Se il concetto di multiverso non è poi così nuovo nella letteratura scientifica e fantascientifica, negli anni recenti si è affermata nel dibattito accademico e non solo l’ipotesi della realtà come una grande simulazione; una speculazione che ci vede come pedine inconsapevoli in un mondo virtualizzato di cui non possiamo sospettare la natura se non per una serie di piccoli ed impercettibili “errori di sistema” – proprio come nelle ipotesi di derivazione cartesiana del filosofo Hilary Putnam poi rielaborate dalla trilogia di Matrix. Un dibattito che ovviamente non appartiene a questa sede, ma che torna in mente quando accade qualcosa di così assurdo da far dubitare della realtà stessa, come ad esempio quello Spider-Man: Un Nuovo Universo che arriverà nelle nostre sale dal 25 dicembre.
Il nuovo film sullo Spararagnatele che sarà al cinema da Natale è infatti un caso così incredibile da sembrare proprio un glitch che tradisce la natura illusoria del nostro universo: com’è possibile che la Sony – la stessa casa cinematografica che ha dovuto cedere ai Marvel Studios la direzione creativa di Spidey perché era disperatamente incapace di trarne qualcosa di buono – riesca a dar vita a quello che probabilmente è il secondo miglior film di sempre su Spider-Man? In che modo una pellicola d’animazione del genere, affidata al reparto famigerato per aver realizzato I Puffi e The Emoji Movie, può risultare non solo il miglior cartoon dell’anno, ma anche un instant cult? Qualche dubbio sulla nostra realtà sembra quasi legittimo.
Spider-Man: Into The Spider-Verse – questo il titolo originale – è infatti una produzione estremamente complessa e ambiziosa, capace di sperimentare e rischiare nonostante sia imperniata su un personaggio celeberrimo come l’Uomo Ragno; una pellicola la cui sceneggiatura non a caso è firmata da Phil Lord e Chris Miller (già celebrati per la folle ironia meta-narrativa di The Lego Movie).
UN MULTIVERSO NARRATIVO CON DIVERSE VERSIONI DI SPIDER-MAN
L’animazione è di per sé la tecnica più adatta per raccontare storie dinamiche ed inverosimili perché, usata sapientemente, può catturare alla perfezione la narrazione cinetica e la malleabilità dello spazio tipiche del fumetto; tuttavia questo film decide di andare oltre, abbracciando completamente la propria natura fumettistica e assorbendone l’estetica. Il risultato è un’opera così follemente innamorata della propria forma ed impaziente nel mostrare la frenesia della sua messinscena da diventare un punto di non ritorno nel racconto supereroistico sul grande schermo.
Spider-Man: Un Nuovo Universo ci porta in una New York differente da quella del MCU: Spider-Man è un eroe conosciuto ed idolatrato da chiunque, tanto da diventare un simbolo della città ed un faro per i suoi abitanti. Tra i suoi ammiratori c’è il giovane Miles Morales, ragazzo afro-portoricano diviso fra la sua nuova scuola di élite e la passione per la street art che condivide con lo zio. Morso da un ragno radioattivo nei pressi di un laboratorio sotterraneo, Miles sviluppa dei poteri del tutto simili a quelli del vero Spider-Man, venendo anche a conoscenza di un esperimento per l’apertura di altre dimensioni ad opera del gangster Kingpin. Come risultato, il giovane si troverà suo malgrado coinvolto in una guerra più grande di lui in cui però sarà accompagnato da 5 diverse versioni di Spider-Man provenienti da universi alternativi al suo.
UNO STRAORDINARIO SFORZO CREATIVO PER UN FILM D’ANIMAZIONE INNOVATIVO
Sotto la sapiente guida dei tre registi Bob Persichetti, Peter Ramsey e Rodney Rothman il film si muove con una velocità e una confidenza rara, alternando action pieces che i film in live-action possono solamente sognare e una narrazione che volteggia fra comic relief geniali, citazionismo e momenti dalla forte emotività anche grazie all’ottima scrittura dei personaggi. Il protagonista appare fin da subito un ragazzo profondamente empatico e credibile: il suo viaggio per diventare un eroe viene stupendamente guidato dai suoi compagni e da un Kingpin il quale, anche se non ai livelli di Daredevil, mostra un’umanità che cozza volontariamente con il suo stile grafico atipico, rendendolo un antagonista di grande impatto.
Sulla realizzazione di questo film si potrebbero scrivere libri: un sapiente mix di stili grafici, alcuni unici per ogni personaggio, ci regalano una meravigliosa grafica 3D che simula quella 2D disegnata a mano, rubandone le regole e, a volte, integrandole. Siamo di fronte a qualcosa di completamente nuovo e unico, anni luce da quello stile pixariano che ogni studio cerca di emulare; ma del resto questo è quello che accade quando si spende un intero anno (letteralmente) solo per ricercare lo stile giusto per 10 secondi di animazione di prova. Il frame rate ridotto dei movimenti, scelto per avvicinarsi ancora di più a quelli di un’animazione 2D, potrebbe inizialmente far storcere il naso ma basta poco per rendersi conto che tutto ciò non solo non intralcia la velocità dell’azione ma anzi coadiuva l’alternanza stilistica della retro pop art in alcune sequenze, favorendo l’estetica fumettistica (con tanto di balloon e pose accuratamente studiate).
Volendo trovare il pelo nell’uovo, bisogna ammettere che il dinamismo della pellicola a volte toglie respiro alle scene più emotive, ma ciò non le impedisce di regalarci un’ottima evoluzione di Miles Morales, che risulta un personaggio vivo dal profondo messaggio metacinematografico: chiunque può essere un eroe, chiunque può essere Spider-Man (questa è una realtà di cui la Disney dovrà presto tener conto).
Che siate o meno un fan dell’Uomo Ragno o dell’animazione, non perdete l’occasione di vedere Spider-Man: Un Nuovo Universo in sala, anche solo per ammirare lo straordinario sforzo dello staff creativo: un vero trionfo di genio e fantasia.