Il Primo Uomo (titolo originale First Man), appena premiato agli Oscar 2019 per i migliori effetti visivi, arriva finalmente in home video con Universal, in una doppia release DVD e Blu-ray arricchita da scene tagliate, dal commento al film e dalla featurette Un piccolo passo per un uomo, un gigantesco passo per l’umanità, Ricreare l’allunaggio, Le riprese alla NASA, L’addestramento degli astronauti.
Il film segna il ritorno del duo composto dal regista Damien Chazelle e dall’attore Ryan Gosling, già fortunatissimo agli Oscar 2017 con La La Land – che, proprio come questo nuovo titolo, fu scelto come film d’apertura per la Mostra del Cinema di Venezia. La presentazione come pellicola inaugurale del concorso veneziano è però quasi l’unico punto in comune con la precedente collaborazione dei due, dato che stavolta siamo (più o meno) nel terreno del bio-pic, per seguire la storia di come l’astronauta Neil Armstrong divenne il primo uomo a camminare sulla Luna.
RYAN GOSLING È IL PRIMO UOMO A CALPESTARE LA LUNA
È ormai fuori discussione il talento tanto di Chazelle che di Gosling, e infatti anche in questo caso i due si dimostrano nomi di straordinaria solidità: è tanto ben girato, godibile e con una certa (elegante) vocazione alla spettacolarizzazione il cinema di uno per quanto sanno essere eterogenee, misurate e convincenti le interpretazioni dell’altro. Se però credete che, dopo la storia a due (allievo e insegnante) di Whilash o quelle di coppia (in salsa musical) di Guy and Madeline On A Park Bench e La La Land, il giovane autore statunitense sia pronto a cercare un respiro più epico o una scala più grande, vi sbagliate: Il Primo Uomo è infatti un film estremamente ed eccessivamente intimo, in cui sin dall’inizio è chiaro che non è il lavoro di gruppo dietro la missione Apollo 11 a interessare al regista, né l’esperienza collettiva dell’umanità davanti a un passaggio storico. Quando il clamore dei preparativi viene lasciato alle spalle nel silenzio dello spazio, quando i colleghi della Nasa rimangono a centinaia di migliaia di chilometri di distanza sulla Terra e tu sei al comando di un minuscolo modulo nello spazio, la dimensione individuale è l’unica che conti, e quindi tutta la titanica impresa dell’allunaggio finisce per essere – anticlimaticamente – lo straordinario conseguimento professionale di un singolo uomo.
Il film segue infatti Neil Armstrong (Ryan Gosling) da quando all’inizio degli anni ’60 dovette affrontare con la famiglia la drammatica morte per malattia della figlia di quattro anni, all’allunaggio del 1969: un percorso umano e professionale che lo vedrà superare il lutto grazie all’amore della moglie Janet (una superlativa Claire Foy, la regina delle prime due stagioni di The Crown) e rifugiarsi nel lavoro da pilota, che un test estremo dopo l’altro lo porterà a pronunciare la storica frase «un piccolo passo per l’uomo, un grande balzo per l’umanità».
UNA STORIA DI PIONIERI PUNTA SULL’INTIMITÀ
È proprio la componente di preparazione del programma spaziale ad avere un ruolo fondamentale nel film, tanto che più di un bio-pic classico si tratta quasi di una storia di origini dell’undicesima missione Apollo, vista attraverso gli occhi del suo eroe americano. La storia di un pioniere che rischia la vita lanciato verso l’infinito in una ‘scatoletta di latta’, una parabola di coraggio che va di pari passo a un silenzioso percorso di rimozione del dolore.
La realizzazione tecnica è pressoché impeccabile, con close up estremi che si alternano a generose camere a mano e a una moltitudine di soggettive, mentre la grana della pellicola e una color correction che vira le ombre sullo spettro del rosso contribuiscono a dare un sapore marcatamente vintage al girato. Gli attori sono solidissimi e la Foy in particolare si contraddistingue per una prova di rara intensità e naturalezza – la sua strada sul grande schermo sarà molto lunga. Se il geniale Justin Hurwitz (autore delle indimenticabili musiche di La La Land) stupisce però negativamente con una colonna sonora di imbarazzante piattezza e ovvietà – al livello di qualche scadente temp music – è lo script di Josh Singer (non a caso sceneggiatore di Il Caso Spotlight e The Post), ispirato alla biografia ufficiale First Man: The Life of Neil A. Armstrong di James R. Hansen, a rivelarsi il tallone d’Achille della pellicola.
L’AMERICA CHE CELEBRA SE STESSA
Nella sua ricerca di un tono quasi innocuo e agiografico, che non denunci nessuna contraddizione o debolezza degli eroi americani e della loro fulgente patria, Il Primo Uomo finisce per collocarsi in una mediocritas non troppo aurea, e che unitamente alla prevedibilità di ogni sviluppo della trama (storicamente nota a chiunque), dà vita a un film il cui tono è diverso rispetto alle aspettative. Le scene che ritraggono le navicelle, i test giroscopici o l’allunaggio sono certamente momenti di cinema mozzafiato, eppure un’impresa ciclopica come quella dello sbarco sulla luna sembra diventare qualcosa di insignificante, di cui non cogliamo in alcun modo l’impatto né sui protagonisti né sulla collettività. Il terzo film ‘importante’ di Chazelle è un lavoro concepito per piacere ma che non fa innamorare. Ora rimane la curiosità di vedere dove potrà spingersi un autore dai gusti tanto eterogenei.