Basato sul libro The Surgeon of Crowthorne (1998) di Simon Winchester, Il Professore e il Pazzo è il primo lungometraggio diretto da P.B Shemran, pseudonimo di Farhad Safinia. Dopo che alcuni intoppi legali, scaturiti dallo scontro tra l’attore e regista Mel Gibson e la casa di produzione Voltage Pictures, ne hanno ostacolato la produzione fino a farla slittare di diversi anni, la pellicola ha visto la luce delle sale cinematografiche il 21 marzo 2019. In Italia il film è stato distribuito dalla Eagle Pictures. Mel Gibson, passato il testimone della regia a Safinia, resta assieme a Sean Penn la punta di diamante di un cast che conta la presenza di altri validi attori quali Natalie Dormer (Margaery Tyrell nella serie televisiva Il trono di spade), Eddie Marsan (Sherlock Holmes) e Steve Coogan (sceneggiatore e attore in Philomena)
L’OXFORD ENGLISH DICTIONARY: STORIA DI UN’IMPRESA
La storia che si nasconde dietro alla compilazione dell’Oxford English Dictionary, il principale dizionario di lingua inglese antica e moderna nonché maestoso contenitore di neologismi e citazioni, è senza dubbio legata alle figure di James Augustus Henry Murray e William Chester Minor. Il primo era un esperto lessicografo e filologo scozzese; l’altro un uomo dall’esistenza decisamente più turbolenta: chirurgo dell’esercito nordista durante la Guerra Civile Americana, venne internato nel manicomio criminale di Broadmoor per aver ucciso un passante che aveva scambiato per uno dei tanti fantasmi che infestavano la sua mente. Pazzo, con il peso di un omicidio sulle spalle e il rimorso di aver lasciato una giovane madre – la vedova della vittima – in balia di una Londra povera e fredda, il dottor Minor affonda in un vortice di tormentose allucinazioni, finché un’occasione di riscatto gli si para davanti sotto forma di richiesta d’aiuto. Infatti, nel 1872, un gruppo di eruditi dell’Università di Oxford affida al professor Murray il compito di consegnare alla storia il più grande dizionario di tutti i tempi. L’impresa è ardua, ma l’amore che il professore nutre per la lessicografia gli fa raccogliere il guanto di sfida senza indugio. Assieme a un paio di collaboratori si mette subito al lavoro; tuttavia la cortezza di uomini e l’asfissiante supervisione degli accademici di Oxford fanno vacillare per la prima volta il progetto. Allora Murray decide di inviare centinaia di lettere contenenti richieste d’aiuto nella speranza di attirare la curiosità di qualche volontario. Proprio per mezzo di una di queste lettere, i destini del professore e del dottore si incrociano. Ne nascerà una particolare storia d’amicizia, di riscatto e passione condivisa per la cultura; ma soprattutto un dizionario che li consegnerà ai libri di storia.
IL PROFESSORE E IL PAZZO È UN FILM INTROSPETTIVO E TOCCANTE
Non è la prima volta che Mel Gibson e Farhad Safinia lavorano assieme: i due avevano già collaborato nel riuscitissimo Apocalypto (2006); il primo in qualità di regista, il secondo di sceneggiatore. Seppure con mansioni diverse, anche con Il Professore e il Pazzo sono riusciti a confezionare un lavoro rispettabile. La pellicola è un mosaico di tasselli psicologici, che nel loro insieme danno una tersa visione della forza e delle debolezze dei vari personaggi. La sceneggiatura eccelle proprio in questo: le ossessioni e i rimorsi del dottor Minor (Sean Penn) sono tanto angoscianti quanto realistici; ragion per cui il personaggio risulta credibile, vivo e lontano da una rappresentazione semplicistica del malato di mente. Allo stesso modo, la figura del professor Murray (Mel Gibson) viene approfondita soprattutto nel suo aspetto mentale, rivelandoci un uomo sicuro di sé ai limiti della caparbietà, ma anche un individuo dalla grande umanità. Eppure l’ottima caratterizzazione psicologica non è un’esclusiva dei due personaggi centrali. La vedova (Natalie Dormer), per esempio, è l’oggetto di un sottile processo di mutamento che la porterà all’elaborazione del lutto, cambiando il modo di rapportarsi con l’assassino di suo marito, ma soprattutto ad avere una nuova consapevolezza di sé. Quindi l’Oxford English Dictionary non è altro che il fil rouge che fa intrecciare le esistenze di questi personaggi, trasformandoli.
Ma se la psicologia è importante, lo è altrettanto la dimensione temporale, ovvero le continue incursioni del passato nella vita dei soggetti. I trascorsi del dottor Minor permettono al film di fare una deviazione sul tema della guerra, dei suoi orrori e delle terribili ripercussioni che si registrano nella mente di chi l’ha vissuta. Murray, il cui passato ci rivela essere non un laureato ma un autodidatta, è un inno vivente alla cultura intesa come sete di conoscenza, e non come elargizione spocchiosa e accademica di nozioni strappate da vecchi tomi universitari, tipica del modo di fare degli eruditi di Oxford. I personaggi – come d’altronde rivela il titolo – devono fare i conti con le etichette appioppategli dalla società: Minor viene spesso definito un pazzo assassino senza vie di salvezza; Murray un professore di provincia con tanta cultura ma privo di riconoscimenti accademici. Sul versante registico, la macchina da presa di Safinia dà il meglio di sé in una delle sequenze iniziali del film: nell’inseguimento tra il passante e il dottore, la tensione viene trasmessa efficacemente dai frenetici movimenti di macchina. A eccezione di qualche scena, dove viene calcata troppo la dimensione tragica attraverso il ricorso a discorsi esageratamente solenni, Il Professore e il Pazzo è un film toccante e introspettivo. Un tributo alla straordinaria impresa di due grandi amici.