Dopo il suo The Devil And Father Amorth visto al Lido nel 2017, anche quest’anno William Friedkin aveva illuminato la Mostra del Cinema di Venezia, questa volta però non in veste di regista ma come protagonista del documentario Friedkin Uncut – Un Diavolo Di Regista, diretto da Francesco Zippel e presentato nella sezione Venezia Classici – Documentari del festival diretto da Barbera. Ora il lungometraggio arriva finalmente nelle nostre sale per una release limitata il 5, 6 e 7 novembre su distribuzione Feltrinelli Real Cinema in collaborazione con Wanted Cinema.
GRANDI ATTORI E REGISTI RACCONTANO WILLIAM FRIEDKIN
Dal titolo già si comprende come venga analizzata in maniera dettagliata la carriera del regista de L’Esorcista, il quale si lascia andare davanti all’intervistatore-documentarista raccontando aneddoti e considerazioni non proprio politically correct. Il documentario viene integrato con molti interventi di personalità che hanno lavorato a fianco di Friedkin (tra cui Willem Dafoe, Matthew McConaughey, Francis Ford Coppola) o che ammirano in particolar modo le opere del regista, come Walter Hill, Quentin Tarantino, Dario Argento, Wes Anderson e Damien Chazelle. Da queste interviste emerge il modo di lavorare del cineasta e, soprattutto, Zippel fa intuire allo spettatore come Billy (come lo chiamano gli intervistati) sia un personaggio molto schietto e pragmatico.
Questa concretezza è sempre presente nella filmografia di Friedkin, il quale ha sempre privilegiato un certo realismo nei suoi lungometraggi: ne Il Braccio Violento della Legge ad esempio, durante la lavorazione del film Friedkin ha lavorato, utilizzando le parole di un poliziotto che collaborò con lui, “come un membro della narcotici”, tenendo conto anche del modo in cui è stata girata la scena dell’inseguimento in auto (il regista stesso la considera “troppo pericolosa per essere girata oggi”). Altro elemento della sua carriera è l’ossessione nell’effettuare ricerche dettagliate, soprattutto nel celeberrimo L’Esorcista in cui integrò il materiale del romanzo di William Peter Blatty con testimonianze di parenti e conoscenti di persone che avevano subito un esorcismo.
LA CARRIERA INCREDIBILE DI UN PERSONAGGIO ANTICONFORMISTA
Come in ogni documentario biografico, ovviamente la vita di Friedkin viene raccontata fin dal principio: la famiglia poverissima, l’infanzia felice a Chicago (nonostante le ristrettezze economiche), il lavoro come fattorino in una stazione televisiva ed infine la gavetta come regista televisivo. Dopo la visione di Quarto Potere egli decise di dedicarsi al cinema ma grazie alla TV girò un documentario su un condannato a morte (The People vs Paul Crump) che suscitò talmente tanto clamore da far riaprire il caso (Paul Cramp infine venne scarcerato). Da qui in poi la scalata fino a Il Braccio Violento della Legge e L’Esorcista, che decretarono il successo del regista ad Hollywood. Oltre ai due capolavori vengono citati anche film meno conosciuti del cineasta di Chicago, come il controverso Cruising (boicottato originariamente dalla comunità gay), Vivere e Morire a Los Angeles (con un giovanissimo e sconosciuto Willem Dafoe nel cast), i recenti Bug e Killer Joe (quest’ultimo film rappresenta la svolta della carriera di Matthew McConaughey, che gli permise di ottenere la parte di Rust Cohle in True Detective) ma soprattutto il suo maggior flop commerciale, Il Salario Della Paura. La parte finale del documentario viene dedicata a due eventi importanti della vita di Friedkin: il suo lavoro come regista teatrale (sotto richiesta del direttore d’orchestra Zubin Mehta) ne L’Aida di Verdi nel 2015 e la presentazione del suo ultimo documentario, The Devil and Father Amorth (prodotto dallo stesso Francesco Zippel) alla Mostra del Cinema di Venezia del 2017.
Friedkin Uncut – Un Diavolo Di Regista è un documentario godibile che fa conoscere al pubblico i lati più nascosti, personali e meno noti della carriera di uno dei registi americani più importanti degli anni ‘70, colui che aprì una stagione d’oro della cinematografia americana pur essendo l’unico grande filmmaker di quel periodo a non aver studiato in una scuola di cinema.