Nella storia del cinema poche sono state le opere prime capaci di sconvolgere ed influenzare nel corso degli anni la Settima Arte. Assieme a pellicole straordinarie come Quarto Potere, Le Iene e Fino All’Ultimo Respiro, fa parte di questo esclusivo club Eraserhead – La Mente Che Cancella, film del 1977 che ha fatto conoscere al mondo il genio visionario di David Lynch. Fonte di ispirazione per generazioni di registi, l’esordio del cineasta americano, dopo essere diventato un midnight movie cult amato dai cinefili di tutto il mondo, ha una valenza artistica talmente importante che il Congresso degli Stati Uniti l’ha inserito nella National Film Registry come opera culturalmente significativa. Grazie a Raro Video e CG Entertainment è finalmente disponibile una straordinaria edizione blu-ray della versione restaurata di Eraserhead supervisionata dallo stesso David Lynch, creata in 4K a partire dal negativo camera originale 35mm. La colonna sonora è quella creata nel 1994 da David Lynch e dal sound editor Alan R. Splet a partire dal missaggio originale del 1976, e successivamente oggetto di un restauro aggiuntivo nel 2014. Nell’incredibile dotazione di contenuti speciali, che rende la release imperdibile per ogni estimatore di Lynch, Storie, documentario di David Lynch su Eraserhead (85′), Dumbland, serie animata (33′), i cortometraggi di Lynch introdotti dallo stesso regista (89′): The Alphabet, Lumiére, The Amputee, The Grandmother, The Cowboy & The Frenchman e l’immancabile trailer. A completare l’imperdibile pacchetto, un booklet esclusivo di 28 pagine.
L’ANGOSCIANTE INCUBO SURREALE DI UNA FAMIGLIA SUI GENERIS
Henry Spencer (Jack Nance) è un tipografo che vive in uno squallido appartamento di una città post-industriale molto tetra. Un giorno il protagonista viene invitato a casa di Mary X (Charlotte Stewart), ragazza con cui Henry ha avuto una relazione; qui l’uomo, in un contesto decisamente singolare e surreale, scopre che Mary è incinta. I due vanno a vivere insieme ma sembra l’inizio di un vero e proprio incubo: il figlio che la donna dà alla luce è in realtà una creatura mostruosa, capace di mettere a dura prova i nervi della stravagante coppia.
LA TRAVAGLIATA PRODUZIONE DI UN’OPERA UNICA
Per realizzare Eraserhead David Lynch ha impiegato diversi anni: nel 1971, dopo aver ottenuto un finanziamento di 10.000 dollari dall’AFI (l’American Film Institute di Los Angeles), il regista di Missoula cominciò a lavorare sulla sua opera prima ma terminò il budget a disposizione dopo appena un anno. La dilatazione dei tempi di lavorazione portarono il cineasta addirittura a perdere la casa e a dormire sul set (dal punto di vista finanziario, oltre a dover consegnare giornali porta a porta pur di racimolare qualche soldo, gli diedero una mano amici e membri del cast con alcune donazioni).
Molte sono le curiosità che hanno reso quasi leggendaria la produzione di Eraserhead ma quella più suggestiva rimane quella legata alla creazione del neonato deforme: Lynch non ha mai svelato nessun dettaglio sulla realizzazione e sugli effetti speciali utilizzati per animare la creatura (addirittura il proiezionista che lavorò nel film fu bendato da Lynch nel momento in cui venivano effettuate le riprese dedicate) però le teorie giù accreditate vogliono che l’autore di Velluto Blu e Mulholland Drive avesse utilizzato o il feto imbalsamato di un vitello o un agnello scuoiato per dare vita al bambino mostruoso.
IL LASCITO ARTISTICO DI ERASERHEAD E LA SUA IMPORTANZA NELLA POETICA DI LYNCH
Eraserhead, a detta dello stesso David Lynch, è la pellicola più personale della sua filmografia. Non solo l’opera ci introduce all’interno della visione artistica di uno dei cineasti più iconici del cinema moderno ma, quasi come se fosse uno specchio distorto, ci mostra il lato più intimo dell’autore americano: il personaggio di Henry Spencer non è nient’altro che la proiezione surreale del Lynch degli anni Settanta, un giovane uomo inquieto, padre di una bambina piccola, senza stabilità e senza prospettive per il futuro.
Tuttavia, dopo la prima proiezione al Filmex Festival di Los Angeles nel marzo del 1977, Eraserhead è diventato (assieme a The Rocky Horror Picture Show) il film simbolo del cinema underground statunitense, cambiando radicalmente la vita del suo ideatore. Gli elementi che hanno sancito il successo del lungometraggio sono molti ma quello principale è la capacità da parte di Lynch di utilizzare uno stile unico e sperimentale (caratteristica riconoscibile in ogni lavoro del filmmaker) prendendo però spunto dalle sue maggiori ispirazioni artistiche, che vanno dalla pittura (in primis Francis Bacon) al cinema classico, espressionista e surrealista. Eraserhead tratta temi peculiari dell’universo lynchiano (due su tutti, la deformità e l’inquietudine esistenziale), inseriti in un contesto che mescola realtà e dimensione onirica; tutti i lavori successivi di Lynch (se escludiamo alcune eccezioni) sono legati indissolubilmente al capolavoro del 1977, da The Elephant Man a Inland Empire passando per Twin Peaks (probabilmente l’opera concettualmente più vicina all’esordio dell’autore di Missoula).
L’impatto che Eraserhead ha avuto nell’immaginario cinematografico è notevole: oltre ad essere il film preferito di Stanley Kubrick (durante la lavorazione di Shining il cast visionò ripetutamente la pellicola per entrare nel mood) e ad aver avuto nel corso degli anni importanti estimatori come Mel Brooks (che chiamò Lynch a dirigere The Elephant Man con la sua Brooksfilms), la pellicola ha influenzato grandi registi come i fratelli Coen, Terry Gilliam, Shinya Tsukamoto e Darren Aronofsky (Tetsuo e π – Il Teorema Del Delirio sono due opere che hanno attinto molto dal lavoro di Lynch) ma anche il cinema più estremo (il cult underground Begotten è chiaramente ispirato ad Eraserhead).
Quando si parla di cinema, soprattutto nell’era di Internet e dei social network, si tende spesso ad utilizzare a sproposito il termine capolavoro. Ma, esattamente, quando una pellicola può essere definita un capolavoro? Annette Insdorf, docente di cinema alla Columbia University, in un dibattito alla Festa del Cinema di Roma nel 2017 con critici ed addetti ai lavori ha provato a dare una spiegazione razionale su quali caratteristiche debba avere una pellicola per raggiungere questo status. Secondo la Insdorf, un capolavoro deve avere tre elementi distintivi: il racconto deve essere ben strutturato (in base a ciò che il film vuole offrire) e coinvolgente; lo stile del lungometraggio deve essere coerente alla narrazione; il linguaggio filmico adoperato deve portare lo spettatore a ricordare ed apprezzare l’opera anche dopo molto tempo. Guardare Eraserhead nel 2019, nonostante l’inevitabile evoluzione della Settima Arte, rimane un’esperienza unica nel suo genere, un trip di 89 minuti in grado ancora oggi di sconvolgere gli spettatori e di influenzare i giovani filmmaker.