I sequel Disney non hanno mai avuto una grande fortuna al cinema. Era il 1990 e Bianca e Bernie nella Terra dei Canguri fu il primo (e unico) sequel di un classico a riuscire ad arrivare al cinema ed entrare nel canone. Avevamo bisogno dei registi Rich Moore e Phil Johnston e di Ralph Spacca Internet per rivedere un numero due sul grande schermo.
IN RALPH SPACCA INTERNET TROVIAMO UN MONDO ANCORA PIÙ AMPIO
Ralph e Vanellope abbandonano la confort zone della loro sala giochi, fatta di serate divertenti e routine (adorate dal primo e leggermente strette per la seconda) quando il gioco Sugar Rush rischia di chiudere per sempre. Per questo motivo, Ralph decide di intraprendere un viaggio verso l’ignoto mondo di Internet.
Ralph Spacca Internet riprende l’ampiezza visiva e narrativa del primo film e riesce a superarla: ci troviamo davanti a un open world alla Zootropolis perfettamente organizzato come la mente di Inside Out. La pellicola dà vita a una delle raffigurazioni più affascinanti e stupefacenti di Internet; una megalopoli di palazzi digitali in cui tutte le persone del mondo si spostano con i loro avatar su mezzi incredibilmente veloci. Un mondo che tutti noi viviamo nel nostro quotidiano che i registi non rendono né bianco né nero, ma incredibilmente sfumato. Tra video di gattini, nuove opportunità, cuori virtuali e materiali, pop up invadenti e commenti da non leggere mai, osserviamo un ambiente talmente ricco che l’unico dispiacere è di non avere abbastanza tempo per entrare in ogni singolo spazio.
Più simpatico che divertente, il film si regge su una comicità misurata, su dialoghi scattanti e numerosi personaggi piccoli ma consistenti. La narrazione snobba l’amore e affronta l’amicizia, riuscendo a perseguire due percorsi di formazione paralleli e interconnessi. La sceneggiatura tratta l’essere amici come una relazione sfaccettata e lontana da una retorica dai facili sentimenti.
Più o meno a metà della visione, Vanellope si ritrova in una stanza piena delle più famose principesse della casa di Topolino. Una sequenza non semplicemente nostalgica e citazionista, ma soprattutto postmoderna, termine che farà storcere il naso a qualcuno, soprattutto se usato per un film d’animazione. I registi sono incredibilmente abili nell’osservare un passato cinematografico, il mezzo Disney e le creature che sono entrate nell’immaginario collettivo. In questo caso, le donne Disney non sono esattamente quelle che conosciamo da una vita, ma una versione digitalizzata di loro stesse. Internet ha mutato la natura della principessa, o meglio ne ha estremizzato alcuni tratti, facendole diventare la parodia intelligente di se stesse. Le immagini digitali creano l’esistenza di una “seconda realtà”. Se non è postmoderno questo.
UNA GRANDE LAVORO DI SCRITTURA PER UN FILM SORPRENDENTEMENTE MATURO
La Disney coglie sempre l’occasione per essere autocritica, diventando la prima a far notare al pubblico le sue stesse debolezze. E così passa con una risata il fatto che Merida è diventata una principessa nonostante sia la protagonista di un film Pixar (per pieghi motivi di marketing); notiamo quanta strada è passata da Biancaneve a Moana, eppure entrambe continuano a parlare con specchi d’acqua; e soprattutto capiamo che, dietro i vestiti eleganti e pomposi, tutte queste ragazze preferiscono una comodissima felpa di flanella. In un pigiama party da storia del cinema, Vanellope si rivela la miglior evoluzione della principessa Disney: una giovane in cerca di se stessa, della sua libertà e del suo posto nel mondo. Ma Ralph? Lui che dà il titolo al film, può essere considerato a suo modo ‘una principessa’?
Il “cattivo” del videogioco Felix Aggiustatutto affronta un percorso altrettanto complesso, l’amicizia come sentimento vitale che potrebbe diventare tossico e dannoso. Il “lasciar andare” è una delle azioni meno presenti nei classici – Pocahontas ne sa qualcosa – perché sembra essere così lontano dal “e vissero per sempre felici e contenti”. E qui che la pellicola compie passi coraggiosi, anche più del suo predecessore, e percorre una strada impervia e incredibilmente matura.
Ralph Spacca Internet è un classico DOP con tanto di pezzo musical scritto da Alan Menken – non si comprende a pieno quanto sia parodia sfacciata di se stesso e dei suoi capolavori musicali – ma è anche un numero due che riesce a trovare quell’equilibrio magico per conquistare e far riflettere tutte le età. In sala dal 1 gennaio.