Dal 2002, anno in cui divenne famoso in tutto il mondo grazie al ruolo di Stringer Bell nella serie The Wire, Idris Elba di strada ne ha fatta parecchia: l’interprete inglese è uno degli attori più amati dal grande pubblico, talmente apprezzato da essere il candidato numero uno a sostituire Daniel Craig nel ruolo iconico di James Bond nella saga di 007. Non tutti però sanno che Elba ha anche un passato da DJ: da qui lo spunto narrativo per Turn Up Charlie, serie Netflix di otto episodi creata dalla stessa star e da Gary Reich.
UNA METEORA DEL POP DIVENTA “TATA” PER NECESSITÀ
Charlie Ayo (Idris Elba) è un DJ che, dopo aver raggiunto il successo con una hit molto popolare negli anni Novanta, è caduto in disgrazia spendendo tutto ciò che ha guadagnato; il nostro protagonista tira a campare facendo serate in piccoli locali e vive a Londra nella modesta abitazione della zia. Un giorno, in una festa, ritrova il suo miglior amico d’infanzia David (JJ Feild), diventato nel corso degli anni un famoso attore; tornato nella capitale inglese da Los Angeles assieme alla moglie, la DJ di fama planetaria Sara (Piper Perabo), e la figlia Gabrielle (Frankie Hervey), David propone a Charlie un lavoro per tirarlo fuori dalle difficoltà economiche: fare da “tata” alla pestifera figlia.
UNA COMEDY AGRODOLCE PERFETTA PER IL BINGE-WATCHING
Di solito siamo abituati a vedere Idris Elba in film che sono molto lontani dalla commedia: qui invece è il protagonista di una serie che, grazie anche ad un format estremamente agile (la durata media delle puntate non supera i 30 minuti), scorre in maniera piacevole; pur avendo alcuni momenti di riflessione, Turn Up Charlie non può definirsi una dramedy perché il lato comico prevale nettamente su quello drammatico. Ovviamente il divo inglese è il centro gravitazionale del prodotto Netflix ma non si tratta, come ci si poteva immaginare, di un one-man show perché i personaggi secondari sono un punto di forza della prima stagione.
Il legame di Charlie con David, con Sara e, soprattutto, con la piccola Gabrielle è il motore narrativo della comedy: il personaggio di Elba, spinto da motivazioni opportunistiche ad accettare il bizzarro incarico offerto dall’amico (Charlie vuole sfruttare il successo di Sara per ritornare nel mondo della musica), cambia man mano che entra in contatto con la famiglia, un’esperienza di vita che gli permette di maturare ed analizzare tutti gli errori commessi in passato. La sceneggiatura, curata prevalentemente da Georgia Lester (Skins), evita di prendere scorciatoie banali e potenzialmente deleterie (come la nascita di una love story tra Charlie e Sara) per privilegiare il rapporto tra il DJ caduto in disgrazia e la figlia del suo migliore amico (una bambina intelligente e all’apparenza insopportabile che però ha un disperato bisogno di affetto ed attenzioni) e lo sviluppo di sketch comici deliziosi che vedono al centro della scena la famiglia di Ayo (rappresentata dal cugino e dalla zia Lydia).
Pur non essendo originale e particolarmente memorabile, Turn Up Charlie svolge diligentemente il suo compito di serie da binge-watching: sfruttando il carisma naturale del suo protagonista e rimanendo sempre coerente con i propri intenti, lo show Netflix offre allo spettatore un prodotto di qualità brillante e senza fronzoli.