In La Dittatura Perfetta di Luis Estrada nulla di ciò che viene mostrato è reale, e dietro al velo di un’ostentata onestà di facciata propagandata dai mezzi di comunicazione si cela il volto bruto del Messico. Nella cornice di una severa crisi economica e sociale, la commedia drammatica di Estrada denuncia infatti la corruzione e l’impunità, nonché le scalate al potere e le pretese dittatoriali di politici mediocri disinteressati a concentrarsi sui problemi reali del proprio paese.
LA POLITICA MESSICANA COME UNA GRANDE MESSA IN SCENA
Il film, disponibile in lingua originale sottotitolata su Netflix, è imperniato sul tema della sistematica riscrittura della realtà da parte del potere e racconta la serie di eventi generata da una semplice e poco lecita negoziazione tra un canale televisivo e un governatore corrotto (Damiàn Alcàzar, già visto in Narcos) che deve rifarsi la verginità in previsione delle elezioni presidenziali. Vargas – questo il suo nome – pur di arrivare all’obiettivo non esiterà a sbarazzarsi delle opposizioni, ad accordarsi con la criminalità territoriale e soprattutto a manipolare la realtà con la collaborazione dell’emittente, in un crescendo incontrollato di mistificazioni.
IL CONTROLLO DELL’INFORMAZIONE COME COSTANTE UNIVERSALE
Quando si scaglia contro la minaccia liberticida di una dittatura mediatica, Estrada denuncia evidentemente i legami poco chiari tra Enrique Pena Nieto (presidente in carica fino al mese scorso) e il network Televisa, ma sembra parlare del mondo intero. L’attitudine alla soppressione dell’opposizione democratica e alla connivenza con la criminalità organizzata sembrano infatti tentazioni universali da parte del potere, e mai come nell’era digitale il controllo dell’informazione può diventare uno strumento al servizio del miglior offerente.
Il regista disegna e racconta una storia di estremi, grottesca e assai iperbolica, ma che – come sottolinea nella premessa che apre il film – è accaduta e continua ad accadere tutt’oggi, suggerendo che potrebbe riguardare anche lo spettatore , ora rilassato, seduto o steso sul letto mentre assiste ad un film che non pretende di essere mera commedia ma satira realistica, veritiera, cinica e drammatica della nostra realtà.
LUIS ESTRADA CONTINUA IL SUO PERCORSO DI SPIETATA SATIRA POLITICA
Esilarante e amaro, sospeso tra commedia e denuncia politica, La Dittatura Perfetta risente nella confezione dei mezzi limitati a disposizione della produzione, eppure riesce con forza a riproporre i temi con cui Estrada si misura da sempre: dalla riflessione socio-economica di A Wonderful World (2006) al legame tra potere e corruzione di Herod’s Law (1999) passando per la criminalità di El Narco (2019) – tutti film nei quali è ancora protagonista il suo attore-feticcio Damiàn Alcàzar. Girato nel 2014 e accolto con straordinari incassi in patria, La Dittatura Perfetta sembra anticipare l’attuale dibattito sulle fake news, e considerato che Estrada è inattivo da qualche anno, non rimane che sperare che nel prossimo lavoro voglia concentrarsi sul rapporto tra eminenze grigie e social. Sarebbe una dramedy di denuncia che vedremmo volentieri.