Mentre le risposte della politica alla tematica del riconoscimento dei diritti civili variano sensibilmente di paese in paese, risentendo della matrice progressista o conservatrice dei governi di turno, il cinema non ha paura di mettere la società di fronte a cambiamenti già in atto, e spesso diventa uno stimolo potente per accendere la discussione e stimolare la riflessione collettiva.
È in questa tendenza che si inserisce A Modern Family (titolo originale Ideal Home), film che tocca la tematica dei diritti LGBTQ+ senza però stagnare sui toni drammatici e a volte retorici con cui spesso si raccontano la discriminazione e la pressione sociale sull’accettazione della propria identità di genere, ma portando una ventata d’aria fresca in questa fetta di cinema, grazie a una scrittura comica dai toni agrodolci, ben riuscita e mai volgare.
Il film, presentato in anteprima al Biografilm Festival 2018 – International Celebration of Lives e subito dopo all’Edinburgh International Film Festival, è incentrato sulle vicende di una coppia dello stesso sesso interpretata da Steve Coogan e Paul Rudd ed è ora disponibile in DVD e blu-ray Adler su distribuzione CG Entertainment.
Prendete Osvaldo Bevilacqua e Carlo Cracco e avrete il vostro Erasmus Brumble (Coogan) da giardino. Chef televisivo di notevole fama, Erasmus vive in una villa lussuosissima e stravagante a Santa Fe insieme al suo regista e compagno da dieci anni, Paul (Rudd). La relazione tra i due sembra essere leggermente in crisi, soprattutto a causa del carattere egocentrico e totalizzante di Erasmus, quando nelle loro vite irromperà Bill (Jack Gore), il nipote che lo chef non sapeva neppure di avere. Con il padre in carcere e la madre morta anni prima, il bambino, così come i due uomini, da principio non sembreranno troppo entusiasti di questa nuova convivenza forzata, ma il passare del tempo farà ben presto cambiare le cose.
Ci sono commedie da cui ci aspettiamo, tra una risata e l’altra, una velata ma decisa critica sociale. Ce ne sono altre, invece, che fanno del divertissement la loro cifra significativa. Per tutte però non dovremmo mai caricarci troppo di aspettativa, o meglio non dovremmo rimanere delusi quando nel film non vengono affrontati certi aspetti che, nella nostra opinione, avrebbero gettato una pennellata di verosimiglianza alla storia. Quel che si vuole dire è che non tutte le coppie omosessuali sono vessate da strali di omofobia, non tutte ricevono quotidianamente odio ma, anzi, vivono la loro vita in perfetta tranquillità. È per questo motivo che, nel film, non ci sarà nessun omofobo gretto. Non ci sarà alcuna battuta di scherno o dita puntate contro i due uomini. Allo stesso tempo, nessuna autorità amministrativa si sentirà in dovere di guardare con sospetto i due e negare loro principi fondamentali. Tutto questo è infatti spazzato via da una sana e necessaria ventata di normalizzazione. Sembra tutto troppo idealizzato? Può darsi, ma non si può dire che il titolo (originale), in un certo senso, non ci aveva avvertiti.
Quel che principalmente stupisce in Ideal Home è la recitazione dei due attori principali, capaci di calarsi perfettamente nei rispettivi ruoli senza mai – specie del caso di Erasmus – ridurre il tutto a una rappresentazione macchiettistica. In particolare, è la performance di Paul Rudd a essere degna di nota nel suo essere carica di molte sfaccettature che arricchiscono un personaggio in cui non è difficile rispecchiarsi.
Quello che, in definitiva, potrebbe sembrare l’ennesimo topos della coppia in crisi che cerca di riportare equilibrio – o forse, semplicemente, di rimandare i problemi a data da destinarsi – ricorrendo a un figlio, si trasforma qui in una commedia pacata e piacevole dove, tra i vari temi, si cerca anche con grazia di indagare i delicati rapporti padre/figlio che legano i personaggi principali dell’opera – rapporti che comunque rimangono sullo sfondo della dinamica principale, ovvero la relazione tra Erasmus e Paul.
Non scevro di trovate registiche intelligenti e adeguate al tenore della piccola, A Modern Family sembra prepararci per tutta la sua durata al momento più alto e drammatico del film: una sequenza le cui uniche parole sono affidate alla voce di Steven Sufjan e alla sua For the Widows in Paradise, For the Fatherless in Ypsilanti, dove il testo, con il suo sostrato di sofferenza e lutto, viene qua scelto per un suo livello di lettura più superficiale, specie in quel suo refrain “I’ll do everything for you” che lascia spazio, grazie al cambio di tempo verbale, al lamento desolato e reiterato del ritornello finale “I did everything for you”.
A coronamento dell’operazione di normalizzazione condotta dal regista Andrew Fleming, i titoli di coda si arricchiscono di numerose foto di diverse famiglie, in cui l’unica cosa che dovrebbe davvero interessare l’opinione pubblica sono i sorrisi delle persone ritratte e non i sessi dei genitori in questione.
A Modern Family sarà nelle nostre sale dal 12 luglio su distribuzione Adler Entertainment.