Le vostre estati adolescenziali sono state circondate da letture impegnate, musica classica e primi amori passionali e strazianti alla Call Me By Your Name? In questo caso, Measure of a Man, titolo presentato ad Alice nella Città durante la tredicesima Festa del Cinema di Roma, non parla proprio di voi.
Bobby è un adolescente in sovrappeso e odia l’estate. Non condivide l’entusiasmo generale di farsi un bagno e passare le ore sdraiati al sole, ma preferisce trascorrere il suo tempo con la sua migliore amica, qualche gelato di troppo e un giro al luna park. Sentendo la lontananza sia degli amici che dei genitori, Bobby decide di trovarsi un lavoro estivo, curando l’enorme giardino del Dr Kahn. Peccato che i bulli lo seguiranno anche lì.
Il regista Jim Loach (figlio d’arte) riesce a non semplificare il protagonista rinchiudendolo nella prigione del suo stesso corpo; grazie a una sceneggiatura prontissima a evitare facili stereotipi, Measure of a Man risulta estremamente empatico con gli spettatori. Non vi servirà essere stati “in carne” per avvicinarvi all’estate secondo Bobby: non si parla semplicemente di grassi contro addominali, ma si toccano le corde della vergogna stessa, sentimento esasperato ai massimi livelli nell’adolescenza.
Durante il periodo estivo, Bobby è impegnato a non scoprirsi, a far vedere il meno possibile quel corpo che gli causa tante critiche e violenze inaudite. L’imbarazzo sottile e non convenzionalmente dichiarato viene fuori gradualmente nell’arco della storia: il ragazzo non si lamenta della sua situazione, stringe i denti e si impegna nel suo nuovo (e primo) lavoro. La macchina da presa lo osserva con garbo e attenzione riuscendo a farci sorridere ed immedesimarci quasi epidermicamente nelle sue insicurezze e nelle sue paure.
Dopo i toni cupi di Oranges and Sunshine, Jim Loach costruisce una commedia in cui l’ironia semplice e uniforme riesce a bilanciare l’aggressività che segna l’estate della crescita. In un film in cui il corpo sembra essere il fulcro di tutto, Blake Cooper lavora magistralmente con l’espressività del viso per mostrare il più classico dei passaggi cinematografici, quello dall’adolescenza all’età adulta. Nei panni del Dr Kahn, un raffinatissimo Donald Sutherland regala un saggio mentore estivo che accompagnerà il ragazzo senza avere per lui facili soluzioni.
È rilevante che Measure of a Man non consideri la via di un cambiamento fisico come la soluzione ai problemi (non vai bene quindi devi impegnarti per modificare il tuo aspetto), ma al contrario vuole raccontare la scoperta di un giovane che va oltre quello che gli altri considerano sbagliato o non conforme alla loro sezione “esplora” di Instagram. Saranno le persone che circondano il protagonista a strappare via o nascondere pezzi di se stessi per accontentare il mondo (scelta che persegue l’ottimo bullo della storia).
Bobby non segue questa strada perché, quando deciderà di togliersi la maglietta per tuffarsi finalmente in acqua, lo farà unicamente per rivendicare la sua dignità di giovane uomo.