leone, mirano chiaramente ad ammorbidire il cuore dello spettatore. Sfruttando l’onda emozionale, costruita anche grazie al contributo del buio della sala cinematografica, il messaggio colpisce la platea, con gli occhi azzurri del cucciolo che riescono ad abbattere tutti i gradi di indifferenza.