Il 4 marzo, a distanza di cinquantasette anni dalla sua prima uscita, Jules e Jim di François Truffaut torna nelle nostre sale in versione restaurata. Dietro a questo grande ritorno si celano la passione e la dedizione della Cineteca di Bologna, che con il progetto Il Cinema Ritrovato si è fatta paladina – ormai da diversi anni – del patrimonio cinematografico mondiale, proteggendolo dalle pieghe del tempo e dagli abissi della dimenticanza.
LA GENESI DI JULES E JIM
Henry-Pierre Roché (1879 – 1959) aveva già imboccato la strada del tramonto quando nel ‘53 il suo Jules e Jim, romanzo autobiografico, venne pubblicato in Francia: tra quelle pagine vi era condensata la storia d’amicizia con lo scrittore tedesco Franz Hessel, ma soprattutto l’amore che entrambi provarono per una pittrice di Berlino. È proprio da queste datate reminiscenze che sarebbe nato, a meno di dieci anni di distanza, un film senza tempo, destinato a incantare milioni di spettatori, influenzare generazioni di registi, stimolare l’intelletto di numerosi studiosi.
Fu nel ‘56, rovistando casualmente tra gli scaffali di una libreria, che François Truffaut s’imbatté nel romanzo di Roché. Il futuro regista – allora critico dei Cahiers du Cinéma – se ne innamorò a prima vista: in un’intervista raccontò che fu la sonorità del titolo, quella rapida successione di “J”, a incuriosirlo. A ogni nuova lettura, la voglia di trasporlo in immagini cresceva a dismisura, ma la paura di non essere ancora all’altezza di confrontarsi con una storia tanto intensa fece impantanare il progetto in un nulla di fatto ancora per qualche anno. Nel frattempo si decise finalmente a intraprendere la carriera da regista, realizzando ben presto film del calibro di Tirate sul Pianista e I Quattrocento Colpi. Presa maggiore dimestichezza con i mezzi del mestiere, il progetto sembrava per la prima volta a portata di mano. Nel gennaio del ‘62 davanti ai cinema francesi spuntano nuove locandine : Jules et Jim, un film de Francois Truffaut.
IL TRIANGOLO DI TRUFFAUT
In Italia fu soltanto grazie all’intervento di Roberto Rossellini e Dino De Laurentiis se il film venne proiettato nelle sale. La causa di tanto indugio va ricercata nella strana relazione che unisce (e separa) i protagonisti della storia.
Siamo nei primi anni Dieci; Jules e Jim, tedesco uno e francese l’altro, sono due amici che girovagano tra le strade di Parigi, condividendo discorsi sull’arte e qualche ragazza. L’equilibrio della loro amicizia viene scosso dall’arrivo di Catherine, donna a tratti raggiante ma anche profondamente tragica. I due se ne innamoreranno, innescando una relazione che diventerà presto un ménage à trois.
Nonostante le apparenze, Jules e Jim è un film ‘morale’ e per nulla ‘depravato’, testimone del fatto che in amore non c’è altra composizione armoniosa e funzionante al di fuori della semplice coppia. L’amicizia tra i due protagonisti, uno dei temi centrali dell’opera, viene colta alternando uno sguardo tragico e solenne a uno più umoristico ma altrettanto acuto e mai banale. La storia si snoda tra le vivaci e affollate vie di Parigi, passando per le verdi distese dei prati austriaci, senza dimenticare le trincee e i campi di battaglia della Prima Guerra Mondiale.
Truffaut definì Jules et Jim «un inno alla vita e alla morte» e la sua importanza nella storia del cinema è indiscutibile, poiché rappresenta una delle vette più alte della Nouvelle Vague – il movimento d’Oltralpe che alla fine degli anni Cinquanta portò ondate di nuove idee, cambiando il modo in cui si vedeva e faceva il Cinema. Una pellicola di grande forza innovativa che però riesce persino a guardare indietro e a rendere un velato omaggio al cinema degli anni Dieci (i baffi finti di Catherine ricordano vagamente quelli di Charlot). La sua influenza è viva anche nel cinema nostrano: The Dreamers di Bertolucci e Dopo Mezzanotte di Davide Ferrario sono soltanto due dei tanti film che hanno reso omaggio al capolavoro di Truffaut. Tuttavia, se oggi Jules e Jim viene considerato una pietra miliare della storia del cinema, il merito spetta anche al tridente composto da Oskar Werner (Jules) , Henri Serre (Jim) e Jeanne Moreau (Catherine). Quest’ultima in particolare aggiunge a ogni scena struggente pathos, facendo leva sulla sua versatilità da grande attrice: vamp risoluta e indipendente in una scena, donna fragile e triste in quella appena successiva. “Tu m’hai detto: t’amo. Io t’ho detto: aspetta. Stavo per dirti: prendimi. Tu m’hai detto: vattene».