La regista belga Anke Blondè, in occasione del Lucca Film Festival e Europa Cinema 2019, ha presentato in anteprima italiana il suo primo lungometraggio The Best of Dorien B., storia della veterinaria Dorien (interpretata da Kim Snauwaert) alle prese con una serie di sfortunati eventi. Narrato con il linguaggio della commedia drammatica, il film indaga sulla vita di una donna della middle class fiamminga, che apparentemente conduce una vita perfetta, ma che in realtà nasconde un animo selvaggio e intraprendente.
Veterinaria, moglie e madre ma chi è veramente Dorien B.?
Dorien ha ereditato dal padre la passione per la veterinaria e, seguendo le sue orme, si è specializzata in animali da compagnia, proseguendo il suo lavoro in un avviato ambulatorio. Sposata con il ricercatore universitario Jeroen (Jelle De Beuen) e madre di due figli adorabili, la trentasettenne si trova a dover affrontare all’improvviso dei momenti spiacevoli che potrebbero cambiare la sua vita per sempre. Colpita dal titolo di un quotidiano che, in prima pagina scrive, “Buco nero di dimensioni sconosciute” Dorien, forse inconsciamente, comprende che la sua vita ordinaria non le piace affatto e che è venuto il momento di ritornare con la mente alla sua adolescenza, per poter capire chi è la donna che veramente vuole essere.
Ex atleta di taekwondo, Dorien rimpiange alcune esperienze che sognava quando era una giovane studentessa, in particolare il desiderio di diventare volontaria in Africa, per poter vaccinare gli animali selvatici e che non ha realizzato perché ha scelto una strada diversa, che l’ha condotta verso un lavoro stabile e un matrimonio felice. La separazione dei genitori, la gelosia nei confronti di una collega del marito e una spiacevole notizia medica mettono la protagonista in acque infauste, ma il sorriso di Dorien e il suo carattere amabile possono cambiare i punti di vista, trasformando le negatività in opportunità per intraprendere strade diverse e sconosciute.
La regista indaga sulle conseguenze della vita e la scoperta di se stessi
La regista Anke Blondè ci presenta un personaggio “ordinario”, seguendo una linea narrativa altrettanto asciutta, che predilige un tipo di linguaggio che esalta una comicità delicata e quasi involontaria. La forza del film sta nella caratterizzazione della protagonista, ben delineata e interpretata. Il punto di vista della regista emerge chiaramente e vuole sottolineare come ogni persona sia piena di sfaccettature, alcune visibili e altre nascoste dal velo di quotidianità che le avvolge. La sceneggiatura segue, da un punto di vista esterno, le vicende che accadono a Dorien e alla sua famiglia, tutti o quasi veterinari, impegnati sia con le persone, che con gli animali domestici. Probabilmente la regista intende comunicarci che i due mondi non sono poi così distanti e che la repressione del proprio essere “selvaggi” può portare a conseguenze negative. Come per il mondo animale, anche per quello umano spesso è il caso a dettare le sue regole e il riscatto di Dorien emerge proprio dalla rottura di un filo conduttore troppo lineare, deviato dagli eventi.
The Best of Dorien B. è un lungometraggio ben scritto e girato, che riesce a divertire pur trattando argomenti che sono più vicini al genere drammatico. I minuti scorrono con grande velocità, grazie alla verve della protagonista, ragazza della generazione dei quasi quarantenni europei che, come dimostra Anke Blondè, sembrano non essere mai a proprio agio nelle loro vite. Dorien è infatti protagonista non solo dei suoi drammi, ma di quelli di una generazione intera, chiamata a fare i conti con i propri sogni irrealizzati. Un film intimista e delicato, che affronta con ironia le conseguenze della vita, con una protagonista insolita e divertente.
Come per ogni film d’autore si spera che anche questo lungometraggio di produzione belga, girato in lingua olandese, possa avere una distribuzione che vada al di là dei circuiti dei festival e dare visibilità ad un personaggio femminile così interessante come Dorien B.