X-Men: Dark Phoenix è il capitolo conclusivo della lunga saga sui mutanti firmata Fox, che iniziò nell’ormai lontano 2000 e che ha visto il susseguirsi di numerose vicende, l’avvicendarsi di diversi piani temporali e addirittura un recasting quasi completo dei personaggi. Seguendo la linea temporale creata con X-Men: Giorni Di Un Futuro Passato e proseguita con X-Men: Apocalisse, questa volta il gruppo di mutanti capitanato da Charles Xavier (James McAvoy) è alle prese con una missione di salvataggio nello spazio. Proprio qui Jean Grey (Sophie Turner, la Sansa Stark appena apparsa nell’ultima stagione di Game of Thrones) verrà investita da una tempesta energetica che la lascerà apparentemente illesa. Solo quando faranno ritorno sulla terra gli X-Men si renderanno conto del cambiamento della giovane, che manifestando poteri incontrollabili diventerà una minaccia non solo per gli umani, ma anche per tutti gli altri mutanti. Quegli stessi poteri attireranno sulla Terra un’aliena (Jessica Chastain), che cercherà di utilizzarli a suo vantaggio.
IN X-MEN: DARK PHOENIX RINASCE LA FENICE
I poteri della Fenice avevano già fatto capolino nella saga, in X-Men: Conflitto Finale di Brett Ratner, in cui la Jean interpretata da Famke Janssen vedeva accrescere le sue doti sovrumane tanto da divenire una minaccia per tutti. Sarebbe legittimo sollevare dubbi sull’incoerenza della saga, ma a Hollywood tutto è possibile e – come ha ricordato il regista e sceneggiatore Simon Kinberg nella conferenza stampa per l’Italia – Giorni Di Un Futuro Passato ha spostato l’asse temporale su un altro piano, creando di fatto un nuovo universo con un destino ancora da scrivere.
Per quanto sia sgangherata la timeline dell’universo dei mutanti, va detto che effettivamente i film della saga degli X-Men, pur non essendo particolarmente amati dalla critica (con la notevole eccezione di Logan) e non godendo della fortuna di altri franchise, hanno sempre funzionato discretamente; al punto che il completo recasting inziato con X-Men: L’Inizio è stato accolto bene dal pubblico e non è stato mai avvertito come uno strappo violento tra la prima e la seconda ‘generazione’ di protagonisti. Il susseguirsi degli anni ha anzi addirittura permesso ai cast tecnici e creativi che si sono alternati lungo le varie produzioni di adattare di volta in volta la saga al sentire degli spettatori, modernizzandola e dandole nuova linfa. Ne è testimonianza la scelta in quest’ultimo lavoro di ‘cavalcare’ il sentire comune riguardo la questione di genere e di affidare la rappresentazione del potere ai personaggi femminili: Jean Grey, Mystica (Jennifer Lawrence) e l’aliena Lilandra (Jessica Chastain) incarnano tutte un’idea diversa e progressista del ruolo della donna, in modo analogo in quanto visto in alcuni titoli del MCU.
KINBERG SCRIVE E DIRIGE CERCANDO DI VALORIZZARE UN CAST STELLARE
In X-Men: Dark Phoenix il regista e autore Simon Kinberg mantiene alti i livelli di intrattenimento, concentrandosi sui personaggi e decidendo di lasciare l’ambientazione in secondo piano. Gli anni Novanta – periodo nel quale si svolgono gli eventi – rimangono così un semplice sfondo che non spicca per caratterizzazione né distrae dalla storia. Nessuno forse avrebbe potuto fare meglio di lui che iniziò a lavorare sulla saga quindici anni fa come produttore e co-sceneggiatore, e quest’ultimo capitolo pur non entusiasmando è un degno compimento di quel percorso.
I poteri di ogni singolo mutante vengono qui analizzati meglio di quanto non lo fossero nelle pellicole precedenti, mentre stavolta i toni si fanno più drammatici e diretti, come richiesto dalla necessità di raccontare il trauma di una lotta all’interno della propria famiglia. Ora la squadra di Xavier infatti non deve combattere solo con i pregiudizi degli umani (tematica che è stata fin troppo utilizzata negli anni) o con dei villain spietati, ma con la stessa natura dei suoi membri.
Tramite il potere della Fenice da cui Jean è stata ‘posseduta’, vengono raccontate le paure intime di ogni singolo personaggio. Come ad esempio il conflitto tutto interno di Charles Xavier, che è sempre stato il paladino di questa ‘famiglia’ sui generis ma che si scopre ora vulnerabile a difetti tutti umani come ad esempio la menzogna. Il Magneto di Michael Fassbender lotta per un’ultima volta contro se stesso e la rabbia che la storia privata e collettiva gli hanno inflitto, mentre Jean Grey deve fare i conti con un potere tanto forte quanto pericoloso e con un passato restato nascosto per troppo tempo. Simon Kinberg è insomma riuscito ad adattare i personaggi alle qualità dei suoi attori e a valorizzarli, creando un film coerente e lineare, e in grado di veicolare un buon livello di intrattenimento.
NON RIMANE CHE ASPETTARE (A LUNGO) IL REBOOT DEGLI X-MEN NEL MCU
Se con l’acquisizione della 20th Century Fox da parte della Disney la saga inaugurata da Bryan Singer è stata definitivamente accantonata in previsione di un probabilissimo reboot futuro a opera dei Marvel Studios (che di certo non arriverà nella Fase Quattro), va detto che X-Men: Dark Phoenix non sembra concedere spazio a possibili sequel e nasce sin dall’inizio per essere la conclusione di un filone legato a personaggi già troppo sfruttati, in un momento in cui la Fox prevedeva di virare su altre sue proprietà Marvel, con progetti il più delle volte fallimentari in partenza (New Mutants, X-Force e Gambit, ma anche l’ottimo Deadpool). Non di certo una storia particolarmente originale quindi, ma il climax di un ciclo che, ancora prima del MCU, ha fatto conoscere al pubblico cinematografico l’idea di un universo supereroistico, segnando nel bene e nel male le sorti del Cinema contemporaneo.
X-Men: Dark Phoenix sarà nelle nostre sale dal 6 giugno.