Il rassicurante titolo italiano, che perde tutta la componente sarcastica – fondamentale, nel film – è Don’t Worry, ma l’originale Don’t Worry, He Won’t Get Far on Foot («Tranquilli, non andrà lontano a piedi») riprende la titolazione del libro di memorie da cui è tratto, e rende decisamente meglio lo spirito di questo bio-pic agrodolce che vede dietro la macchina da presa niente meno che Gus Van Sant.
DON’T WORRY, UN PROTAGONISTA SARCASTICO PER UN DRAMMA RESILIENTE
La pellicola, che era uscita nelle nostre sale il 29 agosto con Adler Entertainment e che ora arriva in blu-ray e DVD con Adler e CG Entertainment arricchita da intervista al regista e al protagonista, è la trasposizione dell’autobiografia di John Callahan, un graffiante vignettista ed ex alcolista che dopo esser diventato tetraplegico a causa di un incidente, ha trovato la forza di rinascere e andare avanti grazie alle sue stesse vignette e al proprio umorismo. Senza alcuna sorpresa (nel bene e nel male), il film è racchiuso perfettamente in tale premessa, e regala allo spettatore tutto ciò che ci si può aspettare da una storia vera drammatica che però si sviluppa sul concetto – quello sì, rassicurante – della resilienza. Non senza un percorso irto di ostacoli e momenti di sconforto nel mezzo.
Presentata con successo dapprima al Sundance e poi alla Berlinale, questa real dramedy dalla confezione impeccabile non ha una singola sbavatura, tanto che potrebbe sembrare il classico titolo che qualche anno fa avremmo immaginato direttamente destinato agli Oscar. La componente del sarcasmo ha un ruolo fondamentale nel disinnescare ogni pietismo, la caratterizzazione di alcuni personaggi eccentrici aiuta a non scadere nel melodramma, e la componente ricorrente del disegno (con un linguaggio non troppo distante da quello – visto sempre al Sundance – del bellissimo We The Animals) dà alla pellicola un sapore piuttosto fresco e un’identità ben distinguibile nell’affollato panorama dei drammi biografici. Se a ciò aggiungiamo che le vicende sono prevalentemente ambientate negli anni ’80, è evidente che c’è stato un certo sforzo di caratterizzare l’opera.
GUS VAN SANT HA VITA FACILE CON ATTORI COME JOAQUIN PHOENIX E JONAH HILL
Se la mano registica di Van Sant è tanto inappuntabile da risultare invisibile, lo stesso non si può dire per le interpretazioni dell’incredibile cast del film, che esplodono di carattere. È infatti sul grandissimo talento dei suoi interpreti che si regge solidamente Don’t Worry, a partire ovviamente dalla maiuscola performance del protagonista. Se si trattasse di qualche altro nome, ora staremmo celebrando una delle prove più dettagliate, tridimensionali, credibili e commoventi del cinema contemporaneo, ma la realtà è che Joaquin Phoenix è forse il più grande attore della sua generazione, e vederlo regalarci interpretazioni di primissimo livello non ci stupisce neanche un po’. A offrire un completamento ideale del suo lavoro ci sono però colleghi di tutto rispetto, a partire da un Jonah Hill sempre più poliedrico. Nei panni di un omosessuale borghese e fricchettone che guida un gruppo di autoaiuto per ex alcolizzati, l’attore di The Wolf of Wall Street costruisce il suo personaggio in modo carico ma decisamente convincente. Degna di menzione anche la sempre brava Rooney Mara; mentre per Jack Black vale un discorso a parte: se è vero che l’incontenibile comico americano sembra capace di portare in scena una sola maschera, stavolta la scelta di casting è proprio per questo perfetta, e quando sembra che Black non sappia andare oltre la macchietta del casinista istrionico, in una singola scena commovente ci dimostra di poter arricchire di molti più colori le sue performance standard.
In conclusione Don’t Worry è proprio il tipo di film che vi potreste aspettare: una storia drammatica ma con un messaggio positivo, girata bene e interpretata meglio. La prevedibilità è forse l’unica pecca del film, ma è anche una sicurezza nella misura in cui convince lo spettatore a spendere i soldi per l’acquisto di un blu-ray sapendo che non vedrà in alcun modo deluse le sue aspettative.
Unica nota stonata? L’inspiegabile parrucca arancione di Phoenix, che agli spettatori di Arrested Development ricorderà per tutto il tempo l’esilarante caratterizzazione dei bambini messicani nella telenovela immaginaria El Amor Prohibido.