Melbourne, Australia, 14 febbraio 1900. Il Collegio Appleyard, un istituto femminile di buone maniere, celebra la giornata di San Valentino con un picnic nei pressi di Hanging Rock, una montagna di origine vulcanica a pochi chilometri da Melbourne. Da questo picnic, però, tre ragazze e una loro insegnante non fanno ritorno.
Nel 1967 venne pubblicato Picnic a Hanging Rock, un romanzo dell’autrice australiana Joan Lindsay. La scrittrice aveva concluso l’intero libro in sole quattro settimane però, in accordo con l’editore, volle pubblicare il suo lavoro senza l’ultimo capitolo, ovvero senza lo svelamento del mistero. Tuttavia l’ultimo capitolo fu reso disponibile al pubblico vent’anni dopo l’uscita del romanzo, a seguito della morte della Lindsay.
Nel 1975 Peter Weir (famoso per aver diretto successivamente L’Attimo Fuggente e The Truman Show) trasformò il romanzo in un lungometraggio, concentrando le proprie forze soprattutto nell’estetica del racconto che, a detta della stessa scrittrice, sarebbe stato suggerito da un sogno. In un periodo storico come quello attuale, in cui il filone dei remake è florido nel panorama audiovisivo, ci confrontiamo nuovamente con un adattamento (questa volta televisivo) di Picnic At Hanging Rock, prodotto dall’emittente australiana Showcase.
La serie arriva ora in cofanetto blu-ray da 3 dischi su distribuzione Koch Media, arricchito da interviste e b-roll, ed è il tentativo di raccontare, con le tecniche e i registri contemporanei, la stessa dimensione onirica, lo stesso sconfinamento tra thriller e giallo (con qualche elemento horror), la stessa altalena emotiva che caratterizza il mistero del racconto della scrittrice australiana. Oggi la signora Appleyard è interpretata da Natalie Dormer: viene presentata nel pilota con un lungo e magnetico piano-sequenza, più giovane di quanto non venga descritta nel romanzo; in questo caso non si tratta affatto di una signora frustrata e gelosa della giovinezza delle ragazze che frequentano il suo istituto di buone maniere. Tuttavia siamo di fronte ad una donna inquietante con un passato oscuro, quasi maledetto.
I lineamenti d’antan di Natalie Dormer, lo sguardo glaciale e i ruoli fin qui interpretati (Margaery Tyrell in Game Of Thrones ma anche Anna Bolena nei Tudors) si sposano benissimo con le atmosfere di Picnic At Hanging Rock. Atmosfere che corrono lungo un confine molto sottile tra generi diversi: abbiamo una promessa di “verità”, apparentemente documentata dai cartelli d’apertura del pilot che ci catapultano nell’Australia del 1900. Abbiamo inoltre una piccola compilation di cliché horror (corvi che gracchiano, urla, una camera a mano che alterna ralenti a movimenti più frenetici) e qualche momento – pochissimi, a dire il vero – di dramedy (uno su tutti, il goffo tentativo di consegna di un biglietto di San Valentino alla bella del gruppo da parte di un ragazzo).
Quello messo in scena in Picnic At Hanging Rock è un racconto costruito attraverso le contrapposizioni: le ragazze dagli abiti bianchi e svolazzanti vengono rappresentate in maniera non convenzionale (anche con riprese capovolte); all’imposizione di non togliere il cappello fa eco una colonna sonora aggressiva, moderna; alle frivole aspettative di San Valentino seguono immagini surreali che annunciano (pre)visioni horror. Il pubblico su Picnic At Hanging Rock potrebbe avere reazioni contrastanti: da un lato ci sarà infatti chi apprezzerà l’esperimento estetico e la celata presenza di un’inspiegabile (e inspiegata) forza soprannaturale mentre dall’altro chi preferisce una coerenza narrativa immediata si rivolgerà probabilmente altrove.
Tra i molti elementi che concorrono a costruire l’atmosfera troviamo una montagna “viva” quasi fosse dotata di volontà propria, l’inquietudine del percorso che dall’adolescenza porta verso l’età adulta (con tutta la malizia della scoperta di una sessualità ancora poco esplorata), il sospetto che esista un altro mondo a cui l’occhio umano non sembra avere accesso e infine una piccola comunità che deve reagire (o, almeno, tenta di farlo) al dramma della scomparsa.
Picnic At Hanging Rock è composta da soli sei episodi, e la recente uscita in home video è un’ottima occasione per recuperare un prodotto di cui si sarebbe dovuto parlare di più.