Arriva in sala il prossimo 6 giugno l’ultimo film della saga di X-Men, distribuito nel nostro paese da 20th Century Fox. In X-Men: Dark Phoenix ritroviamo i protagonisti della seconda generazione di mutanti: accanto a James McAvoy e Michael Fassbender, rispettivamente Charles Xavier/Professor X e Erik Lehnsherr/Magneto, illuminano il cast Jennifer Lawrence (nei panni di Mystica) e Nicholas Hoult (nel ruolo di Bestia). Oltre al debutto nel franchise di Jessica Chastain, sono state confermate anche alcune new entry di X-Men: Apocalisse, in primis Sophie Turner: il personaggio che interpreta, Jean Grey, in questo nuovo capitolo viene colpito durante una missione spaziale da una forza soprannaturale che scatena i suoi poteri più oscuri.
Il regista Simon Kinberg, insieme a James McAvoy, Michael Fassbender, Sophie Turner e Jessica Chastain, hanno risposto alle domande dei giornalisti italiani nella conferenza stampa organizzata in diretta streaming da Londra.
Simon, sei entrato nella saga di X-Men prima come sceneggiatore e produttore e poi come regista. Quanto è stato complesso il processo creativo?
Simon Kinberg: Gli X-Men fanno parte della mia vita da ormai quindici anni, amo questi personaggi. Sono cresciuto leggendo i fumetti, ecco perché dirigere il film è stato un processo quasi naturale. In X-Men: Dark Phoenix gli attori mi hanno dato un grandissimo sostegno, avendo già lavorato con molti di loro (ad esempio Jessica Chastain). Tutto ciò ha creato ancora di più un’atmosfera familiare, avevo la sensazione che questa pellicola non avesse altri filtri se non quello del nostro punto di vista. Mi sono sentito al sicuro e sostenuto, ci siamo divertiti nonostante il lungometraggio sia drammatico e realistico. In un certo senso abbiamo sfruttato i punti di forza degli interpreti; ne è valsa davvero la pena, perché ho avuto la fortuna di poterli osservare, quasi in adorazione.
Michael, il tuo personaggio ci ha abituati a rimanere sulle sue posizioni ma, al tempo stesso, stringe alleanze per beni superiori. Considerando come sta andando il mondo oggi, sembra che ci sia un certa nostalgia nei confronti del passato. Siamo condannati ad un destino ineluttabile oppure potremmo riuscire a evolverci in una direzione migliore, proprio come gli X-Men?
Michael Fassbender: Lo spero. Credo di essere preoccupato come lo sono tutti quanti gli altri. Dobbiamo ricordarci che gli X-Men sono stati scritti nell’era dei diritti civili e i protagonisti erano individui spinti ai margini della società. L’idea che i personaggi, gli X-Men, si sentano sempre fuori posto ed esclusi è assolutamente aderente alla realtà contemporanea. Ancora oggi, come essere umani, tendiamo a tornare ad un certo tipo di tribalismo. Succede soprattutto quando le persone vivono momenti difficili, quando non hanno un lavoro ed è sempre più difficile mandare avanti una famiglia, si sentono isolati, non più in grado di decidere della loro vita. E pensiamo sempre che la colpa sia degli altri e, nella ricerca del responsabile, si trova sempre il diverso: le minoranze sono il capro espiatorio da sempre e lo sono tuttora, l’atmosfera divisiva che ne deriva fa paura. Ma sono un ottimista, spero in un futuro migliore e credo nelle nuove generazioni. Magari sì, riusciremo ad evolverci e vivere come fanno i mutanti, collaborando.
In X-Men-Dark Phoenix è una donna ad avere il potere più grande, lasciando intravedere anche dei possibili sviluppi per il futuro degli X-Men: è il sintomo di un cambiamento non solo per i film di supereroi ma anche per l’industria hollywoodiana. Sophie e Jessica, cosa ne pensate?
Sophie Turner: È bello essere parte di un film in cui Jean Grey non solo è la protagonista ma è anche l’antagonista di se stessa e questo fa di lei un essere umano a tutto tondo, pieno di forza ma anche di difetti. Ma non solo: la forza di Jean alimenta quella di Lilandra, il personaggio interpretato da Jessica, e viceversa, creando un continuo scambio di empowerment. E ciò, sebbene una delle due sia la vera villain, è un concetto molto importante.
Jessica Chastain: Per quel che riguarda il cambiamento di Hollywood il merito non è del sistema degli studios, che lo avrebbero potuto fare già tanto tempo fa. Io credo che il merito vada al pubblico, grazie al quale possiamo avere oggi film come Captain Marvel, Wonder Women, Black Panther e X-Men: Dark Phoenix, storie che raccontano le vicende di tanti tipi di eroi. Quello che mi piace tantissimo di questa opera è che esplora la rabbia femminile, cosa che in genere non si vede al cinema perché lo stereotipo dominante è quello della donna dolce e vulnerabile. È una rappresentazione diversa, quasi progressista.
Simon, cosa ne pensi come autore del ritorno degli X-Men alla Marvel? Credi ci sia spazio per una continuità o è giusto ricominciare da capo?
Simon Kinberg: Già tre anni fa, quando ho iniziato a lavorare alla pellicola e non c’era ancora stata l’acquisizione da parte della Disney, ho pensato a X-Men: Dark Phoenix come l’apice della saga. Il tornare insieme dei protagonisti, proprio perché, come ha detto Michael precedentemente, sono stati perseguitati dalla società rappresenta il culmine della loro storia. Sono talmente tanti anni che lavoro a questi film e sono ancora così immerso in X-Men: Dark Phoenix che non riesco a pensare ad un seguito.
C’è una scena molto bella in cui il personaggio di James McAvoy spiega la necessità di dover dire delle bugie per il bene di qualcun altro. Vi siete mai trovati in questa situazione?
James McAvoy: A volte è necessario dire delle bugie e, anche se in larga misura cerco di evitarlo, non credo che in caso di vera necessità possa portare a troppi problemi. Ma immagino che sia davvero troppo facile usare una giustificazione di questo tipo per agire in maniera egoistica. Charles in questo film non lo fa per cattiveria perché dice bugie anche a se stesso, oltre che a Jean. Cerca sempre di trovare il bene in ogni persona, anche perché, se così non fosse, non potrebbe salvare Jean da se stessa.
Nel film c’è infatti la messa in discussione dell’autorità di Charles Xavier. Vi siete mai trovati in questa situazione? A sfidare un qualsiasi tipo di potere?
Sophie Turner: Credo che tutti, ad un certo punto della loro vita, abbiano fatto i conti con l’autorità dei genitori. Ma questo significa anche capire di non essere più bambini e di avere proprie opinioni.
Jessica Chastain: Ricordo al college quando chiesi al rettore il motivo per cui venivano accettati il doppio degli uomini rispetto alle donne. Rispose che era così e basta, io gli replicai: “Come pensa di risolvere quest’ingiustizia?”. A volte bisogna dubitare dell’autorità, specialmente se è ferma al passato.
Michael Fassbender: Non credo che tutte le autorità siano negative ma penso che la presa di coscienza sia nel nostro DNA. È normale dubitare, mentre il vero problema, e questo mi fa infuriare, sorge quando all’autorità si combina l’ignoranza. Credo sia lo scenario peggiore in assoluto.