Quello Che i Social Non Dicono – The Cleaners, documentario diretto da Hans Block e Moritz Riesewick che ha riscosso un grande successo allo scorso Sundance Film Festival e al Biografilm Festival 2018, è stato distribuito nelle nostre sale da I Wonder Pictures con una limited release dal 14 al 17 aprile. Block e Riesewick, che collaborano sotto l’etichetta Laokoon (riferimento all’indovino greco Laocoonte, che previde inascoltato l’inganno del cavallo di Troia), indagano il tortuoso labirinto dei social media per illuminarne le zone d’ombra.
QUELLO CHE I SOCIAL NON DICONO E UNA CENSURA ‘NECESSARIA’
La loro inchiesta giornalistica va a sondare la vita dei cleaners: ‘spazzini’ del web, incogniti esecutori delle sentenze di censura emesse ogni giorno in quella rete che spesso adoperiamo con troppa leggerezza. Il confine tra utopia è distopia quando si tratta di libertà d’espressione sulle piattaforme social è labile, e il sogno misticheggiante della creazione di una comunità globale che superasse i confini geografici ed economici, di un’ecumene armoniosa – come reclamavano Zuckerberg e compagni – si è dovuto arrendere davanti alla proliferazione d’immagini ultraviolente e alla continua condivisione di contenuti socialmente pericolosi. In nome d’un internet sicuro serviva un compromesso il cui caro pegno è stato pagato: gli utenti, spesso ignari, sono oggi controllati da un grande esercito silenzioso di content moderators delocalizzato – ça va sans dire – nei paesi dei Terzo Mondo. Queste schiere di censori vengono affiancati alle automazioni degli algoritmi per osservare e filtrare, come una grande madre farebbe con il proprio figlio, i contenuti che vediamo ogni giorno sulla bacheca dei vari Facebook, Instagram, Twitter, ecc.
IL DURO LAVORO DEL CENSORE IN UNA SOCIETÀ ALLO SBANDO
Dopo una lunga ricerca ostacolata da una cortina di paura e omertà, nel 2013 finalmente i due registi sono riusciti a scovare uno dei centri di controllo dei contenuti nelle Filippine, a Manila, e a intercettare alcuni di questi ‘lavoratori fantasma’. Così è stato messo il primo tassello di un’inchiesta che prende le forme angoscianti e claustrofobiche del thriller. In Quello Che i Social Non Dicono – The Cleaners la fotografia sempre molto oscura, illuminata solo dai neon e dagli schermi dei computer, sembra costruire all’interno della realtà documentaristica un’estetica à la Gotham City, una scenografia tetra in cui si ‘sconfigge’ quotidianamente il male – ma a un caro prezzo. Gli effetti collaterali sui lavoratori chiamati a sottoporsi senza adeguato sostegno psicologico a una sorta di brutale “cura Ludovico” sono infatti irreversibili e possono persino portare al suicidio.
Dando voce a cinque di questi ‘spazzini’, a psicologi e ad esperti del settore, il film ci guida a riflettere sull’insidiosità dei social nonché sul ruolo dei pochi grandi che li gestiscono e che, controllando e manipolando l’informazione, stanno via via ridefinendo l’idea stessa di democrazia. Block e Riesewick sembrano volerci ricordare che la tecnologia non è neutra come appare e che, nel dibattito tra net neutrality e indispensabile controllo, occorre fare molta attenzione per trovare un giusto equilibrio.
Quello Che i Social Non Dicono – The Cleaners è un documentario che punta il dito verso i colossi della Silicon Valley e i governi; un lavoro forse troppo allarmista ma necessario, che fa riflettere sugli interrogativi essenziali che dovremmo porre ai proprietari delle piattaforme social, al mondo che orbita intorno al Web, a noi stessi in quanto utenti e alla nostra società, precariamente in bilico verso un futuro dal sapore distopico.