Re Della Terra Selvaggia (titolo originale Beasts Of The Southern Wild) è l’esordio sul grande schermo di Benh Zeitlin, un film visivamente potente, un’opera prima ricca e sempre in equilibrio fra mito, favola, realtà e nuovi orizzonti. Nonostante un plot difficile, anticonvenzionale, favolistico e per certi versi borderline, il lungometraggio riesce sempre ad essere credibile ed efficace (la pellicola è disponibile nel nostro paese in blu-ray grazie a Satine Film e a CG Entertainment).
LA SCOPERTA DEL MONDO DA PARTE DI UNA BAMBINA VISIONARIA
“Se un pezzo si rompe, anche il più piccolo, l’intero universo si rompe”. A pronunciare queste parole è Hushpuppy (Quvenzhané Wallis), una bambina di sei anni che vive insieme al padre Wink nella Grande Vasca, un territorio paludoso della Louisiana che il delta del Mississippi e una diga divide in “mondo asciutto” e “mondo con l’acqua”. Hushpuppy e Wink abitano orgogliosamente, assieme ad una piccola comunità, nel “mondo con l’acqua” dentro baracche distrutte e poi ricostruite da continue inondazioni e uragani. La madre di Hushpuppy è morta e anche il padre scopre di essere malato ma prima di morire vuole che sua figlia sia pronta ad affrontare la vita da sola, a dominare sé stessa e specialmente quel territorio dove vorrebbe continuasse a vivere e, anzi, diventarne una sorta di principessa.
UN FILM CAPACE DI RACCONTARE LA POESIA DELL’UNIVERSO
La sceneggiatura coerente e la direzione che imprime al film il regista americano fanno sì che non ci siano eccessi nella descrizione di territori e personaggi a loro modo eccessivi. Il risultato può essere sintetizzato con una parola: poesia. Da questo punto di vista segnaliamo l’incredibile interpretazione di Quvenzhané Wallis (candidata nel 2013 agli Oscar come Miglior Attrice a soli 9 anni, un record) ma qui tutto il cast è decisamente all’altezza. La piccola Hushpuppy “vede” continuamente e dolcemente la presenza della mamma morta, uno stato emotivo e affettivo visionario così come mistico è il suo approccio con l’ambiente e con i rischi che il suo mondo sta correndo, un microcosmo sempre sull’orlo di una catastrofe fatale. Quando però capisce che anche il papà sta per lasciarla e che presto si troverà a dover fronteggiare da sola gli Aurochs, pericolosi animali preistorici, lei rimane ad affrontarli (emblematica la battuta “Tutti perdono la cosa che li ha creati. Gli uomini coraggiosi rimangono e osservano, non scappano”). Re Della Terra Selvaggia, oltre a quattro nomination ai Premi Oscar, ha ottenuto numerosi riconoscimenti in tutto il mondo tra cui il Gran Premio della Giuria al Sundance Film Festival nel 2012 e la Caméra d’Or a Cannes, dove era stato presentato nella sezione Un Certain Regard.
La straordinarietà dell’opera di Benh Zeitlin è quella di essere un lungometraggio che viaggia contemporaneamente in verticale e in orizzontale dove, come in una sorta di cruciverba, la vita (così come le parole) si comprende attraverso gli incastri. Allo stesso modo, una singola presenza nel mondo è essa stessa capace di trasformare e “creare” l’universo. Ed è così che, nel momento in cui gli equilibri ambientali si rompono, l’unica via d’uscita è riparare se stessi, rimuovere le macerie e ripartire insieme per ristabilire l’equilibrio naturale.