Sharp Objects è il romanzo d’esordio di Gillian Flynn (autrice di Gone Girl – L’Amore Bugiardo), edito in Italia nel 2006 con il titolo Sulla Pelle, che ha ispirato l’omonimo show HBO, andato in onda in Italia su Sky Atlantic e ora disponibile in un cofanetto blu-ray (o DVD) su distribuzione Warner Bros, arricchito dalla featurette Creare Wind Gap. Alla regia Jean-Marc Vallée, che dirige Amy Adams, Patricia Clarkson ed Eliza Scanlen.
AMY ADAMS INTERPRETA UN PERSONAGGIO TORMENTATO
Ambientata in una piccola cittadina del Missouri la miniserie, composta da otto episodi, mette in scena la storia di Camille Preaker (Amy Adams), una giornalista alcolizzata dal passato tormentato che torna nel suo piccolo paese d’origine per scrivere un reportage su un doppio omicidio ai danni di due adolescenti. A Wind Gap però Camille si trova a doversi confrontare con la dispotica madre Adora (Patricia Clarkson) e con la sorellastra adolescente Amma (Eliza Scanlen).
UN THRILLER DALLA STRUTTURA NON CONVENZIONALE
Sharp Objects è una miniserie di straordinaria fattura: ciò che il regista Roberto Minervini, nel sottotitolo inglese del suo splendido documentario Louisiana, definisce come “l’altro lato” dell’America (quel Midwest bigotto, noioso e pericoloso così diverso dagli USA che conosciamo) viene qui rappresentato egregiamente da Gillian Flynn (che ha firmato la sceneggiatura di ben tre puntate) e dalla showrunner Marti Noxon.
Nel corso degli anni sul piccolo schermo abbiamo visto decine e decine di serie nelle quali il fulcro della narrazione era l’indagine relativa ad un omicidio (come gli ottimi Broadchurch o The Night Of, solo per citare alcuni recenti esempi). Sulla carta, anche Sharp Objects si presenta come un classico thriller: due giovani assassinate in modo violento, una piccola cittadina piena di segreti nascosti e un detective che arriva da una grande città per fare chiarezza sul caso.
Tuttavia la creatura di Flynn e Noxon non presenta una vera e propria indagine. Già dai primi episodi, subito dopo aver preso coscienza di quanto sia minacciosa la famiglia di Camille, intuiamo che il colpevole si nasconde fra le mura di casa Crellin. Questo è l’unico, evidente limite della serie HBO: le accuse che vengono rivolte agli uomini sono troppo flebili e fragili per farci credere, anche solo per un attimo, che siano stati loro.
Nel finale di stagione poi assistiamo alla scena meno riuscita di tutto lo show, l’arresto di John Keene (interpretato da Taylor John Smith). Questo momento dovrebbe essere il climax tragico più rilevante, un innocente che viene arrestato rischiando l’ergastolo per un doppio delitto; eppure in quei minuti non trapela mai un filo di emozione o di empatia per il personaggio. Perché, come thriller puro, Sharp Objects non funziona: non viene scoperto alcun indizio e mancano i colpi di scena. Ciò che coinvolge lo spettatore puntata dopo puntata è ben altro.
IL TALENTO DI VALLÉE E LA PROVINCIA AMERICANA AI TEMPI DEL #METOO
Che Amy Adams e Patricia Clarkson fossero due grandissime interpreti lo sapevamo anche prima di vederle recitare nel ruolo di figlia e madre; ciò che però colpisce, in questi otto episodi, è il grandissimo talento del canadese Jean-Marc Vallée. In qualità di montatore e regista, l’autore di Dallas Buyers Club costruisce piani temporali diversi nel quale si alternano passato e presente in modo da confondere il pubblico ma, al contempo, mantenendo una stupefacente coerenza attraverso il racconto: il passato di Camille, la clinica, la morte della sorella, il dolore ostentato di una madre colpevole, tutto ci viene mostrato senza filtri.
Wind Gap rappresenta un luogo di estrema sofferenza per la protagonista ma, più in generale, per le donne. Quando Camille esce con le sue vecchie amiche rimaste nella cittadina si accorge che tutte loro sono diventate madri e mogli in una società maschilista e retrograda che le ostracizza, dove l’unica soluzione per emanciparsi è la fuga.
Il bellissimo finale inoltre conferma le sensazioni che lo show aveva suscitato fin dal pilot: Sharp Objects è, da un certo punto di vista, un’opera figlia del particolare momento storico che stiamo vivendo. Nell’era del #metoo e di Donald Trump, HBO prende brutalmente di petto il problema della disparità di genere raccontando la parte più oscura di un’America che non riesce a stare al passo con la modernità.
attenzione: seguono spoiler
Il finale di Sharp Objects rappresenta un epilogo particolarmente riuscito e dal grande carattere. Negli ultimi dieci minuti apprendiamo infatti che l’assassina è la giovane Amanda, la quale ha inoltre usato i denti delle vittime e per costruire il pavimento di una stanza della sua casa delle bambole. È un finale cruento, ingegnoso, fantasioso e originale. La colpevolezza della sorellastra di Camille ci suggerisce che le due donne sono ugualmente instabili: entrambe hanno sofferto la presenza ingombrante della madre e l’hanno sfogata tramite la violenza fisica.Camille lo ha fatto su se stessa, incidendosi intere frasi sul corpo, mentre Amanda ha preferito sfogarsi sugli altri, uccidendo anche la figlia della vicina di casa della giornalista.
È interessante, poi, notare come Amma venga quasi assolta nel finale. Ha ucciso sua figlia, certamente, ma lo ha fatto per “un eccesso di premura” come spiega un personaggio. Sharp Objects si chiude quindi con una lezione: l’eccesso di premura della matriarca non si cura tramite una semplice terapia, bensì soltanto con quegli “oggetti taglienti” a cui fa riferimento il titolo.