Era il 2004 quando Eternal Sunshine of the Spotless Mind (distribuito in Italia con l’inaccettabile titolo di Se Mi Lasci Ti Cancello) segnava indelebilmente le carriere di tre grandi artisti, rappresentando probabilmente per ognuno di essi il momento di grazia di un intero percorso artistico e regalando ai cinefili del mondo un’opera – paradossalmente – impossibile da dimenticare. Lo sceneggiatore Charlie Kaufman, premiato allora con l’Oscar, si sarebbe poi imbattuto nel flop del suo geniale ma inaccessibile debutto registico (Synecdoche, New York); il regista e co-autore Michel Gondry avrebbe inanellato un paio di ottimi lavori prima di iniziare un’apparentemente inarrestabile parabola discendente, e il maiuscolo co-protagonista Jim Carrey avrebbe poi collezionato una serie di pessime scelte artistiche che lo avrebbero accompagnato in un periodo di grave turbamento psicologico.
KIDDING: MALINCONIA E POESIA, CREATIVITÀ E OSSESSIONE
A quattordici anni da allora è lo sceneggiatore di Weeds Dave Holstein ad avere un’idea perfetta per riuscire nella difficile impresa di riportare insieme almeno Gondry e Carrey, ed è il network premium cable statunitense Showtime a creare la cornice per questo incontro che, in un momento ideale nelle carriere dei due, riesce non solo a recuperare quella magia che in molti temevamo perduta, ma anche a creare qualcosa di fresco e nuovo che promette di segnare il pur affollatissimo panorama televisivo di questi anni.
Kidding – Il fantastico mondo di Mr. Pickles (in originale semplicemente Kidding), in onda in Italia dal 7 novembre su Sky Atlantic, racconta la storia di Jeff (Jim Carrey), un amatissimo presentatore e intrattenitore della televisione per l’infanzia che, dopo aver veicolato felicità e ottimismo per tutta la vita, si ritrova a dover affrontare un’ingestibile depressione a causa di un grave lutto. Mentre la sua vita e la sua famiglia cadono a pezzi, Jeff decide di dover convincere in tutti i modi il direttore della sua rete tv, Seb (Frank Langella, The Americans), ad affidargli una puntata speciale in cui parlare della morte e del dolore ai suoi giovanissimi telespettatori. Sarà solo il primo passo di un percorso di profondo turbamento e cambiamento.
LE CARRIERE DI JIM CARREY E MICHEL GONDRY DIVENTANO PARTE DELLA STORIA
Bastano poche scene di Kidding per comprendere come l’inedito mix di innocenza e disperazione, creatività e fragilità, sia il terreno più fertile possibile per permettere al grandissimo talento di Gondry e – soprattutto – di Carrey di rifiorire risultando immediatamente inalterato rispetto alle pagine più alte delle rispettive filmografie.
La componente del giocoso, dell’artigianale e del creativo su cui si reggono le immaginifiche idee alla base del successo dello show del protagonista sono prese a piene mani dalla poetica ludica e grottesca che in passato ha fatto di Gondry un autore tanto riconoscibile, mentre il parallelismo tutt’altro che nascosto tra Jeff e l’attore che gli presta il volto permette a Carrey di dare libero sfogo a una capacità con pochi eguali di portare sullo schermo performance ricchissime di sfumature.
Come raccontato nel documentario disponibile su Netflix Jim & Andy: The Great Beyond (qui la nostra recensione), Carrey affrontava un periodo particolarmente difficile già dai primi anni 2000; di quelli capaci di caricare di intensità un’interpretazione ma anche di arrestare la vita di un individuo. Un anno prima delle riprese di Se Mi Lasci Ti Cancello, Gondry aveva incontrato l’attore americano e, rimasto colpito dalla sua vulnerabilità, si era lasciato andare a una richiesta tanto incauta quanto insensibile: «My god, you’re so beautiful right now, you’re so broken, please don’t get well!» («Mio dio, sei così bello in questo momento, sei così a pezzi! Ti prego, non guarire!»). Se nel suddetto documentario Carrey non mancava di sottolineare a tale proposito quanto sia malato il business del cinema, viene però da pensare che senza i terribili turbamenti che lo hanno visto protagonista negli ultimi vent’anni, il suo Jeff non avrebbe mai potuto essere altrettanto emozionante. La sovrapposizione perfetta è evidente e quasi metacinematografica: un ex attore comico e demenziale che anche dopo un crollo psicologico rimane intrappolato nella propria parte, un clown triste che cerca disperatamente di togliersi il cerone per vedersi allo specchio, un rassicurante presentatore per bambini che forse ha perso ogni briciolo di innocenza.
Kidding ha molto più da dire della sua premessa iniziale, ed è sostanzialmente una parabola potente e malinconica sulla fragilità delle emozioni che ci radicano nel nostro passato, ci legano a chi ci circonda e ci spingono verso il nostro futuro. Un’opera struggente e straordinariamente profonda cui non solo Carrey e Gondry, ma tutti i componenti del cast artistico e tecnico contribuiscono con un talento di quelli che ci ricordano come la grande serialità televisiva abbia da tempo raggiunto (e a tratti superato) la narrativa cinematografica. La seconda stagione è già in cantiere, e al termine dei titoli di coda non potremo che confortarci del fatto che uno dei più grandi attori – drammatici e comici – della contemporaneità sia tornato ad avere una chance per dimostrare quanto ha ancora da dare.