A più di un secolo dalla sua uscita, Amor Pedestre di Marcel Fabre (cortometraggio muto del 1914) rimane un’opera singolare e brillante in grado di strappare agli spettatori espressioni cariche di stupore. Nonostante il restauro del 2009 ad opera della Fondazione Cineteca Italiana, Amor Pedestre è in gran parte sconosciuto al pubblico (Luigi Comencini, ne La Valigia Dei Sogni, lo definì “un film che non invecchierà mai”).
UN’OPERA DALLA PROSPETTIVA INSOLITA
Marcel Fabre (nato Marcelo Fernández Peréz), con un passato da clown alle spalle e lavori di comparsa per l’allora già titanica Pathé, nel 1910 oltrepassa le Alpi e giunge in Italia. È l’Ambrosio Film a volerlo, una casa cinematografica di Torino che, per competere con la concittadina Itala Film, ripone in lui tutta la propria fiducia. Nasce quindi Robinet, personaggio raffinato e impeccabile nei modi e nei vestiti, un vero gentleman; la fama non tarda ad arrivare, come testimoniano gli innumerevoli lavori che portano il suo nome. Tra le sue opere comiche più riuscite va senz’altro ricordata Amor Pedestre (1914), atipico cortometraggio lungo appena sei minuti.
Un uomo esce di casa per la solita passeggiata, incontra una giovane ragazza e se ne invaghisce. Dopo ripetuti tentativi d’approccio riesce a inserirle un messaggio amoroso nella scarpa, con il quale la implora di continuare a vedersi in segreto. La sfortuna vuole che a rinvenire il messaggio non sia la giovane donna ma suo marito, che non aspetta altro per gridare vendetta.
La trama non è delle più originali, ma la stessa cosa non si può certo dire sulla scelta dell’angolazione: infatti, ciò che rende particolare Amor Pedestre, non è quello che si vede ma quello che non viene mostrato. La macchina da presa è focalizzata unicamente sulla parte inferiore del corpo umano: gambe e piedi hanno per la prima volta la meglio sui volti. Ogni piccolo movimento dei piedi diventa un elemento imprescindibile per la costruzione delle scene e le calzature sono efficaci indicatori dello status e della personalità dei vari soggetti. Fabre sperimenta una nuova grammatica narrativa, dimostrando che il linguaggio del corpo è talmente articolato da riuscire nel suo intento comunicativo anche se ci si focalizza soltanto su una specifica parte di esso. Una scelta tanto bizzarra quanto rara quella di inquadrare gli attori dalle gambe in giù, soprattutto se si pensa che a distanza di qualche anno il crescente fenomeno del divismo farà del viso un elemento fondamentale. Il regista mette in burla una storia dai connotati melodrammatici, satireggia sulle passioni e sui costumi borghesi ma soprattutto sfiora con fare ludico e coraggioso un ambito interdetto da molte produzioni dell’epoca: l’erotismo. Il piede della ragazza, oltre a essere il soggetto della storia, è oggetto di piacere; è l’elemento che innesca la passione di Robinet e che lo anima scena dopo scena. In altre parole è il motore della storia, la quale culminerà in un happy end dai toni piuttosto osé.
GLI ANTENATI DI AMOR PEDESTRE
Ancor prima dell’uscita di Amor Pedestre, il cinema italiano aveva già provato a creare una storia inquadrando soltanto l’area inferiore del corpo umano: tra il 1909 e il 1910 uscì La Storia di Lulù, una sorta di prefigurazione dell’opera di Fabre. È inoltre curioso constatare come fino ad allora questo primo tentativo fosse già legato, in un modo o nell’altro, alla pellicola del 1914. L’opera porta la firma della stessa Ambrosio Film e la regia fu affidata ad Arrigo Frusta, dimenticato pioniere che proprio in quegli stessi anni stava lavorando alla sceneggiatura di un film per Fabre. Il secondo tentativo fu invece un prodotto francese chiamato La Journée d’un Pair de Jambes, uscito quasi in concomitanza con il lavoro di Frusta. Soltanto nel 1914 l’idea si materializzò formalmente in un film all’altezza.
L’INFLUENZA CULTURALE DELLA PELLICOLA DI FABRE
Le stesse scelte tecniche visibili in Amor Pedestre verranno poi utilizzate un anno dopo da Filippo Tommaso Marinetti, animatore del movimento futurista, nella sua opera teatrale Le Basi. Nonostante l’approccio sperimentale alla narrazione, l’intento di Fabre resta quello di divertirsi e divertire facendo cinema. L’adesione all’estetica e al pensiero delle avanguardie artistiche italiane (una su tutte, il futurismo), più che un vero e proprio sposalizio ideologico, sembra essere il frutto di una corrispondenza analogica voluta e rimarcata dalla critica del settore. Il regista resterà infatti sempre al di fuori di quel panorama culturale, osservandolo dalla dovuta distanza.
Futurista o meno, Amor Pedestre è stata un’opera in grado di stimolare nuove prospettive; un esperimento avveniristico che oggi sarebbe perfetto per il linguaggio del videoclip, nonché un grande lavoro di un artista che meriterebbe di non essere dimenticato.
a seguire la versione senza sonorizzazione: